Perché, tu condividi?

@angelomiotto

È successo a tutti, è successo a me, a voi. Indignarsi unanimemente per un fatto orribile, detestabile. E volerlo condividere sui social ci mancherebbe, perché affermo la mia condanna e il mio essere contro quello e a favore di una condotta civile e dignitosa.

Il rapporto di forza di oggi, però è fra un gruppo di criminali e il resto del mondo.
Io li condanno e nello stesso tempo dò loro la visibilità che cercano, cioè contribuisco a che uno degli obiettivi fondamentali che perseguono si compia.

La bandiera su Roma.

File di tute arancioni, uomini bruciati vivi, sgozzati, il boia chi è come si chiama, che laurea ha e dove viveva.

C’è un messaggio in italiano, sentite come è letto bene!

C’è un limite al diritto e dovere di informare?

C’è un limite al nostro diritto e dovere che auto-assumiamo di dire il nostro orrore di fronte all’orrore?

Nella guerra asimmetrica che governa il globo da più di vent’anni anche noi utenti, oltre ai professionisti della comunicazione, dobbiamo fermarci e riflettere su cosa stiamo facendo.

Una cosa simile al discorso pasoliniano di resistenza che sta in capo al singolo consumatore che attraverso la sua azione di scelta del prodotto può influire a livello globale.

Una scelta difficile, perché ci si sente quasi di auto-censurarsi in una reazione immediata che non può che vivere sulle piattaforme nate proprio per soddisfare quel nostro bisogno di esserci e dire sempre e comunque la nostra.

Le statue antiche e preziose prese a mazzate stanno totalizzando nel video messo in rete milioni e milioni di visualizzazioni. Le esecuzioni feroci, la scimmia del pulp che viene a bussare al nostro cranio. Mentre sotto i vestiti neri e sotto le barbe del califfo non può che esserci grande soddisfazione per un marketing ragionato e pianificato che sortisce esattamente gli effetti desiderati.

La ricetta? La soluzione?

In questo rapporto di forza è la riflessione il grimaldello.
Fermiamoci a pensare, contiamo fino a dieci e poi, ciascuno come crede – siamo liberi per dio – si decida.
Ma non saltiamo quel passaggio.

(Mentre scrivo il video del museo di Mosul ha raggiugnto oltre sette milioni di visualizzazioni, due milioni in più di diue giorni fa’).

 

N.B.

Io ci ho pensato.
Non condivido, quindi non condivido.

 



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