Nemesis calabrese

Un bando rivolto a venti giovani laureati calabresi per formarli alla rivalutazione dei beni confiscati alla ‘ndrangheta. Durerà due anni e vedrà la nascita di una cooperativa per gli enti e le scuole. L’intervista a Francesca Chirico, di stopndrangheta.it

 

di Patrizia Riso e Antonio Marafioti
@patriziariso      @AMarafioti

 

20 novembre 2014 – Beni confiscati e formazione professionale per i giovani calabresi sono i punti di forza del progetto “NEMESIS. Topografia delle mafie”, realizzato da Associazione SUD – stopndrangheta.it e Associazione Antigone – Osservatorio sulla ‘ndrangheta di Reggio Calabria.

Secondo i dati dell’Agenzia del Demanio, alla data del 1 ottobre 2012 in Italia vi erano 12.472 beni immobili ed aziendali confiscati, di cui 1748 solo in Calabria, la seconda regione per numero di beni immobili confiscati e la terza per numero di aziende.

Molti i beni confiscati calabresi e moltissimi i giovani qualificati che scelgono, o si trovano costretti, ad emigrare per cercare opportunità professionali in Italia o all’estero.

Foto_1

In questo contesto nasce l’idea del progetto «NEMESIS. Topografia delle mafie» che si propone di dare nuova energia al processo di riassegnazione dei beni sequestrati e confiscati alle istituzioni e alle realtà associative tramite la realizzazione di un percorso formativo di circa 22 mesi per 20 giovani professionisti calabresi, con un obiettivo finale preciso: il lancio di una cooperativa dedicata a fornire servizi agli enti che gestiscono i beni confiscati; a ideare e gestire percorsi didattici antindrangheta per giovani; a lanciare e promuovere percorsi turistici a sfondo etico.

Una prospettiva di lungo termine che si basa su principi quali la valorizzazione territoriale, il recupero degli spazi confiscati per la collettività e il contrasto alle mafie e alla loro presenza sul territorio. Valori troppo spesso dimenticati o reinterpretati in maniera poco concreta sotto la categoria formale di impegno per una « legalità fine a se stessa ». Il progetto NEMESIS è un passo concreto, un’opportunità da scoprire, specialmente in una regione come la Calabria dove da sempre – e con una certa facilità – si lamenta la carenza di occasioni di formazione professionale per i giovani. Q Code ha intervistato Francesca Chirico, giornalista di stopndrangheta.it

 

Partiamo dal concetto che dà il nome al bando “topografia delle mafie”. Ce lo puoi spiegare?

È un’idea che è anche un po’ una scommessa, perché ci lavoreremo per due anni. Si tratta di operare una mappatura dei beni confiscati nella provincia di Reggio Calabria, ma soprattutto tracciare una carta della Calabria con i ragazzi che saranno selezionati e che si formeranno per dar vita a una nuova cooperativa. Vogliamo riuscire a battere percorsi differenti che capovolgano i vecchi simboli del potere, come le ville confiscate e gli immobili dei mafiosi, e che raccontino un’altra storia, un’altra Calabria. Quindi topografia delle mafie in questo senso: leggere in quei beni non solo le caratteristiche economiche, ma anche quelle simboliche che rispondono a un’estetica del potere. Infine raccontare tutto come emblemi negativi che sono stati capovolti. Questa è in qualche maniera la scommessa che andremo a fare con questi ragazzi. A loro poi toccherà proseguirla con una nuova cooperativa.

Di che cosa si occuperà questa nuova cooperativa?

Abbiamo immaginato una serie di fronti che secondo noi sono abbastanza forieri di possibilità sul piano lavorativo. Un fronte riguarderà i servizi che questi ragazzi, una volta formati, potranno fornire a quelle associazioni e a quegli enti che pur essendo destinatari di beni si trovano a dover risolvere un numero infinito di problemi legati alla loro gestione. Un sistema pieno di ombre e di falle normative. Molto spesso le associazioni che si ritrovano con un appartamento assegnato dal Comune, non sanno da dove cominciare. Sul piano dei finanziamenti da trovare per rimetterlo in sesto capita, ad esempio, di avere in mano un appartamento che dal giorno della confisca a quello dell’assegnazione è rimasto chiuso vent’anni, o è stato danneggiato. Questi giovani saranno in grado di aiutare i beneficiari in questo tipo di percorso che può riguardare anche la progettazione del riutilizzo di questi beni.

Gli altri fronti d’azione?

