Fratelli Sisters

di

11 Maggio 2019

FRATELLI SISTERS, di Jacques Audiard, con John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed, Rutger Hauer, Carol Kane. Premio per la miglior regia al Festival di Venezia 2018 e ai Prix Cesars 2019. Nelle sale.

Oregon 1851. Piena epoca della Febbre dell’oro. Charlie ed Eli Sisters, fratelli, sparano da dio: lo si capisce sin dalle prime scene. Sulle loro mani scorre il sangue, di criminali o di innocenti in ugual misura, perché solo quello sanno fare: uccidere. Sembra che abbiano imparato in famiglia, da un padre non proprio amorevole.
I due sono alle dipendenze del Commodore, potentissimo boss locale con interessi che arrivano, si dice, sino all’Europa. assoldati sempre da lui, si mettono sulle tracce di Herman Horm, un chimico cercatore d’oro e sognatore, che però ha un segreto da migliaia di dollari.

Ad agganciarlo e bloccarlo per consegnarlo a loro ci sta pensando un detective, anch’egli al servizio del Commodore. Che fine debba fare Herman, visto il calibro di quelli che lo stanno cercando, è abbastanza chiaro: estortogli il segreto, lo strano cercatore d’oro è destinato a beccarsi una o più pallottole in testa.

Ma le cose non vanno come dovrebbero andare. E i Sisters si trovano a braccare lo strano duo detective-chimico dall’Oregon alla California, in quella che non sarà solo una caccia all’uomo e all’oro attraverso l’America selvaggia sino alla caotica San Francisco del tempo (dove, in una delle scene più divertenti, Eli scopre cos’è un dentifricio).

Il lungo viaggio tra terre inospitali e polverosi paesi sarà invece per cacciati e cacciatori un percorso di formazione, un anomalo “on the horses” che echeggia sì a western recenti come “Hostiles” e “Le tre Sepolture”, ma compie uno scavo più intimistico sulla natura dei rapporti umani e sulla possibilità che la natura degli uomini possa mutare a seconda degli incontri e delle prospettive in campo.

Fateci caso: il percorso di ognuno dei quattro personaggi conduce a una specie di illuminazione, perché nonostante tutto e nonostante l’epoca, non è solo oro quello che luccica.

Con questo magnifico film, Jacques Audiard esce per la prima volta dalle periferie urbane e si tuffa nella natura ignota di un Paese immenso, in un genere che non appartiene alla sua cultura e in una lingua che non è la sua.

Ma non perde la sua forte cifra personale: l’attenzione all’uomo, alla complessità delle relazioni, alla violenza e alla ricerca insopprimibile della felicità.

Per questo “I Fratelli Sisters” sono una cavalcata picaresca, un racconto morale e divertente, ricco di capovolgimenti, colpi di scena e situazioni spiazzanti. Chi ha mai visto, infatti, un sanguinario cowboy che conserva gelosamente lo scialle lasciatogli anni prima da un’amata e piange il suo cavallo manco fosse suo figlio, due killer che pur essendo fratelli si tagliano i capelli l’un l’altro, con delicatezza, o un cercatore d’oro che in realtà non vuole arricchirsi ma fondare una comunità di liberi uguali? Del resto, provate a tradurre il titolo: I Fratelli Sorelle. Più emblematico di così….