Alba, due novembre 1944

Percorsi urbani e multimediali per Beppe Fenoglio, a settant’anni dai 23 giorni di Alba

 

di Giulia Bondi e Alessandro Ingaria

 

2 novembre 2014 – “Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell’anno 1944”. Un incipit secco e fulminante. Una scrittura dura e arida come la terra di Langa. Essenziale, secca, dannatamente umana. Tanto diretto quanto fastidioso lo stile di Fenoglio, almeno per i suoi contemporanei. Ma di tante narrazioni di quei 23 giorni della città di Alba, sono le parole di Fenoglio che l’hanno resa immortale; eroica e cialtrona al tempo stesso, scalcagnata e carnevalesca. C’è un Paese intero in quelle pagine e nelle asciutte parole del racconto: “Allora le guardie del corpo serpeggiarono in quel gruppo chiedendo tra i denti: – Ohei, perché non battete le mani? – Le batterono tutti e interminabilmente nonché di cuore.”

E’ Il racconto che Beppe Fenoglio (partigiano e scrittore, 1922-1963) dedicò ai “Ventitre giorni della città di Alba” all’interno dell’omonima raccolta pubblicata da Einaudi nel 1952. All’incipit formidabile fanno seguito decine di immagini potentissime e antiretoriche che hanno contribuito a far passare questo episodio della Resistenza italiana alla letteratura oltre che alla storia: dai postriboli della città le cui “otto professioniste quel giorno e nei giorni successivi fecero cose da medaglia al valore” alle partigiane che, davanti all’ordine dei comandi che “restassero assolutamente sulle colline”, li avevano “mandati a farsi fottere e s’erano scaraventate in città!!!”.

Settant’anni dopo quell’esperienza, il Centro studi Beppe Fenoglio e Twletteratura hanno lanciato in rete, con l’hashtag #23giorni, una campagna, alla quale ha aderito anche Q Code Magazine dal suo profilo Twitter , per la riscrittura collettiva di un racconto dello scrittore.

Beppe Fenoglio

Rende omaggio a Fenoglio e ai suoi luoghi anche Cityteller, applicazione per smartphone che si definisce “mappa geo-emozionale delle città attraverso i luoghi dei libri condivisi dagli utenti”.

Una trentina i luoghi dedicati a Beppe Fenoglio nell’applicazione, di cui cinque rimandano ai brani dei “Ventitre giorni della città di Alba”: il civico collegio convitto, via Maestra, il Municipio, il fiume Tanaro  e piazza Umberto I. Altri itinerari guidati sui luoghi fenogliani li mette a disposizione sul suo sito il Centro studi Fenoglio.

Per chi non riesce a muoversi da casa e preferisce un percorso multimediale godibile dal proprio divano, c’è il documentario di Guido Chiesa “Una questione privata. Vita di Beppe Fenoglio” (1998).

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Oppure, il breve omaggio realizzato nel 2009 dal programma di Rai Tre “Figu”

 

 

E ancora l’intervista nella quale gli autori del collettivo Wu Ming celebrano l’influenza che lo scrittore ha avuto sul loro percorso, sul sito della Wu Ming Foundation.

Erano iniziati con un accordo, i ventitre giorni:

“Ai primi d’ottobre, il presidio repubblicano, sentendosi mancare il fiato per la stretta che gli davano i partigiani dalle colline (non dormivano da settimane, tutte le notti quelli scendevano a far bordello con le armi, erano esauriti gli stessi borghesi che pure non lasciavano più il letto), il presidio fece dire dai preti ai partigiani che sgomberava, solo che i partigiani gli garantissero l’incolumità dell’esodo. I partigiani garantirono e la mattina del 10 ottobre il presidio sgomberò.”

E con un tentativo, fallito, di accordo, finiscono.

“Fu un lunghissimo parlamentare che fece crescer la barba alla scorta, ma alla fine si restò come se niente fosse stato detto. I fascisti non vollero dire che non avevan voglia di riprendersi Alba con la forza, i partigiani non vollero dire che non si sentivano di difenderla a lungo, e da queste reticenze nacque la battaglia di Alba.”

La battaglia si consuma, ma quel giorno, scrive Fenoglio,

“a Dogliani che è un grosso paese a venti chilometri da Alba, c’era la fiera autunnale e in piazza ci sarà stato un migliaio di partigiani che sparavano nei tirasegni, taroccavano le ragazze, bevevano le bibite e riuscivano con molta facilità a non sentire il fragore della battaglia di Alba. Che così fu perduta alle ore due pomeridiane del giorno 2 novembre 1944.”

E, infine,  nel racconto è conservata l’epigrafe funebre di Fenoglio stesso, che troppo presto venne incisa, per sempre, a sua memoria,

“Sempre sulle lapidi, a me basterà il mio nome, le due date che sole contano, e la qualifica di scrittore e partigiano”.

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