Filho Maravilha

Un tormentone delle feste è ispirato dalla rete straordinaria di un calciatore brasiliano

 

Uno degli effetti collaterali delle feste, quelle a cavallo tra Natale e Capodanno, come matrimoni e raduni collettivi vari, è il trenino. Molti fingeranno di non avervi mai partecipato, ma un po’ come per certi partiti politici che poi qualcuno vota, i trenini son sempre partecipati.

Esiste una specie di storica playlist da trenino: meu amigo Charlie Brown, A E I O U Y e via treninando. Una di queste è Filho Maravilha, canzone del brasiliano Jorge Ben. Tutti l’hanno sentita almeno una volta, ma in pochi sanno che questo testo è legato al calcio. Anzi, è proprio dedicata a un calciatore.

La bella trasmissione radiofonica di Radio Popolare dedicata allo sport che diventa narrazione, Olio di Canfora, lo ricordava l’altro giorno, durante la conduzione di Dario Falcini. Basterebbe sentire il testo, pur a digiuno di portoghese, per capire che si parla di futbol.

 

 

Filho Maravilha, infatti, ha un nome e un cognome. Per la precisione Joao Batista de Sales, detto Fio Maravilha. Nato il 19 gennaio 1945, fratello del più noto Germano (che giocò anche nel Milan e nel Genoa), diventa un onesto centrocampista offensivo del Flamengo. Dal 1965 al 1973, 209 presenze e 69 reti con la maglia rosso nera del Mengao, come viene chiamata dai suoi tifosi la squadra di Rio de Janeiro.

Non era un titolare inamovibile, soprattutto nelle ultime stagioni al Flamengo, ma Fio era molto amato dai tifosi. Per via di un sorriso unico e irresistibile, per quella gioia di giocare a pallone che alcuni brasiliani fanno diventare un’arte, per un passo quasi claudicante che lo rendeva capace di dribbling elettrici, secchi, mozzafiato.

Jorge Ben, del Flamengo, è un tifoso appassionato. Non si perde una partita, quando può, amichevoli comprese. Proprio un’amichevole, tra il Flamengo e il prestigioso team del Benfica, è in programma un giorno d’estate del 1972 al Maracanà, tempio del calcio a Rio.

L’allenatore del Flamengo è il mitico Zagallo, che lascia Fio in panca. La partita si trascina abbastanza stancamente, sonnacchiosa. Serve una scossa, serve un sorriso. Il pubblico, prima lentamente poi sempre più forte, inizia a intonare il nome di Fio Maravilha. Zagallo il duro, alla fine, ci sta. Un cenno e Fio inizia a scaldarsi.

Entra al 33° del secondo tempo. Pochi minuti per scaldarsi, ricevere il pallone tra i piedi nella sua metà campo, e lanciarsi verso la porta dei lusitani. A passo di samba, come certi brasiliani sembrano fare, quando corrono e dribblano con il pallone tra i piedi. “Saltò due difensori e con un tocco saltò il portiere”, recita la canzone.

Andò proprio così: Fio mandò in visibilio il Maracanà segnando un gran goal. Jorge Ben uscì festante dallo stadio per andare a casa e scrivere una canzone per celebrare Fio e il suo goal. Per celebrare, in fondo, tutto un modo di vivere e di giocare al calcio, guardando l’arte per l’arte, la giocata tecnica, estetica, pur se fine a se stessa.

La canzone divenne un successo planetario, anche se il calciatore cui era dedicata svanì nei ricordi di pochi. Fio intentò causa a Jorge Ben, per chiedere parte dei proventi economici, ma il cantante cambiò il nome della canzone con Filho Maravilha e il povero Fio finì a cercar soldi in campionati minori fino a chiudere la carriera negli Usa, per poi passare a consegnare le pizze negli States, divertendosi a insegnare calcio ai ragazzini. Jorge Ben intanto mieteva successi in serie, prima di sparire anche lui nel nulla. Uniti per sempre, in fondo, in quel quarto d’ora di gloria.

 

IL TESTO DELLA CANZONE

 

“E nuovamente lui si presentò con ispirazione
con molto amore, emozione
con l’esplosione di un goal
scuotendo i tifosi al 33° minuto del secondo tempo
dopo una giocata celestiale in goal

Triangolò, dribblò due difensori
con un tocco scartò il portiere
se non entrò insieme alla palla
fu perché ebbe umiltà nel segnare

Fu un gol di classe
che mostrò la sua malizia e la sua razza

Fu un goal da angelo, un goal davvero memorabile
e il pubblico riconoscente si incantava

Fu un goal da angelo, un goal davvero memorabile
e il pubblico riconoscente si incantava

Figlio Meraviglia ci piaci tanto
Figlio Meraviglia fanne ancora uno
perché la gente lo ammiri

Figlio Meraviglia ci piaci tanto
Figlio Meraviglia fanne ancora uno
perché la gente lo ammiri”.

 



Lascia un commento