Bellingcat e OSINT

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22 Gennaio 2019

Cosa sono e come funzionano: il punto di vista di Eliot Higgins, blogger e giornalista inglese

OSINT e Bellingcat, termini citati spesso da analisti e media, sono entranti prepotentemente nelle discussioni quotidiane dei notiziari mainstream, al pari di ‘fake news’, il loro significato tuttavia non è sempre altrettanto chiaro.

Nell’era dell’informazione, amplificatasi esponenzialmente con la tecnologia che ne permette la disseminazione immediata e capillare, ci troviamo di fronte alla sfida della disinformazione. In questo contesto l’importanza della verifica dell’attendibilità delle fonti è essenziale.

OSINT, l’acronimo inglese di Open Source Intellingence, altro non è che l’utilizzo delle fonti aperte, ossia pubbliche e accessibili da chiunque (informazioni non riservate), utilizzate a fini d’intelligence nell’ambito della sicurezza nazionale, le forze dell’ordine e business intelligence.

Se l’utilizzo dell’acronimo anglofono è recente, la sua pratica non lo è affatto.

Con l’avvento dei rapidi cambiamenti tecnologici nel campo dell’informazione tuttavia, anche l’OSINT ha subito un ammodernamento nel come viene condotta. Si distingue dalla ricerca in quanto applica metodologie d’intelligence per creare una conoscenza indirizzata a un fine e ad un pubblico specifico.

Quando si parla di fonti aperte, si fa riferimento ai media, internet (incluse le informazioni accessibili dai cellulari), dati pubblici governativi, pubblicazioni accademiche, informazioni commerciali e rapporti tecnici.

Negli Stati Uniti, in seguito all’11 settembre 2001, nel 2004 la Commissione d’inchiesta sugli attacchi alle torri gemelle (9/11 Commission), inoltrò le sue raccomandazioni a favore della creazione di un’agenzia di open source intelligence.

Lo stesso fece nel 2005 la commissione d’intelligence per l’Iraq, per l’istituzione di un direttorato separato per open-source all’interno della CIA.

In seguito a queste raccomandazioni nel novembre 2005, il direttore dell’Intelligence Nazionale, annunciò la creazione del Open Source Center che assorbí le funzioni del Foreign Broadcast Information Service, creando Open Source Enterprise.

In questo scenario ricco d’informazioni non facilmente verificabili, si è formato il network di giornalismo investigativo Bellingcat. Il sito è nato dall’esigenza di poter colmare il vuoto creato dalle numerose informazioni disponibili durante il corso degli eventi che portarono al rovesciamento del regime di Muammar Gheddafi in Libia nel 2011 e la difficoltà di verifica della credibilità delle fonti.

Molte delle informazioni che circolavano al tempo sui social media non venivano utilizzate per questo motivo. É in questo vuoto di expertise che Eliot Higgins, blogger e giornalista inglese, iniziò a pubblicare articoli di analisi delle informazioni con lo pseudonimo di Brown Moses.

Higgins, contattato da Q Code Mag sostiene di aver osservato il grande volume di immagini generate dagli smartphones con le varie app, come google earth, streetview e maps, e che unendo ed analizzando questi dati assieme si potevano ottenere delle informazioni molto interessanti.

Nel 2012 Higgins condusse numerose analisi di dati sugli attacchi chimici in Siria. Fu la familiarità che acquisì nel corso di queste ricerche che gli permisero nel 2013 d’investigare chi avesse lanciato gli attacchi con armi chimiche (gas nervino) nel Ghouta Orientale, zona vicino a Damasco, il più mortale attacco chimico dai tempi della guerra tra l’Iran e l’Iraq.

L’analista spiega che lavorò con numerose comunità online alla condivisione d’informazioni, alcune erano specializzate nel controllo delle armi, altre erano comunità di open source.
Quando iniziarono a emergere i primi video online Higgins era in possesso di varie informazioni che condivise con queste ultime e questo metodo di lavoro integrato gli permise di attribuire con una ragionevole accuratezza la responsabilità di quell’attacco chimico al regime di Assad.

