OltrEconomia

All’OltrEconomia Festival di Trento, Joao Pedro Stedile e Gigi Malabarba dialogano sulla riapproriazione dei beni comuni

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/06/iopapà_brenta.jpg[/author_image] [author_info]di Francesca Caprini. Giornalista freelance. Con l’associazione Yaku, che ha contribuito a fondare, si occupa di cooperazione internazionale in America latina. Arriva in Bolivia nel 2005, poco dopo la guerra dell’acqua di Cochabamba e da allora l’acqua diventa il cardine di una ricerca che si dipana fra attivismo, militanza, collaborazione al fianco dei popoli indigeni, lotte locali. Insieme al suo collettivo, ha scritto “La Bolivia che ha cambiato il mondo ” [ed. carta] e “La visione dell’acqua – viaggio fra la cosmogonia andina e l’Italia dei beni comuni” [ed. Nova Delphi]. Fa parte del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, con il quale ha seguito e costruito la battaglia referendaria Acqua Bene Comune. Vive fra Trento e Roma e, ultimamente, frequenti viaggi in Colombia. www.yaku.eu[/author_info] [/author]

5 giugno 2014 – All’OltrEconomia Festival di Trento – dal 31 maggio al 2 giugno – si è discusso di riappropriazione sociale dei beni comuni, di redistribuzione della ricchezza socialmente prodotta, di autogestione, di autoformazione.

Il festival alternativo dell’economia, che nasce dalla collaborazione di associazioni trentine insieme a reti nazionali ed internazionali, si è dato come sottotitolo “movimenti e pratiche del comune”, ed è stato – anche, ma non solo – uno spazio di critica e di elaborazione che ha voluto opporre al contemporaneo Festival dell’Economia di Trento – alla sua nona edizione – una visione diversa dei temi dell’economia.

Se il festival ufficiale sotto l’egida del patròn Tito Boeri parlava quest’anno di Classi dirigenti, crescita e bene comune, quello alternativo rispondeva con partecipazione, con l’analisi della finitezza delle risorse e della finanziarizzazione della Natura e del welfare.

logo-OEF

Conferenze mattutine con economisti – Fumagalli, Di Sisto, Marrazzi – ed attivisti di varie estrazioni – Marco Bersani del Forum per una Finanza Pubblica e Sociale, Augusto De Sanctis della rete Stop Biocidio, Teodoro Margarita di Civiltà Contadina, Paolo Carsetti del Forum dei Movimenti per l’Acqua, Tancredi Tarantino dell’associazione Re:Common – hanno affrontato gli assi dedicati alle politiche europee, ai beni comuni, alla congiuntura a internazionale, sotto le lenti della democrazia e della finanza.

Insieme, i rappresentanti internazionali: Dorothea Haerling del tavolo dell’Acqua di Berlino, il colombiano Jorge Gutierrez dell’associazione irlandese LASC e un giovane Georgios Melissos, ventenne Water Warriors fresco del risultato sorprendente del referendum autoproclamato dalla società civile sull’acqua bene comune a Salonicco, lo scorso 18 maggio, vinto con il 98% di “sì” per la gestione pubblica del servizio idrico cittadino. Un puzzle di testimonianze a formare un chiaro quadro della geopolitica dell’austerità in Europa e delle corporations nel mondo.

I pomeriggi, l’OltrEconomia festival apriva alla partecipazione con i tavoli di lavoro: acqua, terra, beni comuni digitali, riappropriazione sociale del welfare, altreconomie. Centinaia i partecipanti, e come prima edizione, in contemporanea con il colosso del festival dell’Economia, il saldo è decisamente positivo.

C’è stato un momento però che ha riassunto l’anima di questo convegno della società civile, ed è l’abbraccio al termine del dialogo fra il referente dei Sem Terra del Brasile Joao Pedro Stedile, e Gigi Malabarba della Rimaflow di Trezzano sul Naviglio, fabbrica occupata ed autogestita dal 2012 da 80 operai.

