Expo, quando si corrompe la Polis

I Greci nella polis scrivevano “Sono loro, i cittadini impazziti per la fame dell’oro, a distruggere pietra su pietra la forza della città. Si fanno ricchi con le truffe e i raggiri dato che sono sicuri, rubano nelle case, nei templi, non risparmiano niente, buttando alle spalle i sacrosanti insegnamenti di Dike, così la città è in preda a un terribile male, perde la libertà.”

di Bruno Giorgini

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23 maggio 2014 – L’Expo universal milanese appare ormai un inestricabile labirinto dove s’aggirano notizie di reato vere o presunte con intercettazioni e veleni tra l’aperitivo e la cena, mentre per colazione a un dubbio segue un sospetto che a sua volta genera un altro dubbio poco prima di pranzo, quando i magistrati s’accapigliano, Corte dei Conti, Cassazione, Csm, i mitici PM milanesi un po’ appannati, e il Cantone in arrivo con poteri speciali, ma quali chissà, per “prevenire” quando molti buoi sono già scappati, con politici che svicolano, io non c’ero, se c’ero dormivo, e cooperative bianche, gialle rosse, arcobalene, cattoliche o mangiapreti poco importa, siamo ecumenici, coinvolte, per non dire delle istituzioni cosidette che, a parte polemiche e corruzione, si rischia di non vedere bene cos’altro istituiscano.

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Anche il tempo s’avvita diventando circolare, dove un passato che non passa mai – tangentopoli anni ’90 – diventa un eterno melmoso presente, e il futuro, già il futuro tornerà in modo ineluttabile alle origini, là dove cominciò il passato quando il primo malloppo fu appunto passato di mano in mano. Il tempo circolare producendo strani paradossi, per esempio la causa è l’effetto, e l’effetto diventa la causa, cioè la distinzione tra causa e effetto, la causa viene prima l’effetto viene dopo, uno dei fondamenti della logica, il giusto ragionare come si dice, non vale più, talchè la società, nella rappresentazione di Expo, può apparire del tutto sragionevole, incomprensibile fino all’impazzimento. Allora è comprensibile la voglia che monta rabbiosa di buttare giù radendolo al suolo questo intero mondo che svilisce la ragione, dove niente è ciò che sembra, dove regna la notte in cui tutte le vacche sono nere, e l’unica logica possibile pare essere quella di seguire i flussi di danaro, i profitti dell’uno e/o dell’altro.

I Greci nella polis scrivevano “Sono loro, i cittadini impazziti per la fame dell’oro, a distruggere pietra su pietra la forza della città. Si fanno ricchi con le truffe e i raggiri dato che sono sicuri, rubano nelle case, nei templi, non risparmiano niente, buttando alle spalle i sacrosanti insegnamenti di Dike, così la città è in preda a un terribile male, perde la libertà.”

Chi se ne intende racconta che la corruzione a Milano cominciò a diventare sistema quando prese corpo il progetto di costruzione della metropolitana, guarda caso una grande opera. Non fu la corruzione minuta e straccionesca degli uscieri dei Ministeri romani quando dovevi mettere le mille lire in mezzo alla pratica se volevi che finisse alla svelta nell’ufficio giusto, o cose consimili, ma una azione concertata e mirata ai, e dai, gangli decisionali della rete dei poteri, per ottenere appalti e subappalti in cambio di denari, in altri termini una azione sistemica, con qualche cialtronaggine qua e là, nessun sistema è perfetto, ma comunque pervasiva dell’intera società produttiva e degli affari, pubblica e privata, nonchè istituzionale e politica. La corruzione diventa così elemento costituente la polis, milanese in particolare, elemento del sistema urbano come il tram, la raccolta dei rifiuti, il Palazzo di Giustizia. Palazzo che nella scoperta di tangentopoli si è irrobustito assumendo sub specie legis un prestigio e potere ethico politico nazionale senza però riuscire a sconfiggere il sistema corruttivo, soltanto a disfare i partiti della prima Repubblica che già stavano al limite della decomposizione, e oggi Palazzo che si dilania.

EXPO 2015.Posa della prima pietra al cantiere  di Rho Fiera

Scaturì anche la teoria delle Procure come enti delegati al controllo di legalità, del tutto impropria: nel nostro ordinamento il controllo di legalità è affidato a ben precisi organi, per la legalità costituzionale la Consulta, per quella dei processi la Cassazione, per quella contabile la Corte dei Conti, infine per quella amministrativa i TAR. Ai PM tocca, in presenza di un possibile sospetto e/o notizia criminis, la scoperta e incriminazione dei presunti colpevoli, funzione che nulla ha a che vedere con un qualunque controllo di legalità, mentre il giudizio poi appartiene ai giudici di merito, non alla pubblica accusa.

