La via argentina al populismo

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28 Giugno 2019

Il voto del prossimo 27 ottobre e la fascinazione per visioni vincenti in Europa e in America

Non hanno il sostegno che ha Bolsonaro in Brasile, né il carisma dei leader populisti dell’estrema destra europea, eppure i candidati conservatori iscrittisi alle elezioni generali argentine del 27 ottobre prossimo non hanno nulla da invidiare ai propri pari altre oceano.

Una storia diversa magari, ma che non impedisce alla destra di Buenos Aires di prendere a modello quella europea, Salvini primo fra tutti.

Il Frente Patriota, storica formazione della destra estrema argentina, è guidato da Alejandro Biondini, un vecchio peronista che non nasconde le proprie simpatie per Hitler e Mussolini. Il logo del partito è ispirato a quello di Fiamma Tricolore, e le parole d’ordine assomigliano a quelle della destra fascista italiana: deroga delle immunità parlamentari, “Argentina agli argentini”, espulsione di tutti gli immigrati illegali, inasprimento generalizzato delle pene, opposizione ferrea alla legalizzazione dell’aborto, servizio militare obbligatorio e rottura delle relazioni diplomatiche col Regno Unito fino alla restituzione delle Malvinas sono i principali punti programmatici del partito di Biondini.

Molto caro alla destra argentina è l’onore per le forze armate. A differenza di quanto successo in Brasile, l’Argentina post-dittatura ha attraversato un duro processo di revisione dei delitti commessi dall’esercito tra il 1976 e il 1983, che ha portato alla, comunemente chiamata, demilitarizzazione della politica.

Un processo a cui si sono fortemente opposti i settori castrensi (vicariati militari), che hanno cercato di rovesciare i governi democratici per ben quattro volte tra il 1987 e il 1990 durante l’ insubordinazione carapintada, cioè ‘faccia dipinta’, nome preso per l’uso dalla crema per la mimetizzazione facciale usata dai soldati che sfilavano per le strade di Buenos Aires.

Le forze armate non hanno perso, solo, agibilità nella politica argentina (erano considerate el partido militar sin dagli anni ’30), ma sono anche state drasticamente ridimensionate per impedirne nuovamente la crescita. Il Frente Patriotico racchiude in se i settori più ostili a questo processo democratico.

Biondini, che attraverso i social network ha annunciato una riunione “con un deputato patriota italiano”, di cui però non si è mai avuto conferma, ha presentato come candidato a vice presidente l’ex tenente colonnello Enrique Venturino, uno dei protagonisti del sollevamento carapintada.

Nella lista a deputati l’ex ammiraglio Horacio Ricciardelli, fondatore del grupo Cóndor (Comunidad Nativa de Organizaciones Regionales), un’organizzazione eversiva di estrema destra famosa negli anni ’90 perché vendeva istruzioni per fabbricare bombe nella metropolitana di Buenos Aires.

Tra i candidati c’è anche anche Carlos Tortora, altro carapintada ed ex membro dei servizi segreti durante il governo di Carlos Menem. Ora è diventato giornalista. Biondini cita Salvini come “camerata e patriota”, e inneggia a una sorta di internazionale sovranista che includa dalla Le Pen a Bolsonaro. Il presidente brasiliano, però, non ha invitato Biondini al summit dell’estrema destra sudamericana a novembre.

L’altro protagonista della campagna dell’estrema destra argentina è l’ex maggiore dell’esercito, José Gómez Centurion. Anche lui carapintada, combattente della guerra delle Malvinas nell’82 e poi diventato presidente della Banca Nazionale. Sospeso poi dall’incarico di direttore generale delle dogane del governo Macrì a causa di una serie di accuse, però mai confermate, di corruzione legate al caso Odebrecht in Brasile.

Nei giorni precedenti il 22 giugno scorso, giorno di presentazione delle liste per le primarie dell’11 agosto prossimo, Centurion ha chiamato gli esponenti della destra locale cercando di creare una grande coalizione.

“I venti del cambiamento stanno arrivando da Salvini, Bolsonaro e Vox. É giunto il momento di creare una nuova destra in Argentina”. La candidata a vice presidentessa per Nos Argentina è Cynthia Hotton, riferimento del movimento evangelico argentino, fondatrice ed ex deputata del partito Valori per il mio paese, nonché fervente oppositrice alla legge sul matrimonio omosessuale del 2011 e alla legalizzazione dell’aborto.

La questione aborto è presente nelle liste delle otto formazioni che si candidano alla presidenza dell’Argentina, e diviene uno dei temi spartiacque. Dopo una lunghissima discussione che ha portato alla bocciatura al Senato del progetto che ne prevedeva la legalizzazione nel 2018, il panorama politico nel paese latino americano è rimasto spaccato in due.

Le forze dell’estrema destra, evangelisti e conservatori di ogni sorta, puntano a garantirsi spazi legislativi per evitare l’approvazione della legge, di cui è già stato presentato un nuovo progetto. Esponenti del fronte “azzurro”, il colore scelto dalla campagna trasversale anti-aborto, si trovano in tutte le liste salvo quella della sinistra trotzkista.

José Luis Espert, economista ultra-liberista, che sostiene come il libero commercio sia “una cultura da importare dai paesi ricchi con cui commerciamo” è l’altro grande volto della destra estrema che cerca di superare lo sbarramento dell’1,5 % alle primarie di agosto, per potersi presentare ad ottobre.

Il suo Frente Despertar è in realtà l’unica vera realtà conservatrice che impensierisce il governo di Macri. Quotato intorno al 4 %, è l’unico soggetto tra quelli presentati che ad ottobre potrebbe attrarre il voto dei delusi di destra.

Delle espressioni della destra radicale argentina è forse quella che ottiene maggiori consensi. Proprio per questo Macrì è riuscito a convincere alcuni membri della coalizione a candidarsi nella coalizione a guida Macrì Frente por el Cambio, togliendo ad Espert un numero considerevole di consensi.

Se pur elettoralmente non molto influenti, la crescita della destra radicale in Argentina rappresenta un problema sociale e culturale. Macrì cercherà di parlare anche da quella parte, soprattutto in vista del probabile ballottaggio con il Frente de Todos dove come vice presidentessa è candidata Cristina Kirchner.