La Carta di Lampedusa per bambini e bambine – 4

Pubblichiamo in quattro puntate un adattamento per bambini del testo originale della Carta di Lampedusa, realizzato da Elisa Marini (www.retesenzaconfini.it)

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seconda

 

“Libertà di costruzione e realizzazione del proprio progetto di vita, in caso di necessità di movimento”: che cosa vuol dire?

Immaginiamo ancora una famiglia che vive tranquilla nel suo paese. Ha scelto proprio di stare in quel luogo.
 Improvvisamente succede qualcosa di molto pericoloso: una terribile inondazione o un terremoto (si dice: una catastrofe naturale); oppure scoppia una guerra; oppure in quel paese la libertà di dire le proprie idee non c’è più; oppure in quello Stato, chi governa decide di mettere in prigione o di uccidere (si dice: perseguitare) tutte le persone che credono in una religione diversa da quella dello stesso Stato.

Cosa può fare la nostra famiglia?

Deve scappare!

Giusto!! 
Anche se non vuole, deve scappare.

E dove va?

La Carta di Lampedusa dice che tutte le persone che scappano per salvarsi da pericoli grandissimi, che scappano per salvare la propria vita, devono poter scegliere dove rifugiarsi, in quale nuovo Stato andare per vivere in Pace.

La Carta di Lampedusa dice anche che queste persone hanno diritto di vivere insieme ai propri parenti o amici. Hanno diritto, quindi, di scappare con chi amano oppure di andare nello Stato dove vivono già parenti e amici.

Ma come fanno?

Non è facile: non dimenticare che stanno scappando da grandissimi pericoli!
 Per ciò la Carta di Lampedusa dice che è necessario aiutare tutte queste persone, perché il loro viaggio possa essere il più sicuro possibile e con meno difficoltà possibili. 
E’ necessario aiutarle anche quando arriveranno nel nuovo Stato, nel nuovo posto dove dovranno rifarsi una vita.

Attenzione: per questo, chi ha scritto la Carta di Lampedusa, ha parlato di libertà di costruzione e realizzazione del proprio progetto di vita, in caso di necessità di movimento.

Perché?

Perché, c’è necessità di movimento per fuggire a pericoli grandissimi; ma è giusto che chi è costretto a scappare – e per questo è già molto triste e con un dolore grande – possa almeno avere la libertà di vivere come desidera, anche se in un altro luogo (si dice, appunto: costruzione e realizzazione del proprio progetto di vita).

Ma adesso, chi scappa dalla guerra non può scegliere dove andare a vivere e non può andarci con chi gli vuole bene?

No, non è possibile!

E perché?

Quando scoppia una guerra o c’è un terremoto o non c’è più cibo e la gente muore di fame, non scappa una sola persona, ma scappano tantissime persone.
 Tante famiglie, tutta la gente dei villaggi e dei paesi o delle città devono fuggire, si dice: devono sfollare.

Dove vanno?

Le persone vengono raccolte in luoghi che si chiamano “campi profughi”

Dove?

I campi profughi si trovano subito dopo i confini dello Stato da cui si scappa; oppure nello stesso Stato, ma lontano dal luogo dove è scoppiata la guerra o dove c’è stato il terremoto o dove non c’è più cibo.
 Quando tutte queste persone fuggono, possono portare con sé solo poche cose (poco cibo, poche medicine, pochi vestiti).

Quando arrivano in questi campi profughi, è necessario dare loro altro cibo, medicine e vestiti; è necessario creare posti dove dormire, servono aiuti.
 Si dice: servono aiuti umanitari per gli sfollati, per i profughi.
 Ci sono organizzazioni in tutto il mondo che raccolgono soldi, cibo, medicine e vestiti; anche i governi possono aiutare.

Poi cosa succede?

Dai campi profughi, le persone dovrebbero poter muoversi, scegliere il nuovo Stato dove poter rifare la loro vita con parenti e amici a cui vogliono bene.
 Le leggi degli Stati, però, non lo permettono.

E perché?

Ne abbiamo parlato, ricordi? 
Perché chi si sposta deve:

– avere il suo documento d’identità, il suo passaporto

– nel nuovo Stato deve chiedere di essere accolto, si dice: chiedere asilo

– il nuovo Stato deve prima controllare se quella persona dice la verità dallo Stato che l’ha accolto non può spostarsi in un altro: se arriva in Italia chiede asilo in Italia, non può poi spostarsi in Austria.

Insomma, ci sono tante, troppe leggi che impediscono alla gente dei campi profughi, alla gente che fugge dalla morte e dal dolore, di ricominciare la propria vita da un’altra parte.

Allora, cosa fanno?

