Ucraina e surrealismo da rivoluzione

Andrei Kurkov, autore di Diari Ucraini, al Festivaletteratura di Mantova

 

di Christian Elia, da Mantova
@eliachr

 

8 settembre 2014 – “Il mondo è debitore con l’Ucraina di due concetti: il masochismo e l’anarchia. Il primo è dovuto al romanzo Venere in pelliccia, di Leopold von Sacher-Masoch, nato a L’viv, il secondo al primo esercito di anarchici, formatosi a Poltava nel 1917. Ecco, per capire l’Ucraina, è importante sapere che doni ha fatto al mondo”.

Sguardo severo da scrittore d’altri tempi, barba austera, Andrei Kurkov – al di là del suo aspetto serioso – maneggia l’ironia con maestria. Nei suoi 18 romanzi, infatti, l’humor nero è il filo conduttore, una satira sottile dalla quale però, come spiega al giornalista Valerio Pellizzari che lo intervista, si è allontanato per questi Diari ucraini, ultimo libro dedicato alla rivoluzione nel suo Paese.

Un punto di vista di prossimità, quello di questa raccolta di fatti e di aneddoti, “episodi vissuti sulla mia pelle, da cittadino di Kiev che vive a pochi metri da piazza Maidan, che per notti intere si alzava tre, quattro volte, per controllare la situazione, correndo appena possibile a guardare con i miei occhi”.

 

ANDREJ KURKOV

 

Un racconto in tempo reale, quasi in diretta. “Questa è una ‘guerra ibrida’. L’ho definita così fin dall’inizio degli scontri, perché è come se a novembre 2013 fossero iniziati due conflitti: uno per strada, l’altro in internet”, spiega Kurkov. “Due campi di battaglia: in uno la violenza si dispiegava fisicamente, nell’altra correva a colpi di video e di fotografie. Tutti facevano video e foto, gli uni contro gli altri, in una schedatura di massa per identificare l’avversario. Tutto questo, in un secondo, si riversava in rete. La mia stessa famiglia è stata minacciata, un amico dei servizi di sicurezza è venuto a casa e ha fotografato chi aveva tentato di entrare a casa mia, mettendoli in fuga”.

Una tensione che a Kurkov ha ispirato la felice definizione di ‘surrealismo da rivoluzione’. “E’ una tradizione, che ci accompagna dai tempi dell’Urss. Tutto è surreale: le dichiarazioni della Timoshenko come i precedenti penali di Yanukovich. Noi stiamo nel mezzo, vivendo una normalità fatta di elementi surreali, almeno per quelli che sono i nostri metri di giudizio. Volete sapere se Maidan nasce per la volontà popolare di aderire all’Unione Europea? Direi che nasce dalla volontà di cambiare questo stato di cose surreale, dove la corruzione era l’unico motore della vita quotidiana. Diciamo che più che all’Ue si ambisce a una sana, normale, stereotipata corruzione alla francese o all’italiana”, spiega lo scrittore russo, beffardo.

Già, russo. Perché nella divisione netta alla quale i media occidentali sottopongono l’Ucraina, una vita come quella di Karkov si infila di traverso. Nato a San Pietroburgo, all’epoca Leningrado, si trasferisce con la famiglia a Kiev seguendo il padre pilota – collaudatore della mitica Antonov, la fabbrica sovietica di aeroplani. “Non mi definisco su base etnica, mi definisco su base personale. Come tutti. Non mi definisco neanche su base linguistica, perché in Ucraina il 78 percento della popolazione parla russo, l’80 percento dei giornali viene stampato in russo, addirittura il 90 percento dei libri. I rifugiati della regione del Donbass, i bambini, hanno iniziato l’anno scolastico in fuga dalla guerra a Kiev, ma parlano solo russo. Non è mai stato un conflitto etnico, ma identitario. Per il Donbass, regione industriale dell’epoca sovietica, il legame con la Russia è fortissimo, almeno quanto quello della parte occidentale del Paese lo sente con l’Europa. Ma non è questo a determinare divisioni adesso, quanto le violenze e la propaganda. La fabbrica degli Antonov, a Kiev, esiste ancora. Ma è un residuo insignificante del passato. Ecco, io da cittadino di Kiev, non sogno il ritorno dell’Antonov ai fasti del passato, sogno una nuova azienda, moderna e che guardi al futuro, composta da tutti gli ucraini. Credo che sia una buona metafora per l’Ucraina di oggi, mentre molti son rimasti legati al passato”.

Una divisione che non è etnica, e per Karkov non è neanche geografica. “Si semplifica tagliando il conflitto su una direttrice est-ovest, ma vorrei capovolgere questo punto di vista, riscoprendo una coordinata antropologica che va da nord a sud, dalla Lituania che è stata un grande Paese dell’area, fino a Costantinopoli, da cui mille anni fa è giunto i cristianesimo in Ucraina. Bisogna rovesciare e ripensare le categorie nelle quali in Europa o in Russia si è blindato il conflitto. Per uscirne tutti insieme”.

 

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