Mio Dio, questo è un paradiso” pensa Mae Holland un assolato lunedì di giugno quando fa il suo ingresso al Cerchio. Mai avrebbe pensato di lavorare in un posto simile: la più influente azienda al mondo nella gestione di informazioni web, un asteroide lanciato nel futuro e pronto a imbarcare migliaia di giovani menti.
Non c’è bisogno di svelare il finale, non siamo così cinici, ma basti sapere che il viaggio di Mae nella ‘trasparenza in quanto assenza di bugie’ che il Cerchio riuscirà a imporre a livello globale è il grande tema che Dave Eggers ha portato in tavola, con tante discussioni e reazioni negli Usa. Vedremo se anche in Italia sarà capace di trovare commenti critici o se ricascheremo nella vecchia diatriba fra chi vede il futuro e chi vorrebbe vivere in un passato che più non esiste.
Il Cerchio viene costantemente paragonato a 1984 di George Orwell. Li unisce il carattere distopico, sicuramente, e quel senso di profezia di sventura insito nell’allarme che si lancia quando si vuole additare un grande timore e tema di confronto o anche di conflitto – perché no? – sui limiti della libertà individuale, la tecnologia usata per creare un mondo dove tutto è costantemente in diretta e dove l’individuo si sente realizzato solo se gioca in una comunità che è sua carceriera e che, invece, lo convince ipnoticamente di essere il/la migliore degli/delle amanti. La parola che echeggia è totalitarismo.
Ma dicevamo degli accostamenti ripetuti a Orwell; Eggers è figlio di un altro tempo e il periodare, la struttura e la prosa usata non hanno vicinanza alcuna rispetto allo stile orwelliano. Il romanzo di Eggers si dipana una pagina dietro l’altra – le prima cinquanta che fatica, però – per andare sempre più verso uno sfoglio rapido, ma con evidenti cadute che il lettore non può ignorare e che vengono perdonate nel nome del tema che viene proposto e indicato con la potente spot-light del libro di successo, almeno negli Usa.
Ciò che viene creato e la capacità di dominarlo per non finire dominati a nostra volta. C’è un grande aspetto dello sviluppo digitale e della socialità in rete, ma c’è anche un aspetto che ci fa pensare alla politica e alle denunce di casta che si moltiplicano in questi anni, con formazioni che puntano sulla rottura rispetto al passato. La prima persona che accetterà nel Cerchio di Eggers di indossare in maniera continuativa una telecamera al collo sarà proprio una politica e lo farà nel nome della Trasparenza, con toni e accenti che richiamano n linguaggio quasi settario che abbiamo sentito spesso risuonare in una parte del voto penta-stellato italiano, o in altre formazioni anti-casta.
Come usare la rete, come vivere i social network, come affrontare il tema della privacy, come difendersi dall’invadenza degli occhi elettronici, quanta libertà vendere in nome della sicurezza, quanto appagamento può dare il virtuale laddove la singola esigenza ed esistenza di ognuno di noi è quella di avere una comunità di essere riconosciuti, di piacere, di sentirsi in sintonia? Tante domande e tutte attuali, se pensate come facebook tenda a farvi restare dentro un cerchio di persone che difficilmente la pensano in maniera del tutto differente da voi.
Il Cerchio (The Circle) di Dave Eggers, 391 pagine per Mondadori in rete scontato da 20 a 17 euro, è un libro da leggere.
Ma soprattutto è la discussione da affrontare senza remore, senza pregiudizi e con una sana fiducia nel discernimento umano. Sarebbe un bel dibattito. Speriamo si accenda quello, al posto delle telecamere che accompagnano la grande scoperta del cerchio: “TruYou”, un’interfaccia che rende possibile un unico account, un’unica password, un’unica identità per socializzare, pagare, commentare, votare. Un solo tasto. Non c’è scelta.
P.s.
Proprio mentre scriviamo arriva la notizia che Tom Hanks sarà produttore del film, e forse anche attore.
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