Ramallah è così, ogni sera

Tutto comincia al tramonto, quando arrivano decine e decine di militari israeliani per pattugliare le strade. Entrano nei cortili, salgono le scale dei palazzi e entrano senza motivo, interrogando e frugando negli armadi o nei cassetti, cercando chissà cosa

di Bianca Senatore, @BiancaSenatore1

foto di Samez Nazzal

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23 giugno 2014 – Dopo la scomparsa dei tre ragazzi Eyal Ifrach, Naftali Frenkel e Gilad Shaer, le forze israeliane hanno cominciato una serie di rappresaglie contro la popolazione palestinese di tutta la zona.

Ieri notte a Ramallah si è scatenata una vera e propria guerriglia e le violenze hanno coinvolto moltissimi ragazzi intenzionati a difendere la città e le proprie case. Nel pomeriggio si erano organizzati per fare una resistenza non violenta, ma all’arrivo dei soldati, puntuali come ogni sera nelle ultime settimane, sono cominciate le violenze e mentre alcuni sono fuggiti, altri hanno provato a reagire.

“I soldati hanno iniziato a sparare, a lanciare fumogeni e la barriera non ha retto”, hanno raccontato stamattina alcuni cameramen che erano sul posto. Durante gli scontri, i soldati hanno colpito un ragazzo di 22 anni che stava lanciando pietre contro l’avanzata dei blindati e altri sei sarebbero stati feriti in modo grave. Tutto intorno solo distruzione e fiamme.

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“Se anche ci fosse una giustificazione per gli atti che stanno compiendo – ha detto una volontaria della Mezza Luna Rossa – tutto dovrebbe limitarsi alla zona di Hebron, dove i ragazzi vivevano e da dove sono stati rapiti. Non c’è ragione per perseguitare cittadini di altre zone”. E invece mentre a Ramallah c’era l’inferno, altre truppe hanno asserragliato il centro di Nablus, dove hanno freddato un diciassettenne che scappava.

“Sia nelle città che nei villaggi – racconta Amin, un giovane giornalista – i coloni hanno attaccato le automobili palestinesi con le pietre e sono stati arrestati tantissimi ragazzi così, senza motivo”.

Due giorni fa, i militari hanno devastato le redazioni di alcune tv locali tra cui anche la tv Al-Aqsa, accusata di essere il canale di Hamas. “Molti giornalisti sono stati aggrediti mentre facevano il loro lavoro – ha raccontato ancora Amin – e le attrezzature sono state confiscate o schiacciate. Un danno enorme per noi che fatichiamo a trovare i mezzi per lavorare”.

Nel pomeriggio c’è una calma apparente e un silenzio che è decisamente strano per le chiassose strade della Palestina e della Cisgiordania, anche quando fa caldo. Sembra che la gente sia rintanata in casa, o comunque sia in allerta, perché sta per accadere qualcosa. “Si sente nell’aria che la situazione sta andando di male in peggio”.

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