La ripresa della guerra tra Israele-Gaza

L’esercito torna nella Striscia e lancia nuovi raid su Gaza City. La tregua è finita: Hamas non ha voluto prolungarla

tratto da Ispi

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9 agosto 2014 – Mentre al Cairo continuano le trattative tra israeliani e palestinesi per giungere a un più ampio accordo di cessate il fuoco, la tregua di 72 ore entrata in vigore martedì 5 agosto è terminata senza un’intesa tra le parti. Hamas ha annunciato che non prolungherà ulteriormente il cessate il fuoco di 72 ore con Israele motivando la decisione con il rifiuto di Tel Aviv ad accettare le loro richieste – la costruzione di un porto e di un aeroporto, l’apertura dei valichi di frontiera del Sinai e la liberazione dei prigionieri palestinesi in Israele e la smilitarizzazione della Striscia di Gaza. Fonti egiziane e palestinesi rimaste anonime e citate dal quotidiano governativo egiziano Al-Ahram confermano che i punti di divergenza maggiore nelle trattative al Cairo sono sorti nella mancata accettazione palestinese della clausola di disarmo di Hamas e degli altri gruppi islamisti coinvolti nella crisi. Il tema della smilitarizzazione della Striscia era la condizione primaria posta da Israele per porre fine all’embargo di Gaza.

Il ministro dell’Economia israeliano Naftali Bennett del partito di destra nazionalista Jewish Home ha chiesto al premier di ritirare la propria delegazione al Cairo a causa dell’intransigenza di Hamas. Intanto sono ripresi i lanci di razzi verso il Sud dello stato ebraico. L’esercito israeliano ha denunciato il lancio di 10 razzi dall’alba dell’8 agosto, quindi ben prima della fine del cessate il fuoco. Il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Moshe Ya’alon hanno ordinato all’esercito israeliano di rispondere “con forza” al lancio di razzi Qassam riprendendo i raid aerei su Gaza City e colpendo gli obiettivi sensibili nella Striscia. Parallelamente Ya’alon ha richiamato nuovamente le truppe di terra verso la Striscia di Gaza.

Intanto il bilancio ufficiale della crisi recita numeri impietosi. Secondo i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, l’International Institute for Strategic Studies, l’Institute for National Security Studies, l’ufficio palestinese delle statistiche e l’agenzia stampa francese Afp, ripresi in un report dal quotidiano francese Le Monde recitano nel seguente modo:

  • Il numero di palestinesi uccisi è di 1.814, dei quali 1.312 civili (412 erano bambini).
  • Gli israeliani uccisi in un mese sono 67, 3 dei quali erano civili.
  • Gli obiettivi militari attaccati da Israele sono stati 4.760.
  • Da Gaza, invece, sono partiti 3.360 razzi diretti verso Israele.
  • Di questi 3.360, 578 sono stati intercettati dal sistema Iron Dome, mentre gli altri 2.650 hanno toccato il suolo israeliano.
  • I soldati israeliani impiegati sono stati 176.500.
  • I riservisti richiamati, invece, sono stati 86.000.
  • 20.000 sarebbero stati invece gli uomini di Hamas impiegati nei combattimenti.
  • I membri delle brigate di Al-Quds della Jihad islamica che si sono uniti alla lotta sono stati 8.000.
  • Il numero degli sfollati interni è di 267.970 e gran parte dei quali stabilitisi nelle strutture delle Nazioni Unite.
  • I costi complessivi dell’operazione militare israeliana nella Striscia ha superato i 3 miliardi di dollari.
  • Il bilancio dei danni provocati da un mese di offensiva militare a Gaza è stimato intorno a una cifra compresa tra i 4 ed i 6 miliardi di dollari.

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