Una questione ancora irrisolta

#Italy4Palestine – 29 novembre: Giornata Mondiale di Solidarietà con il Popolo Palestinese

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/09/Ilaria_Brusadelli.jpg[/author_image] [author_info]Ilaria Brusadelli, classe 1986. Ha la testa fra le nuvole ma i piedi per terra. Giornalista, perché è una buona scusa per conoscere il mondo e fare domande[/author_info] [/author]

29 novembre 2014 – 29 novembre 1947. Da nove mesi gli inglesi hanno annunciato la decisione di andarsene da quello che era il territorio della Palestina sotto mandato britannico. Londra si arrende alla possibilità di trovare una soluzione al conflitto che si sta profilando nell’area e nel febbraio 1947 passa la questione della Palestina alle Nazioni Unite.

Il piano di spartizione dell'ONU, 1947

Il piano di spartizione dell’ONU, 1947

L’ONU ha solo due anni di vita e affida il futuro della Palestina all’UNSCOP – United Nations Special Committee for Palestine – i cui membri si trovano per la prima volta e senza esperienza a decidere le sorti di un territorio. La proposta (riportata dallo storico Ilan Pappé nel libro La Pulizia etnica della Palestina) che il Comitato fa all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite prevede:
– il 42% del territorio assegnato a 818.000 palestinesi per uno Stato che avrebbe incluso 10.000 ebrei
– il 56% del territorio assegnato a 499.000 ebrei per uno Stato che avrebbe incluso 438.000 palestinesi
– una terza parte costituita da un’enclave attorno alla città di Gerusalemme, corpus separatum sottoposta a un regime internazionale speciale abitata da 200.000 abitanti equamente divisi tra palestinesi ed ebrei.

Il piano di spartizione – che prevede un’unione economica – viene adottato dall’Assemblea Generale con la risoluzione 181.
La comunità araba respinge la soluzione, le motivazioni vengono riassunte così dallo storico palestinese Walid Khalidi: «La Popolazione nativa della Palestina, così come la popolazione nativa di qualunque altro Paese del mondo arabo, dell’Asia, dell’Africa dell’America o dell’Europa si rifiuta di spartire la terra con una comunità di coloni». Spartizione che concede più della metà del territorio agli ebrei che, al momento dell’approvazione, possiedono meno del 6% della terra e costituiscono circa un terzo della popolazione.

Rifiuto che convince la leadership ebrea ad accettare il piano nonostante abbia mire più ampie sul territorio perché ciò che ritiene fondamentale è il riconoscimento internazionale del diritto degli ebrei ad avere un proprio Stato in Palestina.

L'enclave nella zona di Gerusalemme, 1947

L’enclave nella zona di Gerusalemme, 1947

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29 novembre 2014

Ad oggi, dei due Stati previsti dalla risoluzione, solo uno, Israele, ha visto la luce pur con modalità e confini totalmente differenti da quelli previsti dall’ONU.

Il 29 novembre è anche quest’anno la Giornata Mondiale di Solidarietà con il Popolo Palestinese che tradizionalmente rappresenta un’opportunità per ribadire che la questione è ancora irrisolta e che il popolo palestinese deve ancora conseguire i propri inalienabili diritti così come sanciti dall’Assemblea Generale. Tra i tanti il diritto all’autodeterminazione senza interferenze esterne, il diritto a indipendenza e sovranità nazionali, e il diritto di ritorno alle proprie dimore e rientrare in controllo dei propri beni dai quali sono stati allontanati.

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anno_internazionale_solidarietà_palestina

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In Italia, da qualche anno, Pax Christi ha tessuto una ricca rete di realtà interessate a diffondere e sensibilizzare il dramma della Palestina soprattutto attraverso un grande Convegno Nazionale che si svolge proprio oggi a Lucca.

Questa la domanda che lanciano gli organizzatori: «Perché uno stato Palestinese deve ancora nascere?».

Nell’Anno Internazionale per la Palestina, la città toscana diventa il centro di un grande evento a dieci anni dalla condanna da parte dell’Assemblea dell’ONU della costruzione del Muro e dal lancio della Campagna “Ponti e non Muri”. Un’iniziativa che vuole rilanciare il ruolo della società civile internazionale, la lotta nonviolenta e l’impegno della Comunità internazionale per la Pace nella Giustizia che – oggi – è chiamata a passare dalla solidarietà ad un popolo alla legittimazione di uno Stato.

 

 


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