C’è quello legato al potenziamento dell’offerta didattica legata a un bene già confiscato, ovvero la villa in cui si trova l’Osservatorio sulla ‘ndrangheta. Una villa alla periferia di Reggio in cui questi ragazzi saranno chiamati a lavorare con le scuole e con le associazioni e, dunque, creare dei percorsi sulla storia dei beni confiscati. Il terzo fronte riguarda la possibilità di creare dei pacchetti di percorso e di turismo etico. È un nuovo target dei viaggiatori che sono sì interessati al mare della Calabria, ma vorrebbero anche conoscere altro. L’idea è quella di creare dei percorsi che incrocino le bellezze naturalistiche e quelle culturali con la Storia della lotta alla ‘ndrangheta, con la storia dei luoghi simbolici e con le realtà positive che si stanno costruendo intorno alla provincia di Reggio. Luoghi che fino a dieci anni fa erano gli avamposti dello strapotere mafioso. La sfida è bella questi ragazzi avranno tanto da lavorare e noi provvederemo a formarli.

Chi sono gli specialisti che formeranno i ragazzi?

Il progetto unisce le forze dell’archivio Stop ‘ndrangheta a quelle dell’Osservatorio sulla ‘ndrangheta. Ci sono professionisti con una serie di competenze differenti proprio perché i ragazzi dovranno essere formati non solo sulla conoscenza dei beni confiscati sul territorio, ma anche sulla loro storia perché non si può progettare il futuro di un bene confiscato senza conoscerne il passato. Poi ci saranno tanti altri aspetti che riguarderanno la loro formazione, come l’apprendimento, sul piano burocratico, della costituzione della cooperativa. Mi preme dire una cosa in particolare, però.

Prego

Questo bando non è un’offerta di lavoro, ma un’occasione per costruirsi un lavoro. Questi ragazzi dovranno formarsi e sebbene la cooperativa nascerà alla fine di questi due anni, loro dovranno essere pronti a camminare sulle loro gambe. L’aspetto motivazionale è assolutamente fondamentale. A volte si tende ad associare il bando ai soldi e i soldi al lavoro sicuro. Non è così. Qui si chiede di investire su se stessi. Noi faremo del nostro meglio, ma ci vuole anche l’impegno dei ragazzi che parteciperanno.

Finora hanno risposto in molti?

Stiamo facendo di tutto per far circolare il bando nei vari circuiti, tra università e associazioni. Stanno rispondendo in molti anche se diversi di loro non hanno i requisiti per poter partecipare. Il bando è rivolto ai laureati entro i trent’anni residenti in Calabria. Ci siamo rivolti a specifiche competenze, vogliamo che la cooperativa venga costituita da persone con varie specializzazioni. La risposta è positiva e il bando rimarrà aperto fino al 30 novembre. Contiamo di partire da metà gennaio con il primo corso di formazione.

In quali paesi del reggino si trovano questi beni confiscati?

I beni ci sono in tutti i paesi della provincia di Reggio. Se vogliamo pensarla in termini quantitativi, ci sono dei comuni della provincia in cui il numero è più significativo di altri, anche in base alla dimensione del territorio o alla presenza più o meno storica della ‘ndrangheta. Si va dai numeri importanti di Gioia Tauro, parliamo di oltre cento beni confiscati, ai 67 di Rosarno. Reggio Calabria ne conta circa 250. Tutti i comuni della provincia hanno avuto almeno un bene confiscato.

Difficile essere più precisi?

La ricognizione dei beni confiscati in Italia è uno dei grandi dilemmi di questo Paese. L’ha sperimentato la stessa commissione parlamentare antimafia che ha avuto problemi ad accedere ai dati aggiornati. A intervenire su questo sistema sono più amministrazioni, da una parte ci sono i tribunali, dall’altra l’agenzia dei beni confiscati. C’è un incrocio di competenze che rende il sistema abbastanza farraginoso e complicato.

Lo Stato come vi ha aiutato a realizzare questo bando?

Noi abbiamo presentato un’idea progettuale. Il bando è completamente finanziato dal ministero delle Politiche giovanili che ha dato la possibilità di proporre dei bandi sul tema “giovani per la valorizzazione dei beni pubblici” con cui si chiedeva alle associazioni italiane di avanzare delle proposte che potessero incrociare le politiche giovanili con la valorizzazione dei beni pubblici. Abbiamo pensato di scrivere un progetto partendo dall’idea che si potessero soddisfare due bisogni: da una parte quello dei giovani laureati calabresi che dopo la laurea si preparano a prendere la valigia e partire; dall’altra il bisogno di questo sistema dei beni confiscati in Calabria di essere valorizzato dai calabresi in funzione di una conoscenza del territorio. Partire da queste due idee ci ha permesso di essere selezionati, insieme ad altri in tutta Italia, e quindi lo Stato è presente in questo senso. Ha accolto l’idea progettuale e la sta finanziando. Ora però tocca a noi e ai ragazzi raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.

.

Sosteneteci. Come? Cliccate qui!

associati 1

.

.

.



Lascia un commento