Sono costrette a restare in questi campi profughi.
 I campi profughi, però, non sono paesi o città: non ci sono vere e proprie case, non ci sono negozi, non ci sono scuole, non si può lavorare…
 La gente aspetta solo che arrivi il cibo, i medicinali, i vestiti… insomma, aspetta gli aiuti umanitari.
 Non si può vivere così!
 Passa il tempo e le persone diventano sempre più tristi, sempre più arrabbiate, scoppia la violenza, il più forte minaccia il più debole. Scoppiano le ribellioni contro l’ingiustizia per la sopravvivenza.
 La Carta di Lampedusa dice che bisogna aiutare chi scappa dalla morte e dal dolore dando cibo, medicinali, vestiti e organizzando posti per dormire, ma senza obbligare tutti a vivere in campi che diventano quasi delle prigioni. Soprattutto, bisogna aiutare questa gente a raggiungere il luogo da loro scelto per vivere bene con le persone a cui si vuole bene. Si dice: bisogna aiutare i rifugiati (gli sfollati, i profughi) a vivere di nuovo con dignità la vita da loro scelta.

Mi spieghi, ora, cosa vuol dire: “Libertà personali e libertà di resistenza

La Carta di Lampedusa dice che ogni uomo e donna deve essere libero di muoversi dal luogo dove è nato o nata oppure dal posto dove in quel momento vive. Deve anche essere libero di rimanere nel luogo dove ha scelto di vivere, senza per questo correre il rischio di essere rinchiuso in centri che sono come delle prigioni.

Perché, se una persona sceglie di muoversi e un’altra sceglie di restare dovrebbero finire per essere rinchiusi in centri come prigioni?


Perché, come abbiamo detto, ci sono leggi e accordi fra Stati che impediscono alle persone di muoversi o di restare in libertà.

Cioè?

Ripetiamo: chi scappa dalla guerra o dalle fame per restare in un nuovo Stato, deve chiedere “asilo”. Le leggi del nuovo Stato, quindi, fermano la persona in centri di raccolta, per controllare se la persona dice la verità e se ha diritto ad esser aiutata (si chiamano: campi profughi, se le persone sono tante e scappano da grandissimi pericoli; oppure centri di identificazione ed espulsione).

Passa il tempo, tanto – troppo tempo.
 In questi centri, la gente vive come in prigione: niente lavoro, niente scuola, niente… Finalmente, fatti i controlli, per qualcuno arriva il permesso di restare; per altri arriva l’ordine di tornare indietro (si dice: ordine di espulsione); per altri ancora non arriva nulla e restano in questi centri – prigione ad aspettare.

E per chi vuole restare nello Stato dove vive?

Facciamo un altro esempio.
 Ti ricordi che abbiamo parlato dei permessi per restare in un nuovo Stato, cioè dei permessi di soggiorno? 
E ti ricordi che questi permessi di soggiorno vengono dati a chi ha un lavoro o a chi sta studiando, a chi ha una casa o un posto dove vivere?
 Ma se una persona perde il lavoro (o la casa) e non riesce a trovarne un altro, finisce anche per perdere il permesso di restare, il permesso di soggiorno.
 Deve tornare nel paese da dove è venuta.

Anche se questa persona vuole restare?

Sì, non può rimanere perché non ha più il permesso di restare, il permesso di soggiorno. 
Ripeto: deve tornare nello Stato da cui è partita.

E se non lo fa?

Se non torna nel suo paese di nascita, finisce per essere messa anche lei nei centri chiamati: centri di identificazione ed espulsione, quei centri – prigione di cui abbiamo appena parlato.

Anche se non ha fatto nulla di male?

Anche se non ha fatto nulla di male.
 La Carta di Lampedusa, quindi, dice che questi centri devono essere chiusi (si dice: aboliti) e la gente deve poter vivere la propria libertà personale, anche quando sceglie di spostarsi o di rimanere in un nuovo Stato.

La Carta di Lampedusa dice che tutte le persone devono sentirsi libere di protestare e di ribellarsi a queste ingiustizie. 
Si dice: tutte le persone devono essere libere di resistere.

Cosa vuol dire?

Vuol dire che nessuno deve obbedire (ad altri esseri umani o alle leggi) se gli ordini sono ingiusti.
 Vuol dire che, invece, è giusto agire perché non ci siano più campi o centri – prigioni.

Lo sai che ogni Stato, per fare questi campi o centri – prigione spende molti soldi?
 La Carta di Lampedusa dice che questi stessi soldi devono essere spesi per aiutare veramente tutte le persone immigrate, cioè tutte le persone che si muovono fra gli Stati o che vogliono restare in uno Stato anche se non è quello dove sono nate.

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