Céline segreto

Cinquantatré anni fa, il primo luglio, moriva Louis Ferdinand Céline, uno dei più grandi scrittori del secolo scorso. Sua moglie, Lucette Destouches (Almansor il cognome da nubile) è ancora viva. Ha 102 anni e nel 2001 scrisse: “Louis mi aveva scelta per vivere ancora attraverso di me”


di Matteo Pioppi

 

12 luglio 2014 – Il libro da cui è tratta questa frase è stato tradotto e pubblicato in italiano nel 2012 da Lantana Editore con il titolo “Céline segreto”. Il libro, bellissimo, è stato scritto assieme a Véronique Robert, allieva di Lucette. Per chi non ne fosse al corrente, la moglie di Céline è stata ballerina e insegnante di danza, a suo modo rivoluzionaria per metodo e modalità d’insegnamento.

Questo libro è il racconto di una bellissima storia d’amore tra Lucette Destouches e Louis Ferdinand Céline.

Lucette conobbe Céline nel 1935, lei aveva Ventitré anni lui Quarantuno: “Louis mi mandava delle lettere in cui mi diceva: «È con te che voglio finire la mia vita, ti ho scelta per raccogliere la mia anima dopo la mia morte» […] Lui aveva bisogno della mia gioventù e della mia allegria, e io della sua testa di uomo che aveva vissuto. Ecco perché ci siamo incastrati subito l’uno con l’altra.”

L’episodio più forte nei primi anni di relazione viene descritto da Lucette quando, nel luglio del 1940, trasferirono Céline, in qualità di medico, a Saint-Jean d’Angély: “Louis curava i feriti sulla strada e io, vestita da infermiera, lo aiutavo come potevo. In un mese abbiamo visto tutto, vissuto tutto.”

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Sempre nello stesso periodo ritornarono a vivere a Parigi, in Rue Girardon 4. All’inizio dell’occupazione Lucette afferma di aver visto Sartre chiedere a Céline d’intercedere in suo favore con i tedeschi per poter mettere in scena a Parigi la sua piéce Le mosche: “Louis si è rifiutato, gli ha detto di non aver alcun potere con i tedeschi. Era vero, ma Sartre non gli ha creduto. Louis non era al soldo di nessuno, intransigente con tutti, incapace di patteggiare con chicchessia, sempre solo contro tutti.”

Tra i tanti spostamenti successivi alla pubblicazione dei tre pamphlet antisemiti, ne vengono ricordati due in particolare, quello a Sigmaringen, in cui Céline, assieme a il dottor Jacquat, era l’unico medico per i 1142 condannati a morte e lei la sola a fargli da infermiera, e quello in Danimarca. Qui vi arrivarono nel 1945, le cose si misero subito bene: si sistemarono da un’amica di Céline, lui scriveva e Lucette dava lezioni di danza, tra le sue allieve la nipote di Goering che in quel periodo era sposata con il figlio di un rabbino. Ma nel 1948, sempre in seguito ai problemi giudiziari di Céline, per tre anni furono costretti ad abitare in un capanno sul Baltico, vicino al porto di Korsør, in una baracca senza acqua corrente né elettricità, solo con un fornello e una stufa a torba.

Questi due esili sono vissuti molto male da entrambi. In questo periodo ciò che li salva è la presenza del gatto Bébert, unico appiglio ad una vita normale. Bébert infatti è considerato non un semplice animale ma un membro della famiglia: “Bébert, questo enorme gatto è morto a vent’anni a Meudon, ischeletrito. Si era rifiutato di rimanere con il droghiere di Sigmaringen. Preferiva morire di fame con noi.”

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Il libro termina con la descrizione degli ultimi anni a Meudon in cui, grazie alla vendita di due fattorie che Lucette possedeva in Normandia. acquistarono una casa nel 1951 in route des Gardes 25. In questo periodo Lucette continua la sua attività di insegnate di danza; ha clienti molto particolari tra cui Simone Gallimard, il cameriere di Maurice Druon, la moglie di Raymond Queneau e la sorella dell’attrice Judith Magre che aveva una relazione con Albert Camus. Proprio a quest’ultimo un giorno Lucette volle presentare Céline: “Lui [Camus] mi ha detto: È inutile, so cosa pensa di me.”

Nella lunga chiacchierata che Lucette concede a Véronique Robert emerge le figura di un uomo tormentato, da sempre solo contro tutti, da tutti detestato, continuamente in fuga. Un uomo spaventato, braccato dalla circostanze e perennemente sul punto di cedere. Sembra che Céline abbia sempre e solo avuto dalla sua parte Lucette e la forza della sua scrittura, che da sole hanno continuato a difenderlo dopo la morte. Ma probabilmente senza Lucette, Céline sarebbe rimasto solamente il dottor Destouches. Era lei il motore di tutto.

Il nodo centrale e contraddittorio di tutta la vita di Cèline, e cioè la pubblicazione dei tre libri antisemiti, viene liquidato brevemente da Lucette: “Questi pamphlet sono esistiti in un certo contesto storico, in un periodo particolare, e ci hanno portato, a Louis e a me, solo disgrazie. Ai giorni nostri non hanno più nessuna ragione di essere.”

Come si evince, “Céline segreto” è un libro pieno di aneddoti sulla vita di Lucette e Luis, un libro necessario che ci aiuta a comprendere al meglio la figura di un uomo contraddittorio, di questo diamante nero profondo come l’inferno che con la sua scrittura ha rivoluzionato la narrativa del Novecento.

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