Covid 19: cronache dalla Fortezza Bastiani 4

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16 Aprile 2020

Cronache marginali da un ospedale Covid

Il testo che pubblichiamo è di un medico chirurgo che lavora  in un grande ospedale lombardo.
Fa parte di una serie di cronache di come stanno lavorando i nostri medici, gli infermieri, tutto il personale che è in prima linea contro il Covid-19.

Perché lo pubblichiamo? Ci racconta dei fatti, è un piccolo film in soggettiva che ci aiuta a capire come pensa chi è per ore dentro la battaglia. E lo pubblichiamo, soprattutto, perché c’è un punto che dovremo avere chiaro quando le cose si saranno calmate e poi stabilizzate: la sanità pubblica andrà potenziata, il nostro welfare andrà rivisto, a scapito delle spese militari per esempio, perché forse ormai tutti hanno capito quali siano le priorità oggi.

Grazie al medico che ha scritto queste parole. Lo manteniamo in anonimato, così come omettiamo il nome dell’ospedale, per semplice riservatezza, perché abbiamo bisogno di ragionare e non di vendere notizie sensazionali.

Chi lavora in ospedale deve, primo o dopo, fare i conti con la morte. Vengono ricoverati pazienti già gravemente compromessi e con una rapida evoluzione verso l’exitus. Altri pazienti, quelli oncologici, quelli cronici o quei pazienti con una evoluzione lenta della malattia ti scivolano tra le dita, nonostante tutti i tentativi e l’impegno profuso per risolvere il problema.

La questione è delicata per chiunque abbia contatto con i degenti: il paziente va incoraggiato e mai fatto sentire da solo, ai congiunti occorre fornire informazioni corrette ed esaustive ed ogni componente dell’equipe sanitaria deve gestire la sensazione di impotenza ed elaborare il lutto conseguente all’empatia di giorni o settimane passate a contatto con il paziente.

Dall’operatore socio-sanitario al medico, inevitabilmente, ogni figura professionale si costruisce una difesa, riducendo il coinvolgimento emotivo e cercando di evitare di estendere questo tipo di comportamento, apparentemente anaffettivo, sulla quotidianità al di fuori dell’ospedale.

In condizioni normali, le scelte terapeutiche sono fondate su studi, periodicamente aggiornati, basati sull’osservazione di migliaia di pazienti, condotti nell’arco di anni, se non decenni. L’evoluzione della malattia è già descritta, statisticamente, negli stessi studi. Nell’era covid tutto succede in diretta e gli studi condotti, messi gratuitamente a disposizione su internet dalle riviste scientifiche, non sono definitivi e vanno integrati con le osservazioni personali e l’esperienza acquisite in poche settimane.

A fronte della elevata quantità di pazienti da trattare, della carenza di macchinari o di letti da adattare a postazioni di terapia intensiva, diventa necessario e urgente riconoscere quale paziente abbia più possibilità di superare la crisi respiratoria e si ha la necessità di scegliere chi intubare, monitorare e sottoporre ad una terapia probabilmente più efficace.

Si è chiamati in pratica a scegliere tra possibili guariti e probabili morti e questa non è una scelta priva di ricadute su chi è chiamato a farla.

I pazienti più gravi, per i quali sono disponibili farmaci, respiratori e posti letto adeguatamente strutturati, vengono anche sedati farmacologicamente, rimangono quindi poco coscienti fino all’esito della terapia qualsiasi questo sia. I pazienti gravi ma non intubabili vengono sostenuti con terapia farmacologica e somministrazione di ossigeno.

Normalmente non sono molti i pazienti ospedalizzati che muoiono accompagnati dai congiunti, ma in questo periodo tutti muoiono soli, e talvolta accorgendosi di farlo. Una paziente molto anziana, non intubabile, ma tanto presente da aver capito cosa sarebbe successo a breve, ha espresso il desiderio di sentire il figlio un’ultima volta.

Le abbiamo permesso un contatto telefonico di qualche minuto. Di li a qualche ora, quando è stato nuovamente contattato per comunicargli il decesso della madre, il figlio si è stupito della rapida evoluzione della malattia, e solo dopo qualche minuto si è accorto di non aver compreso il significato della telefonata della madre.