Essere gay in Russia

Si intitola “Being gay in Russia” il progetto fotografico di Egor Rogalev. Un’indagine sui giovani che sempre più scelgono di emigrare a causa della politica omofoba del governo. La mostra sarà visitabile all’Istituto storico Parri di Bologna fino al 7 luglio

tratto da Redattore Sociale

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2 luglio 2014 – “Mi considero una persona interessante, di talento e dignitosa. È possibile che tutto ciò debba scomparire solo perché amo una persona del mio stesso sesso?”. A parlare è Vera, giovane russa fotografata da Egor Rogalev per il suo progetto “Being gay in Russia”. Il fotografo ha scelto di ritrarre alcune persone gay e lesbiche di San Pietroburgo, la prima città russa ad approvare quella che è già stata ribattezzata “legge contro i gay”, chiedendo loro di rispondere ad alcune domande sulle conseguenze che questa normativa ha avuto sulla loro vita o su quella di altri, come pensano di tutelarsi e quali strumenti intendono adottare per contrastare la politica omofoba del governo russo. “Non mi sento al sicuro”, dice Ruslan, che sta già pensando di lasciare il Paese. Secondo Olga le conseguenze possono essere molto tristi: “I giovani che si sentono attratti dalle persone dello stesso sesso non avranno accesso alle giuste informazioni che li aiuteranno a capire che non sono malati o sbagliati”.

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L’11 giugno 2013 la Duma di Stato della Federazione Russa ha approvato la legge che vieta la promozione dei rapporti sessuali ‘non tradizionali’ tra i minori. La legge prevede sanzioni per chi diffonde informazioni finalizzate alla formazione di una “visione distorta dell’equivalenza sociale delle relazioni tradizionali e non tradizionali” tra i minorenni. In base alla legge le persone saranno punite con una multa se la promozione di rapporti non tradizionali viene effettuata attraverso i media o su Internet. Per le persone giuridiche l’importo della multa può arrivare fino a 100 mila rubli (circa 2 mila euro). I cittadini stranieri condannati per la promozione di rapporti non tradizionali possono essere allontanati dal territorio russo.

La legge federale che vieta la promozione dei rapporti “non tradizionali” si basa su leggi regionali simili in vigore in molte città russe, tra cui San Pietroburgo. “L’assurdità di questa legge e la sua pericolosità sono evidenti – dice Dmitrij – Gli omosessuali che pensano a emigrare sono in continuo aumento, soprattutto le coppie gay con bambini. Loro sanno che la legge li tocca direttamente: essere genitore gay viene visto come propaganda del rapporto omosessuale ai propri figli”.

La voce e i volti di Vera, Olga, Ruslan, Dmitrij, Ivan, Irina e Toshira accompagnano le immagini delle mostra ‘Being gay in Russia’, curata da Yulia Tikhomirova e Sara Casna di YarT Photography e visitabile all’Istituto Parri di Bologna fino al 7 luglio.

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