In Fabula / Il Saggio e le domande

Una rubrica per non dimenticare il valore del patrimonio narrativo mondiale, tra fantasia e attualità

«Ogni immagine esteriore corrisponde un’immagine interiore che evoca in noi una realtà molto più vera e profonda di quella vissuta dai nostri sensi. Questo è certamente il senso
dei simboli, dei miti e delle leggende: ci aiutano ad andare al di là, a guardare oltre il visibile.
Questo è anche il valore di quel capitale di favole e di racconti che uno mette da parte da bambino e a cui ricorre nei momenti duri della vita, quando cerca una bussola o una consolazione. Di questi miti eterni, capaci di far strada all’anima, in Occidente ne abbiamo sempre meno».
Tiziano Terzani

Il saggio e le domande

Un vecchio saggio sedeva meditando ai bordi di un’oasi che precedeva l’ingresso a una delle tante cittadine del Regno.

A un certo punto, un giovane gli si avvicinò e, chiedendogli perdono per il disturbo, gli domandò come fossero gli abitanti di quella città.

Il vecchio saggio gli rispose a sua volta con una domanda: “Com’erano gli abitanti della città da cui vieni?”

E il giovane rispose: “Erano egoisti e cattivi. Avidi e pieni d’odio. Per questo sono felice di essermene venuto via.”

Allora il vecchio saggio rispose: “Tali e quali sono gli abitanti di questa città!”

Il giovane si allontanò un po’ sconsolato, meditando se fosse o meno il caso di procedere.

Poco dopo, un altro giovane si avvicino altrettanto cortesemente al saggio e gli pose la stessa domanda. E il saggio anche a lui rispose domandando: “Com’erano gli abitanti della città da cui vieni?”
Il giovane, sorridendo, rispose: “Erano buoni e generosi. Avevano spirito d’accoglienza e condividevano con tutti. Ho fatto molta fatica a lasciarli!”.

Così il vecchio gli disse: “Sei fortunato! Anche gli abitanti di questa città sono così!”

E il giovane si allontanò ricolmo di buone speranze e intenzioni riguardo alla sua nuova vita.

A quel punto, un mercante di cammelli che stava facendo abbeverare le sue bestie all’oasi e aveva assistito a tutto, appena il secondo giovane si allontanò, si avvicinò al saggio e lo rimproverò:

“Come puoi dare due risposte così differenti alla stessa domanda? Non ti senti in colpa?”

E allora il saggio rispose: “E perché mai dovrei?

Vedi, ognuno porta nel cuore ciò che è.

Chi non ha trovato nulla di bello in passato, di certo non lo troverà nemmeno qui. Come anche chi è riuscito a trovare del buono nella prima città, di sicuro ne troverà anche in questa.

Ogni essere umano, infatti, è portato a vedere negli altri ciò che ha nel suo cuore. Ciò che vediamo fuori non è altro che lo specchio di quello che siamo dentro.”

Breve storia Zen

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