Belluscone, una storia siciliana

Recensione dell’unico film italiano premiato a Venezia

di Irene Merli

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9 settembre 2014 – L’unico film italiano premiato in un festival dove molte opere nostrane sono state apprezzate da critica e pubblico, è l’amaro, disperante, grottesco ritratto di una città (l’amata-odiata Palermo dell’autore) che si fa microcosmo delle tendenze più autodistruttive del Belpaese allo sbando. L’ultima fatica del regista siciliano è infatti un mosaico di fatti e di maschere illuminato dalla tragicomica luce della disfatta e della paralisi. Di un autore cinematografico, anzitutto. E dell’intera folla di personaggi da lui raccontati.

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Ma facciamo un passo indietro. Il critico Tatti Sanguineti si sposta da Roma a Palermo sulle tracce del progetto di un film di Franco Maresco, da tempo arenato, sul legame tra il fenomeno Berlusconi e certa in-cultura siciliana. Protagonisti della storia mai finita sono Ciccio Mira, impresario di cantanti neomelodici ed unico personaggio fotografato in un bianco e nero da Cinico Tivù, alcuni pezzi da novanta della sua scuderia tutti rigorosamente innamorati del signor B. (in particolare due ragazzi che cantano nelle piazze “Vorrei conoscere Berlusconi” ), volti noti come quelli dell’ineffabile Dell’Utri e di Ficarra &Picone nell’ inedito ruolo di pacieri tra le litigiosi

La macchina da presa si sposta dal pubblico degli spettacolini di piazza dedicati al boss di quartiere ai volti celati di pentiti eccellenti, dagli strepitosi spezzoni di materiale di repertorio su Berlusconi alle trasmissioni pop condotte da Ciccio Mira in cui manda pacchi di saluti agli “ospiti dello Stato” (leggi carcerati di mafia), a sua insaputa cifrati, dalle immagini sulla gioventù bene palermitana al siparietto di Renzi da Maria De Filippi.

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Ne risulta una realtà frammentata e assolutamente lunare per chi non vive nella terra bella e disgraziata di Tomasi di Lampedusa. Ma questo film, per essere davvero capito, più degli altri dev’essere visto. I motivi? Potremmo descrivervelo a lungo senza riuscire a restituirne tutta la grottesca complessità, gli infiniti rimandi. E soprattutto sono le immagini, in “Belluscone”, a parlare da sole. Tragicamente. Amaramente. Basti pensare a quella in cui Dell’Utri parla seduto su un trono da palcoscenico, come un principe, pronto a fare pazzesche rivelazioni su Berlusconi prima che l’audio si interrompa per sempre per un guasto tecnico. O le improbabili facce dei partecipanti degli spettacolini, che gridano “a noi ci piace la mafia!”.

Nel finale, è lo sconsolato volto di Ciccio Mira, perseguitato dalla jella come  il regista del film incompiuto,  a rivolgere un mestissimo consiglio ai giovani siciliani.

“Belluscone, una storia siciliana”. Di Franco Maresco, con Ciccio Mira, Erik, Tatti Sanguineti, Vittorio Ricciardi. Premio Speciale della Giuria Orizzonti ( festival di Venezia, 2014).

 

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