Chi ha paura di Kais Saed?

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16 Settembre 2019

“Mentre tutta una fetta della società tunisina sembra cadere dalle nuvole (parlo dei cosiddetti “modernisti) come era accaduto nel 2011 di fronte al successo degli islamisti di Ennahdha, forse era prevedibile che quella parte di popolazione che non ha scelto l’astensione (di cui fanno parte buona parte della società civile e i movimenti contestatari indipendenti dai partiti) esprimesse quello che è la realtà maggioritaria di questo paese: un conservatorismo che non necessariamente ha riferimenti religiosi, ma che è finora profondamente radicato e che è anch’esso, ci piaccia o no, venuto fuori dalla rivoluzione del 2010/2011.”

 

 

La Tunisia non finisce mai di sorprendere. Le proiezioni all’indomani del voto sanciscono il vantaggio di due candidati considerati “anti-establishment”, Kais Saed con circa il 19% delle preferenze e Nabil Karoui con il 15,5%, mentre il tasso di partecipazione si attesta intorno al 45% (meglio delle elezioni municipali del maggio 2018 con il 37%, ma largamente peggio delle presidenziali del 2014, che avevano registrato circa il 63%).

Karoui è un noto magnate in carcere dal 23 agosto con l’accusa di riciclaggio; inviso all’establishment, si è guadagnato grande notorietà per le attività di beneficenza condotte dalla sua associazione Khalil Tunes (e riprese dal canale televisivo di sua proprietà, Nessma TV).

Ma la vera sorpresa è Kais Saed, costituzionalista, noto come “Robocop” per l’eloquio ricercato e attentamente scandito. Saed ha condotto una campagna elettorale di basso profilo, tanto che la quasi totalità degli osservatori è rimasta sorpresa di fronte al suo exploit. Di posizioni marcatamente conservatrici, Saed risulta essere particolarmente popolare fra i giovani, particolarmente per la sua sensibilità alle “istanze della rivoluzione” in contrapposizione alle élite di potere.

Una puntuale analisi di Patrizia Mancini per Tunisia in Red racconta il percorso politico di Saed, tirando le fila della storia recente della Tunisia. Una storia in cui, appunto, cause e ideali della thawra del 2010-2011 continuano a determinare il cammino del Paese.

 

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