L’ultimo minuto

Il nuovo libro dello scrittore brasiliano, Marcelo Backes, narra di  Yannick un uomo di frontiera, nato da padre russo e madre tedesca in quello stato brasiliano che più di tutti gli altri è di confine

Ogni storia ne contiene tante. In qualche modo ogni storia è tante storie. Dipende da chi la racconta e quando. Una storia raccontata da chi ha vissuto un fatto sarà diversa se verrà raccontata appena dopo o a distanza di decenni. Figuriamoci poi se chi la racconta è qualcuno che a sua volta l’ha sentita raccontare. Questo sovrapporsi di livelli del racconto è la struttura di base del nuovo libro dello scrittore brasiliano Marcelo Backes, edito in Italia da Del Vecchio editore.

È la storia di João, o Iánic, o Yannick, perché anche il personaggio, come la sua storia passerà attraverso i filtri della memoria e dell’interpretazione.

Una vicenda non raccontata in prima persona, ma filtrata da un secondo livello, quello dell’ascoltatore che riporta ciò che ha udito, un giovane seminarista di cui per tutto il libro non sapremo il nome che incontra Yannick in una prigione di Rio de Janeiro dove sta scontando un crimine che verrà rivelato solo all’ultimo minuto.

Yannick è un uomo di frontiera. Nasce da padre russo e madre tedesca in quello stato brasiliano che più di tutti gli altri è di confine.

Il Rio Grande do Sul che Backes ci racconta è quello agricolo delle vecchie missioni, dove le tradizioni dei coloni resistono con forza agli urti del tempo e dell’emigrazione. Un Rio Grande do Sul che pare un piccolo microcosmo a sé nel più grande vortice di un Brasile che cambia.

Quando Yannick si trasferisce a Porto Alegre si imbatte nel processo di modernizzazione che aveva investito il Paese in quegli anni, gli anni della dittatura, una dittatura che il romanziere liquida in una frase come a dire “non è questo il punto”.
Con la sua prima e travagliata esperienza in un ascensore Yannick entra a far parte di quel progresso come se ad un certo punto la sua storia fosse quella del Brasile e quella del Brasile la sua.

Una storia di cittadini e di patria. Ma anche una storia di figli e di padri. Yannick, figlio di un padre poco presente che a sua volta diventa assente al momento di diventare padre. Quando la paternità lo stringe alla gola accetta un lavoro in Svizzera e se ne va a pulire stalle in un Paese dove si parla la sia lingua, materna questa volta.

Ma il lavoro di stalliere non dura molto e presto viene chiamato a fare l’allenatore. Il marchio del “brasiliano che sa per forza giocare a calcio ed è bravo” finisce per incanalare tutto il suo futuro.
E diventa allenatore di calcio. Prima in Svizzera poi, al suo ritorno, in Brasile, a Porto Alegre e successivamente a Rio de Janeiro. È una strana lotta alla ricerca dell’identità quella di Yannick, che come la sua patria finisce sempre per definirsi per quello che altri sono stati prima di lei (e parlo qui del retaggio coloniale) o di quello che gli altri pensano che sia. Una definizione che viene sempre da fuori, come se il Brasile, insieme a Yannick, avesse difficoltà a capire chi è davvero nella sua essenza prescindendo da ciò che viene dall’esterno.

Ma L’ultimo Minuto è sopratutto un libro sul calcio, quasi una ballata nostalgica su quello che il calcio è stato e ora non è più.

Nel suo linguaggio secco, quasi aforistico, Yannick condanna con forza il calcio moderno macchiato di fighettaggine invece che di sudore, fatto di checche che si lasciano cadere per avere il rigore, lanciandosi in una lunghissima arringa che non risparmia nessuno, neppure i grandi calciatori del nostro tempo o i passati campioni del mondo (inclusi noi).
Con pure tutta la sua crudezza e la sua rabbia, con la sua lingua contadina e spesso volgare Yannick custodisce un fondo di inaspettata dolcezza che si schiuderà a sorpresa proprio nei confronti del seminarista.
Con un lirismo e una maestria rari Backes riesce a raccontare una storia che è tante storie, una storia di calcio, onore, amore, omicidio e paternità e proprio nel momento in cui vi sembra che ogni accenno di tenerezza sia perduto vi troverete commossi fino alle lacrime.

 



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