To exist is To Resist

#Italy4Palestine – 2 dicembre: dal 1988, il numero di Stati che ha ufficialmente riconosciuto la Palestina è arrivato a 134

 

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/09/Marco_Besana.jpg[/author_image] [author_info]Marco Besana, classe 1983. Gran sognatore. Gran viaggiatore. Giornalista perché è più facile raccontare gli altri che se stesso[/author_info] [/author]

2 dicembre 2014 – Tra le molte scritte che ricoprono di colore il grigio del muro che imprigiona Betlemme, una recita queste parole: “To Exist is To Resist”. “Esitere” come condizione unica e fondamentale per resistere all’occupazione, alle colonie, alle intimidazioni, allo sfruttamento della propria terra. “Esistere”. È soprattutto questa la battaglia di un popolo che da decenni viene schiacciato, privato dei suoi diritti fondamentali, continuamente messo alla prova. Di un popolo che i governi israeliani passati e presenti cercano prima di tutto di negare, di annullare agli occhi del mondo.

 

exist_resist

Betlemme

Ecco perché ogni riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina è importante. Perché contribuisce, almeno formalmente, a restituire dignità, a far emergere dal disconoscimento una terra e una popolazione. I riconoscimenti ufficiali non sono sempre sinonimi di una presa di posizione netta di fronte a pesanti e riconosciute violazioni dei diritti umani fondamentali (dalla limitazione della libertà di movimento alla detenzione amministrativa), ma negli ultimi vent’anni i Paesi che hanno deciso di considerare la Palestina “uno Stato” sono aumentati. E, contrariamente a quanto si possa pensare, sono ormai la maggioranza.

Dal 1988, l’anno di proclamazione dello Stato di Palestina da parte dell’OLP, il numero di Stati che ha ufficialmente riconosciuto la Palestina è arrivato a 134. Praticamente l’intera Africa e la quasi totalità dell’Asia e del Sud America. Più di metà dei governi di tutto il mondo – oggi – riconosce quindi alla Palestina il diritto ad esistere, il diritto ad avere una dignità, una voce, un peso equivalente a quello di tutti gli altri Stati.

 

 

Ad avere, ad oggi, rifiutato un riconoscimento ufficiale non è quindi la maggioranza del mondo, ma la maggioranza di quel mondo di cui noi facciamo parte. Di quel mondo così detto “occidentale”, guidato da Stati Uniti ed Europa, che per convinzioni, ragioni economiche, programmi politici o paure, nella questione israelo-palestinese non ha mai voluto interloquire con due soggetti posti allo stesso livello. Anche per questo il riconoscimento ufficiale della Svezia dello scorso ottobre può assumere un’importanza che va oltre la decisione in se stessa.

La Svezia è stato il primo grande membro dell’Unione Europea a riconoscere la Palestina come Stato (altri Stati dell’UE, come Polonia e Ungheria, lo hanno fatto prima di unirsi al blocco europeo). È quindi possibile, anche per chi è inserito in quella parte di mondo che non ha mai voluto fare questo passo, riconoscere lo Stato di Palestina. È possibile anche per l’Italia, che da primo Paese esportatore di armi dell’Unione verso Israele, potrebbe essere tra i primi a riconoscere l’esistenza di uno Stato Palestinese.

Altri Congressi e Parlamenti europei si stanno muovendo seppur, come nel recente caso spagnolo, con molti dubbi e diverse condizioni. Non basterà questo a dare pace alla terra di Palestina, ma la strada per darle un po’ di giustizia è tracciata e passa da quella parola, “Exist”, che dà forza ad un intero popolo.

 

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