Il volo del Sinn Féin

Alle elezioni europee e amministrative in Irlanda si è registrato un netto aumento in voti del partito repubblicano di Gerry Adams

di Flavia Mosca, da Belfast

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7 giugno 2014 – Primo per numero di voti (ma secondo per seggi) nelle 6 contee dell’Irlanda del Nord, in forte crescita nella Repubblica d’Irlanda. Lo Sinn Féin, il partito repubblicano irlandese, nelle ultime europee e amministrative dell’isola ha avuto un’affermazione importante. In particolare nelle 26 contee della Repubblica, dove ha praticamente raddoppiato i consensi rispetto a 5 anni fa, ottenendo il 15,2% alle elezioni locali e poco meno del 20% alle europee. Elezioni UE nelle quali ha piazzato 4 candidati su 4, uno per ogni macro-circoscrizione dell’isola, da Nord a Sud.

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No alle misure di austerità, unificazione dell’Irlanda, uguaglianza, promozione della lingua irlandese, processo di pace: questi i temi in campagna elettorale. Pensata e fatta, unico partito tra le grandi formazioni, in tutte e 32 le contee dell’isola, da una parte e l’altra del confine. Martin McGuinness, vice primo ministro nel governo di ‘power sharing’ nordirlandese, ha definito le elezioni appena passate “uno spartiacque”. Ora, dicono dal partito, lo scenario politico, soprattutto quello che fa capo a Dublino, non sarà più lo stesso. Alcuni commenti sui media, all’indomani di un conteggio elettorale durato giorni e giorni, parlano di primo passo nella strada che potrebbe, in un futuro non così lontano, aprire allo Sinn Féin anche le porte del governo di Dublino, come partner di coalizione. E per arrivare all’Irlanda unita e indipendente, è il ragionamento, il partito ha bisogno di una presenza forte sia a nord che a sud del confine che divide l’isola. Le prossime elezioni politiche a Dublino e Belfast saranno nel 2016. Anno simbolico che coincide con il centenario della ‘Easter Rising’, la rivolta di Pasqua, che sostanzialmente condusse alla fine del dominio britannico nel Sud dell’isola.

Comunque vada, fino a poco tempo fa pensare di avere lo Sinn Féin nel governo della Repubblica era considerato quanto meno improbabile. Per diverse ragioni, tra le quali anche la riluttanza degli altri partiti e le scarse simpatie di parte dell’opinione pubblica. L’atteggiamento cambierà adesso? A sentire le parole di Matt Carthy, neo-europarlamentare per l’Irlanda nord-ovest, sembra che un cambiamento ci sia già stato: “Un tempo – sottolinea intervistato da An Phoblacht, l’organo del partito – dire «sono un repubblicano irlandese» era non solo impopolare, ma anche pericoloso. Ora, in quest’isola, ci sono centinaia di migliaia di persone che stanno dicendo: «Siamo repubblicani irlandesi»”.

Questo a tre settimane dall’arresto del leader Gerry Adams, in relazione ad un omicidio del 1972 attribuito all’Ira. Pochi giorni prima, secondo i sondaggi, il presidente del partito e parlamentare a Dublino era il “politico più popolare” nella Repubblica. Adams, che si è detto innocente come ha sempre negato di aver fatto parte dell’Ira, è stato poi rilasciato senza alcuna imputazione dopo 4 giorni di interrogatori. L’episodio ha portato i “Troubles”, il conflitto nordirlandese, nel pieno della campagna elettorale. Lo Sinn Féin lo ha bollato come “mossa politica”, legata “inestricabilmente” alle elezioni. Un tentativo, insomma, di danneggiare il partito. A guardare i risultati, sembra avere avuto l’effetto contrario. E’ stato così? “Difficile dirlo”, ci risponde lo stesso Gerry Adams, spiegando poi di non voler enfatizzare troppo questa vicenda e concentrandosi piuttosto, dice, sui frutti del lavoro svolto dal partito a livello locale e in Europa.

Lo Sinn Féin è ora il partito più grande sia nel Consiglio comunale di Dublino che in quello di Belfast. Nella capitale irlandese è stata una vera e propria svolta: ora ha 16 consiglieri, il triplo di prima. Mentre la candidata all’Europarlamento, Lynn Boylan, ha ricevuto il più alto numero di preferenze (oltre 83 mila). “Il governo ha sottovalutato la rabbia che c’è tra la gente” e’ stato il suo commento.

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A Belfast, nelle prime elezioni con i nuovi collegi elettorali, lo Sinn Féin ha allungato il passo rispetto al vecchio consiglio, in cui i partiti nazionalisti, messi insieme, già avevano un leggero vantaggio su quelli unionisti. Su 60 seggi ne ha ottenuti 19, 6 in più del primo partito unionista, il DUP. L’impegno ora, dice Jim McVeigh, uno dei consiglieri (ri)eletti, è di rendere Belfast una città migliore, per tutti: “Non importa se siete cattolici o protestanti, bianchi o neri, polacchi o africani. Questa è la vostra città, è la nostra città, la città di tutti”, ha detto durante la proclamazione nella City Hall, chiudendo con “Go raibh maith agaibh”, “Grazie”, in irlandese. Fare di Belfast da città divisa a città condivisa: una sfida non da poco, in una città che sicuramente negli ultimi anni è cambiata molto, in cui sono presenti diverse culture e gruppi etnici, che sta lavorando per attrarre investimenti, è una meta turistica e che ha saputo modificare in positivo la propria immagine. Ma è anche una città in cui i quartieri cattolici nazionalisti e protestanti unionisti sono ancora separati da decine di muri (i “peace walls” o “linee della pace”), in cui continuano le proteste contro la decisione di non sventolare più la bandiera britannica sul Municipio tutto l’anno ma solo in alcuni giorni designati, in cui ogni estate ci sono tensioni per le parate dell’Ordine d’Orange.

L’essere il maggior partito è anche una responsabilità, dice un altro consigliere, Stephen Magennis, che rappresenta il distretto di Collin, uno dei nuovi di queste elezioni. “Prima eravamo in un Consiglio a maggioranza unionista e venivamo discriminati, in termini di strutture e risorse, perché eravamo considerati una roccaforte nazionalista, repubblicana. Ora speriamo di poter essere efficaci per la nostra comunità come avrebbe sempre dovuto essere”, dice. Povertà e degrado sono problemi trasversali a Belfast, ma tra le aree più colpite ci sono ancora in gran parte quartieri cattolici, nazionalisti. “E’ stato un mantra per molto, molto tempo. Gradualmente, le cose stanno un po’ cambiando – continua il consigliere Magennis – Certo, per dare una svolta a questa situazione la strada sarà ancora lunga. Ma è quello che intendiamo fare”.

 

 

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