Liberati! “Non potevo fare il bucaniere”

[note color=”000000″]In occasione del 25 aprile la sezione “Storia e memoria” di Q Code propone lo speciale “Liberati!” Per la Festa della Liberazione continuiamo a raccontare “storie nella storia”: storie di vita che incrociano, in uno o più momenti, la Storia con la S maiuscola. Parliamo anche di memoria, intesa come memoria storica, collettiva, personale, memoria costruita o decostruita, per indagare le diverse sfumature di un processo che è tutto tranne che neutro.[/note]

 

Il momento della scelta, la durezza della lotta, l’aiuto delle popolazioni montanare e la speranza di un’Italia migliore: i ricordi del partigiano modenese Luciano Busani

 

 di Giulia Bondi

immagini di Walter Cavatoi

 

25 aprile 2014 – “C’erano quelli che chiamavamo i bucanieri, che avevano fatto il buco: hanno vissuto da renitenti alla leva per tutta la guerra. Io stesso non mi sono presentato, ma non me la sono sentita di restare nascosto. La fortuna era che a Magreta c’era già un gruppo di persone con le quali prendemmo la strada della montagna”. Il partigiano modenese Luciano Busani, appartenente alla Brigata Italia, attiva nell’Appennino modenese-reggiano tra il 1944 e la primavera 1945, si racconta in una lunga intervista, realizzata nel 2010 in occasione di una giornata di commemorazione sul cippo che ricorda alcuni compagni morti in battaglia, tra i quali suo fratello Gianfranco.

 

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Il momento della scelta, la durezza della lotta, il dolore per i compagni morti, la speranza di un’Italia migliore: Busani, partigiano cattolico, ripercorre i suoi mesi in montagna, la lotta condotta insieme ai compagni di tante diverse provenienze politiche. “Eravamo giovani, ma già abbastanza maturi per concepire una vita democratica, che ci permettesse di dare sviluppo alle nostre idee. Eravamo in tanti – ricorda – di diverse provenienze, ma non c’erano delle grosse opposizioni. C’era una decisa volontà di liberare casa nostra da chi non c’entrava. L’unità ha caratterizzato la lotta di liberazione, e anche molto dello sviluppo successivo della vita politica italiana. Le divergenze ideologiche c’erano, ma non sono state un motivo per non stare uniti, quando era ora”.

 

 

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