Nel 2014 Brown Moses divenne il network di giornalismo investigativo Bellingcat. Il nome ha origine da una fiaba erroneamente spesso attribuita ad Esopo, nella quale un gruppo di topi decidono di mettere un campanello al collo di un gatto come segnale di allarme per quando si avvicina; ‘belling the cat’, letteralmente ‘mettere il campanello al gatto’.

Secondo Higgins l’obiettivo del lavoro condotto da Bellingcat di poter superare lo stato attuale di campagne di contro informazione sui social media, e le acerbe diatribe che esse generano, realizzando la promessa di una società digitale interconnessa.

Una parte essenziale della verifica delle fonti consiste nell’identificazione dell’origine delle immagini. Grazie alla ricerca inversa di una foto su Google e con altre app vi si può risalire.

Tuttavia, questo per ora é possibile solo per foto singole, non per i video. Ne consegue che sia più facile farla franca con una falsa attribuzione di un video che di una foto.

Il team investigativo conta dieci esperti d’investigazione con una vasta gamma di differenti expertise. Bellingcat conta sulle informazioni segnalate anche da volontari, sempre in numero crescente, che poi vengono verificate dallo staff.

Attualmente gli sforzi del network, spiega Higgins, sono rivolti all’uso dell’open source applicato nel settore della giustizia e della responsabilità e la creazione di una comunità investigativa di open source online che si focalizzi su questioni locali.

Le segnalazioni del giornalismo partecipativo (‘citizen journalism’) sono un aspetto in ascesa. Si tratta d’individui esperti nell’uso dei social media e dell’OSINT, in grado d’identificare dati e di fare due più due. Il sito era finanziato in principio da campagne di crowdfunding e, più recentemente, da The Open Society Foundation – un organizzazione di George Soros- e dai corsi di formazione che fornisce.

Se la fama e credibilità del network é riconosciuta in Occidente, esistono anche i suoi detrattori. Commentando se Bellingcat abbia mai commesso errori nella sua analisi, Higgins risponde ironicamente che per il governo russo tutto il materiale di ricerca prodotto sia inesatto e di parte.

Una parte importante delle ricerche investigative di Bellingcat hanno, non a caso, ricondotto la responsabilità al GRU (servizi segreti militari della Federazione Russa).

Uno dei casi in questione riguarda l’abbattimento del volo Malaysia MH17, esploso in volo dopo essere stato colpito da un missile SA-11 Buk il 17 luglio 2014 mentre si trovava nello spazio aereo ucraino, costato la vita a 298 persone.

Higgins spiega che nel corso di quell’investigazione, Bellingcat ha identificato la presenza di soldati russi nel territorio e di materiale militare, con attacchi trasfrontalieri provenienti dalla Russia e la presenza di agenti della GRU in Ucraina.

Mentre lo scorso 9 agosto, in Yemen, a Dahyan, 54 civili (di cui 44 bambini) hanno perso la vita a causa dell’esplosione di una bomba. Il portavoce della coalizione Saudita, Turki al-Maliki, dichiarò che si fosse trattato di un ‘obiettivo militare legittimo’, in risposta a un missile lanciato contro l’Arabia Saudita il giorno prima.

Bellingcat con le sue ricerche, dimostrò come queste dichiarazioni non fossero corrette, arrivando a questa conclusione da un video girato all’interno del bus prima di essere colpito. Nel video si vedevano solo bambini e pochi adulti a bordo e nessun militare.

Bellingcat proseguí le sue verifiche paragonando le dimensioni del bus del video con le dimensioni dei rottami fotografati dopo l’impatto e incrociando i dati con immagini satellitari da Dahayan che confermavano la mancata presenza di militari Houthi.

Queste sono solo alcuni esempi dei casi di giornalismo investigativo che le ricerche di Bellingcat ha condotto. Una delle più recenti ricerche riguarda l’avvelenamento di Sergei Skripal e sua figlia Yulia nel Regno Unito, ricondotto a due membri del GRU.

Sulle reazioni dell’amministrazione Trump, con le sue difficili relazioni con la stampa da lui considerata spesso responsabile di ‘fake news’, Higgins sostiene che per ora non ci siano state reazioni o commenti sulle analisi di Bellingcat.

Se la tecnologia ha aumentato la possibilità della diffusione della disinformazione a scopi propagandistici, l’uso che Bellingcat fa di essa offre nuovi metodi e sinergie per contrastarla.

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