Là Suta – Eredità nucleare

La vicenda del nucleare in Piemonte raccontata da un documentario che trova il suo punto di forza nell’utilizzo intelligente del materiale d’archivio

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2014/02/Juri-Saitta.jpg[/author_image] [author_info]di Juri Saitta. Nato nel 1987, laurea triennale in “Scienze della Comunicazione” e laurea magistrale in “Discipline cinematografiche. Storia, teoria, patrimonio” al DAMS di Torino. Appassionato di cinema praticamente da sempre, collabora con “FilmDOC” e “Mediacritica”.[/author_info] [/author]

22 giugno 2014 – Girato da Daniele Gaglianone, Cristina Monti e Paolo Rapalino, Suta – La nostra eredità nucleare in un triangolo d’acqua è un documentario che ricorda agli spettatori quanto sia ancora attuale la questione del nucleare in Italia, raccontando come durante gli anni ‘50 a Saluggia (Piemonte) si siano sviluppati un centro di ricerca, un reattore e un impianto di riprocessamento che hanno lasciato scorie radioattive tutt’ora presenti sul territorio.

 

La suta 2

 

I tre autori narrano tutto ciò realizzando diverse interviste a coloro che in qualche modo sono coinvolti nella vicenda: per esempio a chi ha lavorato come operaio o come scienziato all’impianto e agli ambientalisti contrari all’uso dell’atomo. Tutti testimoni che non solo spiegano ciò che è accaduto nei decenni precedenti, ma che riflettono inoltre su quanto le decisioni passate abbiano consistenti ricadute sulla contemporaneità.

Problematiche che emergono non solo dai singoli interventi, ma anche dall’ampio uso del materiale d’archivio, composto soprattutto dai filmati anni ‘50-’60 sul nucleare in Piemonte.

Ed è proprio l’archivio a essere l’aspetto più interessante del film, non solo contribuendo a narrare parte della vicenda in modo cronologico e non troppo didascalico, ma anche perché serve ai cineasti per confrontare la “vecchia” visione sull’energia atomica con quella di oggi. Infatti, nei filmati vi è spesso una voice over che afferma quanto la costruzione degli impianti sia utile per il futuro del Paese, legittimando così un piano energetico che avrà conseguenze drammatiche anche nei decenni successivi.

Un’idea quasi entusiasta che risulta completamente diversa da quella contemporanea e degli ambientalisti in particolare, come dimostrano le interviste e le brevi sequenze delle manifestazioni per i referendum del 1987 e del 2011 contro il nucleare: passaggi che segnalano quanto negli ultimi decenni l’opinione sull’atomo sia mutata, passando dall’ottimismo dell’Italia del boom economico allo scetticismo più consapevole di oggi.

 

 

Indicando tali trasformazioni, la contrapposizione tra archivio e riprese attuali fa sì che l’opera non sia solo un documentario militante contro l’energia atomica, quanto piuttosto una riflessione più ampia su come le visioni e le teorie scientifiche cambino nel corso degli anni, anche a seconda del contesto storico e socioeconomico nel quale vengono espresse e applicate. Dunque, non solo un lavoro sul nucleare, quanto un film sui mutamenti operati dal tempo e sulla decisiva influenza del passato sulla contemporaneità.

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