Il kindle e il sorriso di don Giovanni

Adele, protagonista del romanzo “Il sorriso di don Giovanni” di Ermanno Rea, e la sua passione di leggere. Oggi la sua biblioteca ricca di quindicimilatrecentoquindici libri corrisponderebbe a undici kindle


di Agostino Matranga

 

30 maggio 2014 – Qualche mese fa i miei figli mi hanno regalato un kindle, ho scoperto o meglio avrei dovuto scoprire – il condizionale dal punto di vista semantico si espliciterà durante la lettura – il mondo degli eBook. Sono andato sul sito di Amazon e sono rimasto strabiliato dalla quantità di offerte, molte gratuite, tutte a buon prezzo. Per un assiduo lettore convenienti. Tanto convenienti che sono andato in banca e mi sono fatto dare un carta ricaricabile perché usare la carta del mio conto corrente, per acquisti che oscillano da 1,89 a 3 euro o poco più, mi sembrava sfidare troppo la sorte. Ho scaricato qualche libro gratis, Notre-Dame de Paris e Les fleurs du mal, e poi altri ancora. Ho scaricato anche molti estratti per cui senza avere speso nulla ho già un piccola, nutrita biblioteca. Di spazio non ne manca certo, pare che un kindle possa contenere millequattrocento libri. Millequattrocento libri in un affarino tanto piccolo e, all’apparenza, insignificante e innocuo. Ho provato a leggere qualche eBook in particolare un generoso estratto dell’ultimo libro di Umberto Eco, Storia delle terre e dei luoghi leggendari, ma mi sono reso conto che per le numerose immagini, tutte a colori, il kindle non è consigliabile: le immagini sono tutte in bianco e nero e di bassa risoluzione; ho provato allora con un giallo di Jo Nesbø ma non sono andato al di là di qualche pagina; mi è andata meglio con Baudelaire, anche qui non sono andato oltre una decina di pagine ma, trattandosi di poesia, già leggerne una ti dà la sensazione di avere concluso qualcosa, se poi ne leggi tre o quattro riesci quasi ad essere soddisfatto.

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Millequattrocento libri stanno dentro a un kindle. Ho guardato la mia libreria con tutti i suoi colori che si inseguono, i titoli sulle coste che per quanto illeggibili, seduto sul divano, sono comunque un indice di una promessa oppure anche di un piacevole ricordo perché di molti libri non ho bisogno di leggere il titolo per sapere di cosa parlano e assaporare le sensazioni che mi hanno regalato. Mi basta vedere il colore e le dimensioni.

Millequattrocento libri stanno dentro un kindle. Ho guardato la mia libreria e l’ho vista per un terzo vuota, sugli scaffali non c’erano più libri e poi, mancando questi, dalla mia immaginazione è scomparsa pure la libreria. Non è stata una bella sensazione, mi è sembrato di avere perso la possibilità di riavere degli incontri, di rivedere degli amici. Ho anche pensato alle maledizioni che ho lanciato alla cultura e alla “maledetta mania” di collezionare libri quando, qualche mese fa, per permettere all’imbianchino di dipingere le pareti, ho dovuto mettere tutti i libri negli scatoloni e, facendoli strisciare, spostarli in un’altra stanza. Mi sono rotto la schiena. E quando ho dovuto rimetterli a posto è stato anche peggio. L’aleatoria impalpabilità degli eBook mi avrebbe risparmiato tutto questo. Ora comunque è tutto alle mie spalle, di fronte ho la mia libreria con i suoi colori che si inseguono e le coste dei libri che ogni tanto reclamano la mia attenzione.

Da quando ho il kindle, e timidamente ho fatto qualche operazione sul sito di Amazon, mi arrivano regolarmente le offerte del mese, quella della settimana, quelle del giorno e, avendo scaricato Notre-Dame de Paris, anche di libri in lingua francese. Be’ sono tutte indicazioni utili anche se mi disturba un po’ che, senza alcuna richiesta da parte mia, mi arrivino in casa delle informazioni da me non richieste. Ma questo non è certo un problema di Amazon, è un problema di internet.

Qualche giorno fa sono andato alla Sormani, la biblioteca centrale di Milano, dovevo consegnare un libro e all’ingresso, nella vetrina delle novità disponibili al prestito, mi sono imbattuto in un libro che ha come titolo: “Chiuso per Kindle” Diario di un libraio in trincea (Massimiliano Timpano e Pierfrancesco Leofreddi, ed. Bompiani); considerate le mie riflessioni precedenti è facile immaginare quanta voglia avevo di poterlo prendere in prestito, ma non mi è stato possibile perché avevo già un altro volume delle novità e, per una giusta democrazia distributiva, di questo genere di libri se ne può avere in prestito solo uno. Ho chiesto comunque di vederlo così ho potuto sfogliarlo. Mi è sembrato interessante. Per un destino cinico e paradossale, lo potete acquistare su Amazon e leggerne, gratuitamente, un generoso estratto sul vostro kindle. Basta un click e Amazon ve lo spedisce a casa. Mi sono chiesto: sarà contento il libraio?

Comunque leggendo sul mio kindle, “Chiuso per Kindle”, mi è tornato in mente l’ultimo testo di Ermanno Rea, Il sorriso di don Giovanni, un libro che attraverso la protagonista Adele parla della passione di leggere. Della passione di Adele ma soprattutto di quella di Rea che a fine narrazione si dichiara esplicitamente – “Adele sono io” – e aggiunge per un atto di modestia: “Il grande Flaubert mi perdoni”. Va bene l’atto di modestia, tuttavia dobbiamo riconoscere che Rea con noi è molto generoso, e di questo gli siamo grati: la sua scrittura è limpida e sempre precisa nel delineare luoghi, personaggi, passioni e soprattutto nel raccontare quanto siano importanti, per la nostra vita, i grandi romanzi.

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Il testo è ricco di citazioni, tra queste, una mi ha particolarmente colpito: “Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato”, sono le ultime righe de “Il grande Gatsby” di Fitzgerald. C’è una grande sapienza in queste poche parole, una sapienza che il nostro tempo, tutto speso in un eterno presente, tende ormai a disconoscere, a volere (inutilmente) dimenticare. Ma oltre a Gatsby nel libro si incontrano anche Emma Bovary, Madame Chauchat, il principe Myskin, il capitano Achab, Henry Esmond, don Giovanni e altri ancora, insomma la Letteratura con la “L” maiuscola. Tutti filtrati attraverso il personaggio di Adele che negli anni ’70, quindicenne, frequenta la cartolibreria di don Arturo Mastrocinque, figura ormai scomparsa ai nostri giorni, mediatore di cultura tra chi i libri li cerca e chi li vende (non c’era il kindle ai tempi di don Arturo). È qui che Adele incontra Fausto il suo grande amore. Dopo aver abbandonato “Macondo”, il suo paese d’origine,  per entrare nei suoi cent’anni di solitudine, Adele si trasferisce a Napoli dove diventa maestra di strada in una desolata periferia, qui tenta l’impossibile: riscattare i mali del mondo attraverso la cultura. Le andrà come doveva andare. Ritornata al suo paese, continua a lavorare al suo libro, Storia della lettura, che più che un libro è un interminabile work in progress; intanto, nella casa che le ha lasciato nonna Serafina, si dedica alla sua biblioteca ricca di quindicimilatrecentoquindici libri che lascerà in eredità ai suoi concittadini. Quindicimilatrecentoquindici libri, ho pensato: undici kindle. Don Giovanni sorride.

Ermanno Rea, Il sorriso di don Giovanni, Feltrinelli euro 18

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