Il caso ‘Altsasu’ e le imminenti elezioni spagnole

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22 Marzo 2019

Il voto del prossimo 28 aprile nei Paesi Baschi e non solo, tra condanne e tensioni

La campagna elettorale in Spagna per le elezioni del 28 aprile è giá in grande fermento. Tra dichiarazioni, promesse e alleanze da costruire (l’ultima è tra EH-Bildu, la sinistra indipendentista basca, ed Erc, Ezquerra Republicana de Catalunya), anche la questione giustizia ricopre un ruolo importante. E non c’è nessun argomento in tal senso che al momento divida come il “caso Altsasu“, ovvero la condanna al carcere di un gruppo di giovani per aver ferito due Guardias Civiles e le rispettive compagne durante una rissa in un bar della cittadina della Navarra.
L’ultimo verdetto è di settimana scorsa, dell’Audiencia Nacional, che ha confermato pene che vanno, per sette degli otto accusati, dai due ai tredici anni di prigione. Ricordiamo che durante il primo processo, di anni ne erano stati chiesti fino a 62 per “terrorismo”, perchè come tale i giudici avevano visto i fatti dell’ottobre del 2016. Caduta questa imputazione, davvero eccessiva, con Altsasu dipinta come un covo di reduci di Eta o quasi, è rimasta quella di “delitto di odio”, che ha retto fino al verdetto.
“Hanno agito con avversione e disprezzo nei confronti della Guardia Civil e per motivi chiaramente ideologici, tentando di cacciare questa istituzione dalla città”, si legge nella sentenza. Che non ha mai tenuto conto delle testimonianze che dicevano, o mostravano (ci sono dei video), tutt’altra situazione. In totale, 79 anni per sette ragazzi che da allora sono già in prigione preventiva, soprattutto nelle carceri di Madrid, gli ennesimi euskal presoak, detenuti per ragioni politiche.
Il tutto mentre la famosa Manada, “il branco”, i cinque agenti della Guardia Civil che violentarono in gruppo una ragazza durante le feste di San Firmino a Pamplona, non sono entrati in carcere nonostante una condanna a nove anni, e una sentenza che invece di “violenza sessuale” aveva parlato di “abuso sessuale”. Insomma, la sensazione della differenza di trattamento a molti appare evidente.

In chiave elettorale, gli schieramenti sono netti: la Guardia Civil ha i suoi tifosi, e cioè tutto lo schieramento di centro-destra e destra estrema, mentre i diritti dei ragazzi di Altsasu sono difesi praticamente solo dai loro genitori e dalla popolazione del borgo, che hanno costituito da tempo una piattaforma, Altsasukoak Aske, per rivendicare il differente punto di vista e le incongruenze di un processo nato male e che sta prendendo una china non positiva. Non solo per loro, ma anche per alcune istituzioni terze internazionali, come Amnesty International.

Potrebbe anche essere finita qui, potremmo anche chiudere il discorso mostrando queste piccole storture del sistema giudiziario spagnolo, ma c’è ancora la politica. Abbiamo già detto del centro destra, grande favorito alle prossime elezioni soprattutto per l’avanzata tonitruante di Vox, il raggruppamento estremista anti-immigrazione, anti-indipendentismo e anti-egualitarimo fondato da Santiago Abascal, fuoriuscito dal Partido Popular perché lo considerava troppo morbido su questi argomenti.

Lo stesso Partido Popular che, dopo il congresso di gennaio, ha “incoronato” il giovane Pablo Casado confermandolo come presidente con la benedizione dei vecchi notabili, tra cui il redivivo Josè Maria Aznar. Bene, Casado, evidentemente preoccupato dai sondaggi che danno Vox in ascesa, tanto da rischiare di imporre l’agenda a un eventuale governo con PP e Ciudadanos, ha deciso di seguire l’onda: si è auto-invitato ad Altsasu per registrare una video-intervista con il giornalista, anche lui di tendenza centro-destra, Eduardo Inda, direttore di Ok Diario.

“Non ho paura di Vox, ma della possibilità che si formi di nuovo un governo di indipendentisti, batasunos e podemitas“, ha spiegato Casado, che già in passato ha propugnato “la via andalusa per la Navarra”, e cioè un governo di centro-destra con dentro Vox. Dove i batasunos sono i baschi indipendentisti ed ex di Eta e i podemitas quelli di Podemos.

Un’uscita che si fatica ad accettare, specie se espressa nel bar Koxka, dove nell’ottobre 2016 erano avvenuti i fattacci tra i ragazzi di Altsasu e gli agenti della Guardia Civil. Il locale, peraltro, non era stato pre-allertato della video-intervista.

“Non la voglio prendere come una provocazione, ma diciamo che è una mancanza di rispetto”, ha affermato il sindaco della città, stremato dal trattamento mediatico a cui viene sottoposto da due anni e mezzo ormai il borgo. “Spero che possiate venire ad Altsasu anche senza le telecamere”, si è inalberata Uxue Barkos, governatrice della Navarra, in un infuocato intervento l’indomani all’Assemblea Regionale.

Il tutto mentre già a novembre Albert Rivera, leader di Ciudadanos, per ribadire “l’unità della Spagna” aveva deciso di recarsi proprio ad Altsasu per un comizio in piazza, accolto da insulti e lanci di bottiglia. E che poche settimane dopo, passando dalla zona in macchina, aveva twittato l’appoggio incondizionato alla Guardia Civil.
Vox + Casado + Rivera: i favoriti per le elezioni di aprile in Spagna sono loro. In Navarra, per EH Bildu, come capolista al Parlamento spagnolo, è stata candidata Bel Pozueta, una delle “mamme di Altsasu“, nello specifico di Adur Ramirez: sociologa e sessuologa, da due anni e mezzo è forse il volto maggiormente conosciuto della lotta di questa cittadina. “Ho accettato con molto orgoglio, perché ho imparato a ribellarmi se vedo un’ingiustizia”, ha rivendicato nella conferenza di presentazione della candidatura. Far sentire la sua voce al Congresso sarebbe un segnale importante.