Ma usciamo dal ginepraio giuridico giudiziario e politico politicante, tornando in città l’altro ieri quando l’Expo cominciò il suo percorso. La nostra guida è Stefano Boeri, architetto e già assessore nella giunta Pisapia da cui fu cacciato, che in una breve intervista rilasciata al Corriere, tra l’altro dice: “L’elemento degenerativo è nato subito, con la scelta di organizzare l’evento su un’area privata. Nel nostro caso i terreni di Rho-Pero. Non era mai successo prima. E le alternative c’erano, eccome se c’erano. (..) Poi la decisione di attribuire a quell’area un enorme carico volumetrico, pari a diciotto grattacieli Pirelli, che nessuno mai realizzerà e soprattutto acquisterà. E infine la scelta di comprare dai privati. Il prezzo versato dal pubblico per i terreni è stato 16 (sedici) volte superiore al valore di quelle aree agricole. Un clamoroso regalo.

Il rischio è adesso che il sito resti senza futuro e sulle spalle del pubblico.”(Corsera, 12 maggio 2014). Adesso sì che si capisce, il groviglio si districa e abbiamo il filo di Arianna che ci porta fuori dal labirinto: la corruzione è figlia della privatizzazione della città, che ovviamente ha come interesse supremo il profitto e l’accumulazione del capitale, con contorno di speculazione fondiaria e immobiliare.

In quest’ottica, è “ragionevole”, che un gruppo di “facilitatori”del rapporto tra pubblico e privato si dia da fare acciocché appalti e quel che segue vadano a chi di dovere, facendosi pagare come ogni mediatore d’affari che si rispetti. La cosa insopportabile è che questo avvenga violentando, piegando e sottomettendo il bene comune agli interessi e profitti privati, e che il comune di Milano, il quale dovrebbe essere il primo custode e valorizzatore dello spazio pubblico assieme alle altre istituzioni coinvolte, più o meno diventi/no succursale/i di costruttori, cooperative o non cooperative poco importa, palazzinari, speculatori edilizi, a spese dei cittadini. Questo indica una corruzione ben più profonda della mazzetta, una commistione impropria e inquinante, sui due versanti tra l’altro, perchè se sul fronte pubblico si violenta per interessi privati il bene comune, di cui il territorio urbano è parte integrante, secondo Salvatore Settis, e non solo, garantito in senso stretto dalla Costituzione, sul fronte privato si inquina la libera concorrenza con effetti distorsivi palesi, per esempio colpisce la CMC, Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna onnipresente in ogni grande opera, dalla TAV all’Expo.

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Insomma la corruzione si radica e nutre nella concezione che abbiamo della città, e nel modo in cui sulla città interveniamo: se essa sia una riserva di caccia per il profitto e la rendita oppure uno spazio di comunità, una polis, luogo di democrazia innanzitutto, e partecipazione non agitata come una bandierina ma agita come concreta azione politica che veda i cittadini protagonisti primi, e irrinunciabili. Questo significa che primo dovere del Comune è la costituzione di uno spazio pubblico che non sia la semplice rappresentazione del/i potere/i, ma il luogo di incontro, dialogo e definizione autonoma dei cittadini nella loro per così dire nudità sociale di individui liberi e uguali. L’Expo avrebbe potuto essere una agorà non solo dei milanesi ma dei popoli del mondo, quelli che verranno come espositori e/o come visitatori, e invece la scelta primigenia della privatizzazione ne fa oggi la capitale della corruzione, e domani non si sa rischiando di lasciare un deserto, una città spezzata.

Infine colpisce che l’intervista di Stefano Boeri , che di città se ne intende, sia scivolata senza alcuna risposta nè discussione; o meglio, non stupisce giacché tutto l’establishment, di destra e di centrosinistra, ormai pensa e opera in termini di privatizzazione, costi quel che costi. Infine chi volesse saperne di più, prendendo il filo della corruzione sistemica da un altro capo, potrebbe leggere “Il libro nero dell’alta velocità”, sottotitolo: “Ovvero il futuro di tangentopoli diventa storia”, scritto da Ivan Cecconi, in tempi non sospetti (2011), uno dei maggiori esperti di appalti pubblici, scoprendo così che la TAV non è soltanto disastrosa per il territorio ma anche altamente inquinante e corruttiva della azione e morale pubblica. Con un’ultima citazione, sempre dal mondo Greco: “La città va in rovina a causa dei potenti, non è facile poi riprendersi quando si è andati troppo oltre, è adesso che bisogna pensarci.”

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