Una storia nella storia

Recensione del nuovo libro di Daniele Biacchessi e il racconto di come è nata la collaborazione con Gaetano Liguori e i Gang sul testo.

di Agostino Matranga

 

15 settembre 2014 – Daniele Biachessi attraversa la storia del ’900 con il suo Giovanni e Nori una storia d’amore e di Resistenza. Un libro che oltre ad essere una testimonianza su Giovanni Pesce, medaglia d’oro al valor militare, uno dei protagonisti della lotta partigiana, è anche documento storico, articolato e preciso nei riferimenti, sugli eventi più importanti che hanno caratterizzato questo secolo della storia d’Italia.

Quella di Giovanni Pesce è una vita straordinaria. Il padre Riccardo è un antifascista che non ne vuole sapere di prendere la tessera del partito e per questo, per ragioni di sicurezza – in un’ Italia devastata dalla violenza fascista – è costretto ad emigrare in Francia. Si fermerà a La Grand’ Comb, un distretto minerario delle Cévennes, nel quale il giovane Giovanni viene a contatto con la dura realtà dello sfruttamento. Appena quindicenne si iscrive al Partito Comunista Francese e in una trasferta a Parigi assiste a un comizio di Dolores Ibarruri, la pasionaria. È un accorato appello alle forze democratiche per arruolarsi nelle Brigate Internazionali: i nazionalisti di Franco hanno scatenato una guerra civile contro il governo repubblicano democraticamente eletto dal popolo spagnolo. Tutto il Paese trema di indignazione – aveva detto la pasionaria all’inizio della guerra civile – di fronte a questi banditi che vogliono affondare la Spagna democratica e popolare in un inferno di terrore e di morte. Ma no pasaràn. La storia nel breve termine non le darà ragione, ma certo con la guerra di Spagna si gettano le basi per la coscienza democratica europea che, a lungo termine, la ragione, la conquisterà con la forza delle armi.

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Giovanni ha diciotto anni, è troppo giovane per combattere ma basta un passaporto contraffatto ed ecco: di anni ne ha venti ed è abile e arruolato. Sempre in prima linea, partecipa alle battaglie più importanti e viene più volte ferito. Quando, nel 1940, ritorna in Italia viene arrestato dalla polizia fascista e condannato a cinque anni di confino a Ventotene. Se la guerra di Spagna è il suo battesimo del fuoco, Ventotene sarà per lui la sua università politica. Nell’isola infatti è presente il for fiore dell’intellighenzia che si oppone al regime. I comunisti: Amendola, Secchia, Di Vittorio, Terracini e tanti altri; ma anche socialisti come Sandro Pertini, esponenti di Giustizia e Libertà come Ernesto Rossi, Riccardo Bauer, vari militanti anarchici. Nel 1941, in piena Seconda Guerra mondiale, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni scrivono il documento, noto come “Manifesto di Ventotene”, Per un Europa libera e unita, in cui sul modello americano, la federazione degli Stati d’Europa viene indicata come l’unica soluzione per la salvezza della civiltà europea. L’isola è piccola, ma le idee erano grandi.

GAETANO LIGUORI: ECCO COME ABBIAMO LAVORATO A GIOVANNI E NORI

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Quando mi propose la storia di Giovanni Pesce e le sue mirabolanti avventure di antifascismo militante , mi interessai subito alla figura del leggendario comandante “Visone”.
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Nell’agosto del ’43, dopo l’arresto di Mussolini, Pesce e gli altri confinati lasciano l’isola per ritornare sul continente. E dopo l’otto settembre comincia la guerra partigiana, quella alla luce del sole, fatta di appostamenti, agguati, attentati, fughe, morti. Pesce è subito uno dei protagonisti: prima a Torino a capo dei Gap (Gruppi di azione Patriottica) dove organizza una serie impressionante di attentati; e dopo, quando a Torino l’aria per lui si fa troppo pesante, a Milano, sempre a capo dei Gap. Qui conosce Nori: la più bella delle sue staffette. Tra i due nasce un amore che durerà una vita, con una drammatica interruzione: quando una spia tende una trappola a Giovanni e questi, impossibilitato ad andare all’appuntamento perché impegnato nella liberazione di un compagno ferito e ricoverato al Policlinico, manderà Nori in vece sua. Arrestata, torturata, e deportata a Bolzano dalle SS, Nori non svelerà mai dove i nazifascisti possono trovare Pesce.

Il libro di Biachessi non si conclude con la Liberazione, prosegue fino ai nostri anni sviluppando una cronistoria, ricca e dettagliata, dell’Italia del dopo guerra riportando anche pagine oscure della Resistenza – una guerra civile non può essere immune da regolamenti di conti anche vergognosi – ma da cui emerge sempre limpida la figura del comandante Giovanni Pesce che ha messo a disposizione della libertà la sua vita di combattente.

Molto interessante, l’ultima parte del libro che documenta i fatti più rilevanti degli ultimi cinquanta anni del secolo. Letti così, uno di seguito all’altro, fanno una certa impressione; un dato per tutti: nel 1969, dal 3 gennaio al 12 dicembre, giorno della strage di piazza Fontana, sono 145 le bombe che insanguinano e devastano le strade d’Italia. Una ogni tre giorni. Di queste 96, hanno accertato i tribunali, sono di matrice fascista.

Di Giovani Pesce ho un ricordo personale: un’assemblea all’università Statale, in una grande aula con i banchi disposti a gradoni. Quando Giovanni entrò, ci alzammo tutti in piedi e urlavamo slogan e battevamo le mani. Poi lui alzò in alto il pugno nel saluto comunista e tutti noi rispondemmo, quindi gli applausi terminarono di colpo. Giovanni allora abbassò il braccio facendogli fare un piccolo semicerchio – come a dire: ci siamo salutati abbastanza. E subito fu silenzio e Pesce cominciò a parlare.

 

Daniele Biachessi, Giovanni e Nori una storia d’amore e di Resistenza, Laterza euro 16

 

 

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