IMG_5181

L’incontro fra Stedile e Malabarba metteva a confronto le pratiche di riappropriazione dei beni comuni naturali – la terra appunto, delle comunità contadine brasiliane contro il latifondismo – e di beni comuni di produzione sociale. Che di fatto erano i due grandi temi attorno a cui l’Oltrefestival ruotava. Ne sono uscite suggestioni che hanno provato a rispondere ai nodi critici del nostro oggi in Italia: mancanza di occupazione giovanile, al tema delle grandi opere, al rapporto con la terra e l’agricoltura.

E se è stato emozionante ascoltare il dialogo fra due persone dalla storia forte, che in comune hanno la formazione marxista e la capacità visionaria, ancora di più è stato poter capire che sì, se puede, otro mundo es posible: non solo è possibile immaginare un mondo dove le proporzioni della povertà e dell’esclusione sono messe in discussione, ma già esiste.

Ideologico, romantico, impraticabile: le accuse, quando si fanno questo tipo di discorsi, sono note. I progetti dei Sem Terra e della riforma agraria popular che Stedile ha raccontato sotto il circus dell’OltrEconomia Festival sono però chiari e concreti. Dopo l’ultima assemblea generale, in febbraio, i Sem Terra dichiarano che la terra non è di chi la lavora, ma è di tutti, nell’alveo di una visione sociale della produzione agricola che unisca educazione, formazione, rispetto per la biodiversità. Idem per il percorso coraggioso della Rimaflow, che unisce all’autogestione, la scelta del riciclo invece della produzione, e la connessione col mondo contadino e giovanile.

Certo, sono proposte che mettono in discussione snodi centrali della nostra economia e della nostra organizzazione sociale: la finanziarizzazione del welfare, la privatizzazione dei servizi sociali, la difesa dei beni comuni naturali. Lo scrittore francese Yannick Haenel dice dell’Italia che è un Paese in cui “la speculazione finanziaria arrivata al suo stato di decomposizione più redditizio prende il posto delle decisioni”. Forse è meglio provare a cambiare.

“Sono contento di stare qui per condividere idee ed ideali, e di essere in questo spazio che è della società civile – ha detto Stedile arrivato sotto il tendone dei giardini Santa Chiara, nel centro della città. “Il mondo è in crisi per l’egemonizzazione del capitale finanziario sugli stati, ed è ancora più grave perché colpisce i movimenti sociali e valori umani: solidarietà, giustizia, uguaglianza. Il capitalismo ha distrutto questi valori perché impone un modello di produzione devastante, per cui è importante avere uno spazio di dibattito come questo, per trovare insieme le vie d’uscita”.

Parla dell’esperienza concreta dell’MST, Stedile, e dell’agrobusinnes, perché “la popolazione urbana è per la prima volta più grande di quella della campagna”. Ma soprattutto, mette a fuoco un “nuovo diritto alla terra” che è quel progetto sociale e produttivo compreso nella riforma agricola popular che il MST sta presentando in vari appuntamenti. Non solo i contadini che si assumono la responsabilità della gestione della terra “non per se stessi, ma per tutti”, ma anche accordi con università per permettere ai ragazzi di fare tre mesi di studio e altrettanti di lavoro nelle proprie comunità, per non costringerli a scegliere fra i campi e lo studio e limitare la fuga dalle terre coltivabili. Perché solo la conoscenza rende liberi. Il nostro nuovo programma agrario parla di una lotta contadina che vada oltre, ad esempio il diritto ad alimenti sani: se una volta il primo obiettivo era l’occupazione della terra, oggi la terra dev’essere anche salvaguardata”.

E non perde occasione per un passaggio sul Trentino, sua terra natia (è originario di Terragnolo): “Le mele della valle di Non sono un esempio di come il profitto non preveda che la gente mangi mele buone: è più importante il lucro ed in tutto il mondo è così: il 70% dei costi per un contadino sono dovuti ai fertilizzanti chimici. Dobbiamo creare tutti insieme una matrice ecologica che noi chiamiamo agroecologia, che è una pratica rivoluzionaria, perché vuol dire convivere con la Natura e combattere contro il capitalismo. Se così fosse, la Bayer potrebbe andare a farsi fottere..(ride)”.

