ULTIMI PEPERONI

Sono passati almeno 10 anni dall’uscita di ognuno dei film che rivisiteremo in questo spazio, eppure, nel bene o nel male, nulla pare essere cambiato. Pare che le tematiche siano più attuali del previsto. Dunque, si ripropongono, proprio come i peperoni. Speriamo solo di digerirli il prima possibile


di Alice Bellini
@A_Clem_Bellini

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1 luglio 2014 – Era un anno fa che scrivevo ad uno dei buoni Capitani di questa nave per salire a bordo di Q Code. Un anno fa che, più o meno nello stesso caldo torrido e altalenante, scrivevo i primi Peperoni. Erano i tempi di Snowden e dello scandalo NSA, ormai già dimenticati come ogni notizia che per un po’ serve a distrarre il mondo e poi viene gettata nel cestino dell’oblio collettivo, contro ogni voglia di consapevolezza e coscienza, soppiantata da un altro grande scoop di vario genere. 

E se ripenso a questa rubrica, intervento dopo intervento, film dopo film, parola dopo parola, non posso che pensare a un viaggio, forse banalmente, forse giustamente. Dentro o fuori che sia, poco importa. Forse entrambe. Forse nessuna delle due. Sicuramente passato a navigare dritti verso l’orizzonte, su questo fantastico veliero che è Q Code. Oppure, e forse è più azzeccato, nelle Terre Selvagge, come Christopher McCandless, il vagabondo dei vagabondi, Alexander Supertramp, solo con se stesso, ma non meno nel mondo, Into The Wild.

peperoni into the wild - 1

Che non è un Peperone, ma le regole hanno pur sempre eccezioni e non posso non lasciarvi con questa pellicola oggettivamente imbattibile, che non smetterà mai di riproporsi, intrisa di ogni cosa che la vita ha da offrire, semplicemente perfetta, nel suo semplice commemorare, senza giudizi, senza lodi, lasciando completa scelta allo spettatore, lasciando che ognuno compia il suo viaggio nelle sue terre selvagge, scegliendo il suo percorso, fuori e dentro che sia, trovando la sua personalissima ispirazione.

2007. Basato sul celebre romanzo di Jon Krakauer Nelle Terre Estreme, diretto da uno Sean Penn davvero mozzafiato, per la fotografia di Eric Gautier, l’interpretazione di Emile Hirsch e le musiche di Eddie Vedder, Into The Wild è un film che rimane non tanto nel cuore, né nella mente, ma nell’istinto più radicato di ognuno di noi.

L’esperienza del SuperVagabondo rimane incisa in quella sensazione ancestrale che ogni essere umano ha, il bisogno d’inseguire e trovare se stesso, finalmente libero da tutte quelle distrazioni che chiamiamo civiltà e che altro non sono che inutili catene, inutili adornamenti a una vita che in realtà non ha bisogno di altro che se stessa e la natura, magistrale e incontrastabile, a cui appartiene. 

peperoni into the wild 2

E la voglia è forte e impellente, di svestirsi di ogni cosa, slegarsi da ogni dove e ogni quando e perdersi nella gioia di non appartenere più a nulla, se non a noi stessi e alla natura, da cui veniamo, in cui esistiamo, e in cui torneremo, nelle mille forme che il nostro io sempre, inevitabilmente avrà. 

Ma la natura è anche quella stessa civiltà. E quella stessa aggregazione. La natura è anche quello stesso possesso, scambio, conflitto e costrizione. E questo è solo un istinto, o meglio, una via, un modo, un’opzione. Un estremismo che, però, poco a che fare con la natura, che, a differenza di quanto molti pensano, tutto è, fuorché estremizzazione. 

Così, se vi lascio con Into The Wild, non è per augurarvi che tutti, un giorno, lasciate i vostri affetti, le vostre case, le vostre vite e le vostre passioni per partire in solitudine, nella natura più incontaminata: non credo che questa, per quanto affascinante e in parte condivisibile, sia l’unica via per entrare in connessione con il proprio sé più profondo. Quello che vi auguro è semplicemente di trovare ciò che solo all’ultimo Alexander Supertramp scoprì essere necessario per essere davvero felici: l’equilibrio. 

peperoni into the wild 3

Perché la natura è proprio questo. Non l’estremo, non l’inaccessibile, non l’inesistente, non il “nessuno posto” e il “nessun tempo”, non la solitudine. Ma la coesistenza e l’evoluzione, con il tempo e lo spazio e il presente che ora, già dopo poche parole, non è più lo stesso. L’equilibrio. L’armonia. Chiamatelo Dio.  Chiamatelo Io. Chiamatelo Amore. Chiamatelo Verità. Chiamatelo come più preferite. Trovatelo dove più credete.

Trovare equilibrio tra noi e gli altri e questo grande ecosistema di cui siamo parte, né più né meno che qualsiasi altra cosa. Trovarlo in maniera magnetica, tra istinto e ragione, tra appagamento e sacrificio. Trovare la verità, qualunque essa sia, e in qualsiasi modo essa venga trovata, purché sia valida e giusta e rispettosa, purché permetta di avere sempre il coraggio del cambiamento, della rivoluzione, della nuova esperienza, senza dover rinnegare nulla, senza confrontare mai niente, senza avere la presunzione che il tempo non passi mai e l’evoluzione delle cose non esista. Senza aver paura di affermare qualcosa di nuovo o di banale, senza aver timore di avere nuove esigenze, o essere affezionati alle vecchie. Saper amare, saper rinunciare, saper accettare e perdonare, saper essere leali, ma senza egoismo. Saper coesistere, che è la gioia più grande, la saggezza più profonda, l’abilità più difficile.

Peperoni si ferma qui, con qualche piccola sorpresa nelle prossime settimane. Noi ci vediamo alla prossima rubrica.

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