L’acqua non conosce confini

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3 Aprile 2019

A Sulaymaniyah, nella regione del Kurdistan iracheno, dal 6 all’8 aprile, il Mesopotamian Water Forum

“Vogliamo promuovere il dibattito pubblico e incoraggiare un ampio coinvolgimento in iniziative che potrebbero essere attuate per trasformare l’acqua in uno strumento di solidarietà e di pace, facendone un modello per una giusta ed equa condivisione delle risorse. Respingiamo l’uso dell’acqua come strumento di oppressione, utilizzato per radicare dinamiche di potere inique che perpetuano i conflitti in corso”.

Sono concetti forti, parole importanti, ma ancora più importante è che non sono solo parole. Questo è un estratto del documento di presentazione del Mesopotamian Water Forum, che si terrà a Sulaymaniyah, nella regione del Kurdistan iracheno, dal 6 all’8 aprile prossimi.

In tre giorni di attività, si incontreranno oltre cento partecipanti della regione e non solo. Organizzazioni della società civile, attivisti, ricercatori, accademici, giornalisti, rappresentanti delle comunità locali e autorità locali, chiamate a condividere una visione sostenibile e partecipativa dell’acqua, all’interno di un confronto aperto e pubblico sullo stato e sull’accesso delle risorse idriche nella regione mesopotamica.

“Riteniamo che la conservazione e l’equa ripartizione delle risorse idriche richieda una cooperazione a livello mondiale e in tutta la Mesopotamia”, spiegano gli organizzatori. “Per questo è fondamentale condividere le conoscenze locali con le diverse parti del mondo e trarre vantaggio dalle reciproche esperienze. Questo evento mira a riunire persone provenienti dalla Mesopotamia e non solo dalla regione. Un gruppo eterogeneo ci permetterà di elaborare piani efficaci che si basano su prospettive diverse e le incorporano. Questo a sua volta faciliterà azioni che promuovono l’acqua come forza di pace tra le nazioni della regione mesopotamica”.

Un evento importante a livello locale e globale. Dal punto di vista delle risorse idriche, in particolare, l’area mesopotamica – tra il Tigri e l’Eufrate – è fondamentale.

Coinvolge le vite delle popolazioni in Iraq, in Siria, in Turchia, ma ha un impatto enorme su tutta la regione. Mai come adesso, azioni comuni e partecipate sono urgenti: le paludi mesopotamiche dell’Iraq meridionale – alla confluenza dei fiumi Tigri ed Eufrate – si stanno per prosciugare.

Questa particolarissima zona umida, cuore della Mezzaluna Fertile, culla della agricoltura e della civiltà, è a rischio. Quindicimila chilometri quadrati di fertili terreni paludosi si sono ridotti di un terzo nel giro di pochi decenni. Un cataclisma ambientale e sociale che ha messo in crisi l’intero ecosistema dell’Iraq meridionale e ha costretto all’esodo i Maadan, la popolazione locale degli ‘arabi delle paludi’ che da millenni vive di agricoltura e pesca in simbiosi con questo ambiente.

Oltre all’importanza particolare, c’è quella globale, rispetto al tema del diritto all’acqua che ci riguarda, proprio adesso che in Italia le battaglie vinte per l’acqua pubblica, come quella del lontano 2007 che raccolse oltre 400 mila firme e il referendum del 2011, sono di nuovo in discussione alla Camera. La lotta per l’accesso all’acqua riguarda il pianeta intero, minacciato dai cambiamenti climatici (siccità, desertificazione etc.) e dal water grabbing, che con l’accaparramento delle fonti idriche rende questo bene fondamentale a rischio.

Il valore particolare del Forum, inoltre, è quello culturale. Perché in una zona che negli ultimi venti anni ha conosciuto sconvolgimenti drammatici, conflitti feroci ed esodi di massa, l’idea che nella pratica le società civili della regione lavorino assieme in forma partecipata e pratica, è una bella notizia, ma solo per il fatto che se ne parla, perché non ha mai smesso di esistere e di lavorare anche in contesti molto difficili.

Ecco che le organizzazioni locali, come The Save the Tigris and Iraqi Marshes Campaign (Iraq), il Mesopotamian Ecology Movement (Turchia), l’Iraqi Civil Society Solidarity Initiative (ICSSI) (Iraq), Humat Dijla – Tigris Keepers (Iraq), Initiative to Keep Hasankeyf Alive (Turkey), Mountainwatch (Iran), DOZ international (Siria), Waterkeepers Iraq, (Kurdistan iracheno), sono una rappresentazione pratica di un mondo che viene raccontato raramente, ma che merita tutto il sostegno possibile.

Sostengo che arriva anche dall’estero, grazie al lavoro di altre organizzazioni che sostengono la pratica dei diritti e il diritto a decidere del proprio futuro delle società civili locali, come ad esempio l’ong italiana Un Ponte Per, che fin dall’inizio sostiene questo processo locale.

Per molti anni si è raccontato che la democrazia fosse esportabile, ma gli unici processi che coinvolgono le società sono quelli interni e locali. Per questo e per molti altri motivi il Water Forum è un evento che ci riguarda tutti.