E Gigi Malabarba, emozionato di poter dialogare con Stedile “che seguiamo da vent’anni”, racconta la ricetta Rimaflow: “Serve un progetto sociale ampio: lotte anche radicali non riescono più a portare avanti le richieste, perché la classe politica non ha più bisogno del consenso per fare le cose. Noi dobbiamo trovare risposte economiche immediate per le persone. La nostra esperienza è modesta, ed è però quella di unautogestione operaia, le parole sono grandi ma di fatto la cosa è semplice: siamo stati cacciati da una fabbrica e abbiamo pensato che non dovessimo lasciarla in mano ad altri. Abbiamo riavviato la produzione, studiando le fabbriche recuperate dell’America latina. L’esperienza che stiamo facendo non deve essere isolata ma deve essere un’apripista per altre situazioni. Per avere risultati dobbiamo stare nel centro del conflitto, noi l’abbiamo chiamata infatti autogestione conflittuale”.

 

vauro2

 

Anche nella Rimaflow si sperimenta e si unisce la piccola produzione industriale ad iniziative di formazione, di educazione: “Siamo per il riciclo ed il riuso, perché vogliamo smetterla di sovrasfruttare il suolo con la produzione intensiva. Ci muoviamo per bisogni primari della popolazione: appoggiamo il biologico garantendo la distribuzione dei GAS, per noi è alimentazione, per quei contadini una possibilità di uscita dal ricatto della speculazione edilizia. Con la politica dei grandi eventi – l’Expo 2015 – vengono fatte costruzioni e cementificazioni, togliendo terreno agricolo. Nutrire il pianeta? Si nutrono solo le multinazionali così. Lavoriamo con SOS Rosarno, denunciamo il problema della sovranità alimentare che colpisce anche il nostro Paese. E’ l’economia famigliare che nutre il pianeta, non le multinazionali!”, chiude Malabarba.

Dal Brasile a Trezzano le parole d’ordine sono alleanza e solidarietà. Ma anche quella di ricostruire insieme una buona politica: “Per questo dobbiamo ripartire dall’acqua, dall’educazione, dagli alimenti, e dobbiamo avere su questo una vocazione che non è quello di quell’altro convegno – il Festival dellEconomia Ndr – ma quello di rispondere davvero ai bisogni della gente. Costruire un fronte sociale ampio che nasca dal basso e da un sentimento comune: questo sistema non ha più le risposte necessarie”.

L’OltrEconomia festival si propone come un laboratorio permanente ma anche attivo: dai tavoli di lavoro sono uscite proposte concrete – legge di iniziativa popolare sull’acqua pubblica in Trentino, adesione alle campagne contro pesticidi e OGM, adesione del software libero della pubblica amministrazione, difesa degli spazi sociali e contrasto al decreto Lupi. In un discorso generale che vuole in campo economico l’uscita dal patto di stabilità per le spese dei beni comuni, il ritiro dal fiscal compact a livello europeo e la fuoriuscita del pareggio di bilancio dalla Costituzione (che costituzionalizza di fatto la privatizzazione dei beni comuni e dei servizi). L’adesione al no ai trattati internazionali di libero scambio – TTIP e TLC con la Colombia – Fino alla proposta di costituzionalizzare i diritti della Natura e di portare nella carta il diritto all’acqua.

L’oltrEconomia Festival dà a tutti appuntamento all’anno prossimo in una dimensione di chiamata nazionale, mantenendo nei prossimi mesi la sua dimensione di laboratorio politico aperto e partecipato, e soprattutto, la propria indipendenza.

.

 

Sosteneteci. Come? Cliccate qui!

associati 1



Lascia un commento