Vittime di ieri, muri di oggi

In occasione dei 25 anni dalla caduta del muro di Berlino,
la provocazione di un colletivo di artisti tedeschi.
Per i migranti, contro la Fortezza Europa

I volti di migranti e profughi africani. E i nomi di cittadini della Germania dell’Est. I primi che rischiano la vita provando ad oltrepassare i muri che difendono l’Europa di oggi. I secondi che la vita l’hanno persa tentando di valicare il muro che divideva l’Europa ancora venticinque anni fa. È con questo accostamento, provocatorio e controverso, che il Zentrum für Politische Schönheit (Zps) ha celebrato, a modo suo, l’anniversario della caduta del muro di Berlino.

Il collettivo di attivisti, il cui nome in italiano sarebbe Centro per la bellezza politica, è partito in anticipo rispetto al venticinquennale che ricorre oggi. Lunedì, alcuni suoi membri hanno rubato le 14 croci bianche che, poste sulle rive della Sprea di fronte al parlamento tedesco, ricordavano le persone uccise mentre cercavano di lasciare la Germania dell’Est.

Le croci, spiega Zps in un video, sono state «salvate dalle cerimonie ufficiali» perché Berlino «non è più un luogo dove commemorare». Il motivo? «Le vittime dei muri oggi sono ai confini esterni dell’Unione Europea».

Se, infatti, sono stati centinaia e centinaia i tedeschi morti durante i ventotto anni del Muro di Berlino (138 nella sola capitale, come spiega Il Mitte), molti di più sono i migranti non arrivati vivi all’interno della Fortezza Europa: secondo le stime più recenti, negli ultimi quattordici anni, sarebbero almeno 23mila.

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Gli spazi vuoti dove erano posizione le croci rubate dal collettivo Zps – politicalbeauty.de

Per questo, gli attivisti di Zps hanno deciso di far riapparire il bottino del loro furto proprio laddove l’Ue, oggi unita, ha innalzato nuovi muri. Alcune delle croci sono state fotografate sul filo spinato che a Lesovo, in Bulgaria, segna il confine Ue con la Turchia, là dove spesso i profughi in fuga dalla Siria o dall’Afghanistan vengono respinti in modo illegale e violento.  Altre croci invece sono state portate in territorio marocchino, nelle vicinanze dell’enclave spagnola di Melilla, e sono state consegnate ai migranti africani che tentano quotidianamente di superare le alte barriere presidiate dalle forze dell’ordine iberiche o che muoiono in mare cercando di aggirarle.

Il tutto è stato documentato e diffuso on line, per far riflettere, sensibilizzare e provocare, spingere i cittadini europei a chiedersi, in un una giornata storica come quella di oggi: «sono davvero questi i confini di un continente sicuro e pietoso?».

Un quesito lanciato in rete insieme ad un appello, quello a contribuire ad una raccolta di crowdfunding per abbattere, non solo simbolicamente, i muri della Fortezza Europea. Gli attivisti di Zps, infatti, con gli oltre 30mila euro raccolti in meno di una settimana, hanno noleggiato dei pullman, hanno comprato delle cesoie e sono partiti ieri da Berlino alla volta del confine bulgaro dell’Ue per tagliare simbolicamente la rete che impedisce ai migranti di arrivare sani e salvi nel nostro continente.

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Un momento del viaggio di Zps verso il confine bulgaro dell’Ue – facebook.com/politische.schoenheit

A prescindere dal risultato della missione, raccontata in diretta sulla pagina Facebook del collettivo e strettamente sorvegliata dalle forze dell’ordine, l’operazione di Zps ha creato dibattito, in Germania e non solo. Il quotidiano berlinese Die Tageszeitung, per esempio, gli ha riservato la prima pagina, mentre ne hanno scritto anche Guardian, Wall Street Journal e Der Spiegel, che proprio al controllo dei confini continentali ha dedicato un lungo approfondimento.

Tante anche le polemiche, cui il Centro per la bellezza politica non è nuovo. Gli attivisti già si erano fatti conoscere per aver inscenato, pochi mesi fa, un finto programma governativo di adozione per i bambini siriani e per aver proposto la creazione di un monumento per ricordare la strage di Srebrenica, con una grande scritta Un e centinaia e centinaia di scarpe prese dalle fosse comuni della cittadina bosniaca.

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Sempre vicino a Melilla, un gruppo di migranti con una delle croci – politicalbeauty.de

Questa volta, a destare scalpore, è stata la rimozione delle croci al centro della performance di Zps, le Weisse Kreuze, come sono conosciute in Germania. La polizia della capitale sta indagando per accertare le reali responsabilità del furto mentre molto duro è stato il commento all’accaduto da parte del direttore della Berlin wall foundation. «Quelli che chiedono più rispetto per la dignità degli esseri umani, un principio che sosteniamo senza riserve – ha dichiarato Axel Klausmeier –, dovrebbero anche rispettare la dignità delle vittime del muro di Berlino».

 

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