Un giovane calciatore palestinese ucciso durante una protesta in Cisgiordania
di Christian Elia
@eliachr
1 settembre 2014 – La foto che vedete è del 27 maggio 2014, riporta il quotidiano israeliano Haaretz. Di spalle, l’immarcescibile padre – padrone della FIFA, la federazione mondiale del calcio, Sepp Blatter.
Di fronte a lui il 19enne Mohammed al-Qatari, promessa del calcio. Palestinese, però. E questo, nel mondo delle promesse del calcio e di tutte le altre promesse di un futuro migliore, fa una grande differenza.
Perché se sei una promessa del calcio in Italia o in Brasile, gli sponsor ti braccano già da bambino, gli agenti ossessionano i tuoi genitori per strappare una procura, gli osservatori dei grandi club relazionano sul tuo talento ai loro superiori.
Se, invece, sei una promessa del calcio in Palestina, magari ti ammazzano a un check-point. Così è stato e Mohammed non potrà mantenere la sua promessa di diventare una stella del calcio. Perché un soldato israeliano lo ha freddato con un fucile mitragliatore.
Mohammed, che calcio o non calcio resta un ragazzo palestinese, partecipa a una manifestazione di protesta. Per cose? Scegliete voi: apartheid di fatto, muro che toglie terra e acqua ai palestinesi, colonie illegali, detenzioni extra giudiziarie, anche di minorenni, il massacro di Gaza.
Finisce per non essere più importante. Si protesta, però. Non si è ancora arrivati a una silente sottomissione allo status quo dell’occupazione che in Cisgiordania dura dal 1967.
Mohammed, come milioni di altri palestinesi, è nato in un campo profughi, quello di al-Amari, nei pressi di Ramallah. Rabbia, disperazione, una vita dura. Protestare, come unica forma di autostima. Un sasso, dicono le fonti militari israeliane, nella mano, pronto per essere lanciato contro i militari d’Israele. Questo è bastato, in pochi secondi, a un suo coetaneo per giudicarlo, condannarlo e giustiziarlo.
Non sapremo mai se Mohammed avrebbe mantenuto le sue promesse di giovane talento del calcio, ma di sicuro sappiamo che nessuno è stato in grado di mantenere la promessa di una vita normale per i palestinesi.
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