Disabilità: parole o fatti?

Pubblichiamo la risposta del nostro collaboratore Max Cignarelli alla notizia, pubblicata dal sito superando.it, relativa alla decisione dell’Agenzia delle Entrate di modificare la dicitura da “figlio disabile” a “figlio con disabilità”. Riportiamo la notizia e, di seguito, il commento di Max Cignarelli.

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L’articolo tratto da superando.it:

Il cambiamento culturale è lento, ma passa anche dalle definizioni: è questo il commento più appropriato alla notizia che nel Modello d’Imposta 730/2014 l’Agenzia delle Entrate ha mutato la dicitura da “figlio disabile” a “figlio con disabilità”, “rimettendo al centro delle politiche sociali la persona in quanto cittadino che esprime in sé diritti e doveri”, come alla stessa Agenzia delle Entrate era stato espressamente chiesto di fare.

Cosi è contenta Maria Spallino, madre di una persona disabile e formatrice di Ledha scuola.

Non possiamo che condividere, ricevendo da Giovanni Merlo, direttore della stessa LEDHA, quella che viene presentata come “una piccola, grande notizia”, riguardante cioè il cambiamento di dicitura da “figlio disabile” a “figlio con disabilità”, sia nei moduli che nelle istruzioni del Modello 730/2014 (Periodo d’Imposta 2013) dell’Agenzia delle Entrate.

E non fatichiamo nemmeno a comprendere la “somma sorpresa” con cui un cittadino di Milano ha visto sostanzialmente recepite tutte le sue osservazioni – e presumibilmente anche quelle di altri cittadini – dopo avere inviato il seguente messaggio all’Agenzia delle Entrate, nel dicembre dello scorso anno: “Gentili signori, per quanto riguarda il mod.730/2014 in bozza voglio suggerire le seguenti modifiche, così come raccomandato dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata da parte del Parlamento Italiano il 24 febbraio 2009 [Legge 18/09, N.d.R.]. In quanto padre di un figlio con disabilità mi piacerebbe che lo Stato a cui appartengo, nel testo più diffuso tra gli italiani, quale è il modello 730, recepisse quello che a prima vista sembra un puntiglio letterale, ma che invece è un profondo cambiamento culturale”.

 

La risposta di Max Cignarelli:

Chi mi conosce e legge, sa come mi annoiano e stufano le discussioni su come definire meglio i disabili, sa come non trovo affatto interessanti le battaglie per trovare definizioni più gradite a qualcuno in tema di disabilità.

Signora Maria, senza offesa, ma queste conquiste non sono quelle essenziali. Chi reputa importanti le definizioni secondo me si nasconde dietro un dito. L’handicap c’è sempre.

Il vero cambiamento culturale che io, per primo, auspico, avviene solo quando, per prima cosa, le persone disabili verranno davvero sempre rispettate dalla tutta la società e i loro diritti verranno pienamente garantiti. Signora Maria, lei sa meglio di me come a scuola abbiano tagliato gli insegnanti di sostegno e anche gli ultimi dati in italia sul tema disabili-lavoro gridino vendetta. Dei 750 mila disabili iscritti al collocamento, l’84% non riesce a trovare lavoro. Parlo ovviamente dei disabili che possono e vogliono lavorare. Tagliano i servizi, le riabilazioni fisioterapiche. Inoltre è ancora troppo difficile spostarsi per le citta. Proprio su Q Code Magazine ho scritto su questa questione un paio di articoli dedicati a Milano che è meglio rispetto ad altre città, ma non per questo senza deficienze.

Proprio giorni fa, Franco Bomprezzi ha denunciato come Milano non sia ancora pronta ad accogliere disabili dall’estero in vista anche di Expo. Infine le pensioni di invalidità sono ancora da fame.

Tutte queste questioni elencate – e mi scuso con i lettori se li ho annoiati – indicano davvero la sostanza, sono questioni reali che compromettono davvero la vita dei disabili, sono punti che la politica deve in fretta radrizzare. Più fatti, non capricci letterali sulle definizioni.

Sui fatti si gioca l’unico segnale che conta verso una società piu rispettosa e giusta.

Non da meno è importante distruggere le barriere mentali, ma su questo ognuno lavori su se stesso.

So che molti vedono importanti anche le definizioni e non saranno d’accordo con me, ma è indiscutibile che vadano evitati l’ipocrisia e il buonismo, mentre mi appello alla politica per rappresentarci di piu e migliorare la nostra qualità di vita.

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Max disabile

 

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