L’integrazione è clandestina

@gnomade

Otto disegnatori, scrittori e blogger, uomini o donne tra 19 e 99 anni. Meglio se sanno nuotare. Meglio se amano viaggiare. Meglio se credono – anche loro, come tanti – che il mare, il Mediterraneo, non debba essere una frontiera dove si muore, ma uno specchio azzurro di storie, certo spazzato dal vento, ma anche aperto e scintillante.

Un mare porta aperta, da attraversare a vela, con impegno fatica, cazzando e lascando, seguendo le indicazioni dello skipper, evitando le onde più dure. E fermandosi nei porti per ascoltare e riportare le storie, per dire che quel Mare non è “Nostrum”, solo di qualcuno, ma nostrum come i beni comuni, cioè di tutti.

Il progetto si chiama Clandestine integration – Integrazione clandestina, e toccherà Siviglia, Melilla, Algeri, Tunisi e Mazara del Vallo, navigando le coste dell’Africa per sessanta giorni e 1300 miglia, per costruire un’opera letteraria a più mani. Nello spazio stretto di una barca, dove l’incontro non è più clandestino, ma anzi diventa obbligatorio, senza possibilità di voltarsi le spalle a vicenda. 

 

Le candidature per scrittori, scrittrici, illustratori e illustratrici e blogger dalle due sponde del Mediterraneo sono aperte fino al 25 gennaio. Per proporsi bisogna compilare il modulo di adesione sul sito e poi inviare una propria fotografia che riporti la scritta “Aiutami a partire #clandestineintegration”.

Chi partirà sarà chiamato a raccontare “le difficoltà, le paure e il graduale disvelamento dell’altro da sé, che nella stretta e lenta convivenza obbligata del mare si fa necessariamente prossimo” in un unico viaggio, “silenzioso e clandestino appunto”, attraverso il mare e i luoghi simbolo dell’immigrazione.

L’equipaggio navigherà 1300 miglia, da Sevilla, porto delle prime migrazioni massive del ‘500, a Mazara del Vallo, in Sicilia, località tristemente famosa per le morti in mare e cimitero delle cosiddette “imbarcazioni” utilizzate per le migrazioni di fortuna.

“L’esperienza artistica proposta durante il viaggio – spiegano sul sito – sarà quella di una ‘scrittura a più mani’, la costruzione di un linguaggio inedito che sorge dall’esperienza dell’ incontro e che nella durezza, come quella dettata dalla vita di bordo, trova la sua massima possibilità”.

Sulla pagina Facebook Clandestine Integration sorridono già, armati di cartello e scritta “Aiutami a partire”, alcune decine di candidate e candidati: qualcuno ha già dato prova delle proprie capacità di illustrazione creando sfondi e grafiche. Qualcuno impugna con sicurezza un timone. Qualcuno è timido, davanti alla webcam del computer.

Tutti e tutte sicuramente condividono con chi ha ideato il progetto il sogno di un altro Mediterraneo, dove tutti possano veleggiare, e nessuno morire, e si trovino modi e forme nuove per raccontare e costruire un’integrazione possibile. Un’idea che per ora è clandestina, ma che, passo dopo passo, dovrà diventare reale. Anche solo perché il mare non accetta recinti.

“Mi piace il mare e a volte un po’ lo temo – scrive sul blog uno dei promotori. –  “Mi piace il diverso; l’altro, l’ultimo, l’emarginato mi affascinano e a volte un po’ temo anche questi. Vedo la parola ‘integrazione’ come qualcosa di astratto, non ben definito. La sento ogni giorno ma non capisco cosa intende dire chi la usa. Mi sono sentito ‘clandestino’ una volta alla frontiera Macedone, chiuso in un furgone della polizia che sosteneva che io avessi dei documenti falsi e quindi non potevo essere accettato nel loro Paese. Venivo rispedito indietro mentre vedevo passare la frontiera un sacco di persone che nel nostro immaginario corrisponderebbero di più all’idea di clandestino”.

Sempre dal blog, un’altra delle organizzatrici, Maria Vittoria, cerca di spiegare con le parole quello che è, per lei, questo progetto. “Fondamentalmente Integrazione Clandestina è un viaggio. Potrà essere un esperimento, potrà poi diventare un libro, ma è sempre un viaggio, con tutto ciò che esso comporta. C’è il desiderio d’incontrare e di conoscere; c’è il passo verso l’ignoto; c’è l’avventura; c’è la sfida e la consapevolezza di spingersi oltre per mettere in gioco se stessi, ma soprattutto c’è la voglia di farlo e di abbandonarsi al nuovo, curiosi di quanto questo potrà arricchire o, comunque, cambiare per sempre chi lo affronterà.”

Il viaggio ha anche degli “ambassadors”, che sulla rete e non solo contribuiranno a farlo conoscere e parteciperanno al dialogo. I primi che hanno aderito sono Jean-Léonard Touadi, politico, accademico, scrittore e giornalista originario della Repubblica del Congo, e il fotogiornalista Livio Senigalliesi, che viaggerà per trenta giorni su Iolanda insieme all’equipaggio, portando con sé un’esperienza pluridecennale sui temi delle migrazioni e della multiculturalità e sui principali avvenimenti storici degli ultimi decenni.

Clandestine integration cerca adesioni non solo di potenziali viaggiatori, ma anche di associazioni, università, gruppi di cittadini, che nelle città toccate dal viaggio, o anche in altri punti della costa, vogliano creare e organizzare momenti di incontro e dialogo con le comunità locali.

Un’idea affascinante, che merita l’augurio che si scambiano i naviganti.
Buon vento a Iolanda e al suo equipaggio di sognatori!

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