Renzi l’Africano

Le parole di Matteo Renzi sulla crisi di Gaza: “Sosteniamo la proposta egiziana”. Nulla più. Cosa si nasconde dietro una formula che nessuno ha avuto la volontà di tradurre in termini concreti.

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2014/05/brecciaroli.jpg[/author_image] [author_info]Di Marcello Brecciaroli. Brasiliano di famiglia, romano di adozione e fondamentalmente marchigiano. Si dedica al videogiornalismo dopo aver sbattuto per sbaglio contro una telecamera in tenera età. Ha lavorato per Current TVLa7 e altre amenità. Ha scritto e diretto documentari e format televisivi. Lavora tra Roma e Rio de Janeiro. Funzioni vitali nella norma, reagisce agli stimoli.[/author_info] [/author]

renzi al sisi

 

5 agosto 2014 – Dopo circa dieci minuti di esposizione della strategia internazionale che intende mantenere, gli ascoltatori in platea e quelli collegati in streaming stanno ancora aspettando che Renzi pronunci la parola Palestina o Israele o Gaza. È il 31 luglio e l’Assemblea del PD aspetta di ascoltare come il presidente schiverà l’argomento: quali saranno le felpate parole che tutti i partecipanti dovranno imparare come un mantra per eludere eventuali domande in merito? Cosa avrà partorito lo staff della comunicazione di Renzi?

Mentre tutti si chiedono questo (nessuno si aspetta davvero che Matteo commenti in modo serio l’aggressione israeliana a Gaza), Matteo parla della Libia, del suo viaggio in Mozambico, dell’Ucraina, del suo viaggio in Mozambico, dell’importanza del semestre Europeo e del suo viaggio in Mozambico.

E poi eccolo, finalmente, proprio prima che le palpebre dei compagni seduti in platea si chiudano, il riferimento tanto atteso alla strage a Gaza: “Per l’Italia l’unica strada da seguire è la proposta egiziana”. Punto.

Matteo continua a parlare e la platea si aspetta che prima o poi il discorso ritorni su Gaza, o su Israele, sulla questione più accesa del momento insomma! Niente. Matteo se ne va via dritto e non ritorna più.

Non risponde ai grillini che in parlamento hanno avanzato un’interrogazione in merito, non risponde all’opinione pubblica che si mobilita nelle piazze in ogni Comune d’Italia, non risponde al suo partito che a dire la verità non gli chiede un granché. Per Matteo tutto ciò che c’è da fare per Gaza è seguire la “Proposta Egiziana”. A livello comunicativo la cosa funziona parecchio, Matteo sa benissimo che nessuno sa cosa c’è scritto nella proposta egiziana, che nessun giornale si è preso la briga di parlarne in modo analitico o semplicemente di tradurla. Inoltre siccome è “egiziana”, di un Paese arabo insomma, molti pensano che non sia così sfacciatamente a favore di Israele, l’Egitto, in fin dei conti, con Israele ci ha fatto anche la guerra!

Chiariamolo subito: appoggiare la proposta egiziana vuol dire appoggiare la proposta più filo israeliana che ci sia. Neanche gli Stati Uniti hanno osato proporre ua cosa simile, la proposta del segretario di stato americano John Kerry prevedeva infatti l’apertura dei valichi e persino l’apertura di un porto commerciale a Gaza che avrebbe di fatto spezzato il rigido embargo che Gaza affronta dal 2007. Il governo israeliano si è dichiarato “inorridito” alla proposta di Kerry mentre ha abbracciato con gioia quella egiziana.

La proposta egiziana è composta da tre miseri e generici punti dove si chiede semplicemente alle parti di smettere di combattere per favorire ulteriori negoziati. Non si fa riferimento alle vittime civili di Gaza, non si fa riferimento a nessuna delle richieste palestinesi ed è per questo che piace tanto a Israele.

al sisi cartoon

 

Dire che si è a favore della proposta egiziana non vuol dire assolutamente niente perché la proposta egiziana è la semplice richiesta ad Hamas di una resa incondizionata. La proposta egiziana va incontro alla maggior parte delle richieste israeliane e a nessuna di quelle palestinesi.

L’Egitto è governato dal generale Abd al-Fattah al Sissi che ha rovesciato con un colpo di Stato il governo di Morsi e dei Fratelli Musulmani. Da allora nel Paese è iniziata una violenta caccia all’uomo contro i Fratelli Musulmani. Considerando che Hamas è una formazione che nasce direttamente dai Fratelli Musulmani si capisce bene che non sia certo l’Egitto il miglior e più imparziale negoziatore oggi giorno. Per Renzi la miglior proposta in campo è quella di un Paese che perseguita al suo interno i membri del partito più vicino ad Hamas.

L’Egitto di Al Sissi è oggi molto più interessato a liberarsi delle opposizioni interne che non di Israele, per consolidare il proprio potere Al Sissi si è trovato ad avere lo stesso nemico di Israele, i Fratelli Musulmani e Hamas. L’Egitto che non dichiara bancarotta solo grazie agli aiuti economici americani, l’Egitto che imprigiona e uccide i Fratelli Musulmani, l’Egitto che garantisce a Israele il blocco dei migranti che provano a valicare i suoi confini, l’Egitto che chiude il valico di Rafah contribuendo tanto quanto Israele alla morte per assedio di Gaza. Questo Egitto e la sua proposta per Matteo Renzi sono l’unica via.

La Palestina oggi non ha più amici neanche tra i Paesi arabi. Giordania, Marocco, Arabia Saudita, tutti gli alleati dell’Egitto nel mondo arabo insomma, sono più impauriti dai movimenti religiosi che hanno all’interno che non da Israele. L’Egitto è comunque il meno adatto a proporre qualsiasi cosa e la proposta egiziana è stata recepita da molti osservatori come un modo per far capire esplicitamente ad Hamas che oramai ha tutti contro.

Quello che Renzi intende dire quando appoggia la proposta egiziana è in realtà: “Non posso dire che appoggio esplicitamente Israele perché se no poi l’elettorato magari si agita, quindi dico che appoggio l’opzione più favorevole a Israele, la proposta egiziana appunto, perché tanto voi cosa c’è davvero scritto non ve lo andate a leggere”.

 

 

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