GEZI PARK PERSPECTIVES

Lo speciale di Q Code Magazine un anno dopo le proteste di Turchia

di Christian Elia

31 maggio 2014 – A Istanbul c’è un piazza. In quella piazza c’è un piccolo parco. Quel parco, esattamente un anno fa, è stato il centro di una delle più massicce mobilitazioni popolari attorno alla difesa di un bene comune di fronte agli interessi economici e politici che disegnano e ridisegnano le nostre città.

Il parco si chiama Gezi, la piazza Taksim. Le proteste iniziano il 28 maggio 2013. Poco meno di cinquanta persone inscenano un sit-in di protesta contro il progetto della municipalità di costruire al posto del parco un centro commerciale.

I significati, poi, son amplificati dall’idea che il polo mercantile, l’ennesimo, avrebbe ricordato le antiche caserme militari che occupavano piazza Taksim in passato. Una rilettura della storia, un significato politico nell’uso mercificato della storia.

La politica, che da anni in Turchia vuol dire il premier Erdogan e il suo partito Akp, non da troppo peso. Lo sviluppo frenetico, quasi famelico, vissuto dalla Turchia in questi anni ha appagato molti. A tal punto che si smette di far domande. I soldi portano soldi. Invece, questa volta, non tutti sono d’accordo.

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Il 30 maggio la polizia effettua un primo blitz, ma i manifestanti lanciano on-line appelli di rinforzo e la notte ai presenti si aggiungono altri manifestanti per campeggiare al Parco Gezi.
Il 31 maggio 2013, la polizia attacca i manifestanti con gas lacrimogeni e idranti, arrestando almeno 60 dimostranti e ferendo centinaia di persone. L’azione di polizia riceve grande attenzione in Internet, soprattutto nei social media, provocando l’indignazione di moltissimi cittadini turchi. I manifestanti organizzati, riuniti in Istiklal Caddesi (Viale dell’indipendenza), vengono raggiunti da migliaia di altri cittadini nella notte del 31 maggio.

L’indignazione, già. Un brivido, improvviso, inatteso, che nel contemporaneo – di tanto in tanto – si scatena. Gli anni della grande crisi, la rabbia e la fame, la saturazione della sopportazione: le micce sono tante, nel mondo. Differenti le motivazioni e gli obiettivi. Ma quel brivido, l’indignazione, attraversa dei momenti. A Gezi, un anno fa, quell brivido è stato forte e contagioso.

Un anno dopo, Q Code Magazine ha volute capire quanto di quel brivido si è fatto concreta conquista, amara nostalgia, speranza delusa, motivazione progettuale. Lo ha fatto, con le interviste mie e di Alessandro Ingaria, incontrando tutte le anime che hanno abitato quella piazza ubriaca di libertà.

Aleviti, curdi, ultras del calcio, kemalisti, attivisti LGBT, armeni e tanti altri ancora. Volti, voci, pareri. Vi racconteremo, un’intervista alla volta, da oggi fino al 15 giugno, giorno del violento sgombero della piazza.

Di materiale resta il parco, salvo, e restano le vittime. Troppe. Come le migliaia di arresti. Restano le idee, ancora salde. Per alcuni non c’è speranza, per altri è oramai iniziato un cammino che non può finire, per altri ancora c’è tanto da fare. Per tutti, però, nulla sarà più come prima.

 

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