Attraverso i nostri occhi

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22 Dicembre 2020

Un progetto fotografico realizzato da giovani costretti nell’hotspot di Samos, in Grecia, da un’Europa sempre meno umana

Duecento scatti, realizzati con Kodak usa e getta tra il gennaio del 2019 e il luglio del 2020, per raccontare attraverso le immagini la vita all’interno dell’Hotspot di Samos e sull’isola stessa. Le fotografie sono state realizzate da giovanissimi tra gli 11 e i 17 anni che in quell’inferno hanno vissuto alcuni per mesi e altri addirittura per anni.

Il progetto fotografico dal nome Attraverso i nostri occhi conta più di 200 scatti ed è stato realizzato dagli studenti di Mazí, il centro che Still I Rise ha aperto sull’isola di Samos proprio per garantire un luogo sicuro, cibo e un’istruzione a tutti quei giovani costretti in uno dei buchi più neri d’Europa.

Gli studenti, prima di ricevere la macchinetta usa e getta, hanno frequentato a Mazí un Laboratorio di Fotografia condotto da Nicoletta Novara.

Gli scatti realizzati da questi giovani provenienti da Siria, Afghanistan, Egitto, Iran, Congo e Guinea sono una denuncia fortissima della violazione dei diritti umani che va avanti da anni in tutti gli Hotspot delle isole greche, ma anche la speranza per un futuro migliore. Buio e luce.

Attraverso i nostri occhi è diventato una mostra allestita in 40 città tra Europa e America. Poi un libro edito da Rizzoli, il cui ricavato andrà a sostenere l’istruzione degli studenti di Ma’an, il centro aperto in Siria nella provincia di Idlib da Still I Rise.

Attraverso i nostri occhi è diventato anche una web-serie dove sono gli studenti-fotografi stessi a raccontarsi, a raccontare la propria storia, il periodo passato a Samos, i loro sogni e speranze per il futuro. La loro d’altronde è una storia bellissima di resilienza: minori a cui viene negato il diritto all’istruzione e che rispondono al sistema della “non accoglienza” aprendo classi di Inglese, Danza e Arte per gli altri bambini dei campi profughi in cui sono stati trasferiti dopo il periodo a Samos.

Bambini che fanno da traduttori in ospedale per le altre persone del campo che non sanno parlare l’Inglese, che organizzano proteste per chiedere uguali diritti e che insegnano ai più piccoli che riciclare è un dovere se vogliamo salvare il nostro pianeta. Perché, come dicono loro stessi: “Abbiamo tanti problemi, ma cerchiamo di pensare in grande, cerchiamo di dare il nostro contributo per risolvere anche quelli più grandi di noi perché l’umanità non dovrebbe avere confini e questa terra è anche nostra.”

 

INSIDE

DIDA INSIDE

ALI 1-2

Le fotografie di Ali, 12 anni, ci mostrano come le persone cucinano e costruiscono le proprie case “in the jungle” la boscaglia che circonda il campo e in cui vivono i più.

Il campo è infatti stato costruito per ospitare 650 persone, ma è arrivato a picchi di 7000. Il sovraffollamento ha portato ad un’estensione del campo all’esterno. Non esistono sevizi per chi vive nella giungla.

ALI 3

La food line: tre volte al giorno le persone, solitamente uno o due per famiglia, stanno ore nella linea per il cibo. Il cibo però è disgustoso e spesso presi dai conati di vomito non riescono a terminarlo.

ANITA 1

“La risata di questo ragazzo mi ha dato molto coraggio. Mi ha aiutata a capire che non importa dove ci si trovi, è possibile trovare qualcosa per cui ridere anche nelle situazioni più difficili”

Anita, 14 anni.

ARIF 1

Questa foto di Arif ci mostra come le persone all’interno del campo abbiano allestito piccoli negozi per sopravvivere. Un taglio di capelli in cambio di 2-3 euro.
Arif, 14 anni

ARIF 2

Questa foto immortala l’intervento della polizia di fronte al campo a seguito di una protesta. Due persone erano morte nella giungla dopo essere state morse da uno o più serpenti.

Arif, 14 anni.

BASHIR 1

“Non c’è posto per tutti nei containers destinati ai minori non accompagnati. A turni si dorme per terra. Il container è rotto, piove dentro, il bagno è quasi inaccessibile. Noi andiamo d’accordo”.
Bashir, 17 anni.

FATIMA 1

“Durante il lockdown alcune persone hanno costruito queste classi d’Inglese per i bambini del campo”

Fatima, 16 anni.

HONEY 1

“Nella giungla hanno messo alcune fontane d’acqua (non l’amministrazione del campo ma una organizzazione, ndr). L’acqua però c’è solo 2-3 volte al giorno e le persone si ammassano per averne un po’”

Honey, 15 anni.

JEBREIL 1

“Come le persone che non hanno acqua nella giungla cercano di lavarsi quando entrano nel primo livello del campo”

Jebreil, 14 anni.

KUTADA 1

“Questo bambino è il mio vicino di tenda, la sua famiglia è diventata anche la mia famiglia”

Kutada, 17 anni, minore non accompagnato.

MAHDI 1

“Quel giorno al campo era scoppiata una protesta, gli africani chiedevano di essere trasferiti. Hanno bruciato due bagni, ma nessuno si è fatto male”

Mahdi, 15 anni, minore non accompagnato.

MAHSHID 1

“Il giorno in cui ho messo piede nel campo ho pensato che fosse la fine, la fine dei miei grandi sogni, ma adesso so che per quanto grandi siano le difficoltà e i problemi, è possibile insegnare ai propri sogni a volare! Dedico questo pensiero ai bambini coi palloncini bucati.
Mahshid, 14 anni.

PEDRAM 1

Che cosa vedi?

Sporcizia? Divertimento? Bambini? Tende? Ha davvero importanza? Io vedo la vita con tutti i suoi problemi, vedo delle persone che cercano di avere una vita. Non la migliore, non la più pulita né la più sana, eppure vita. Vivresti con loro? Lasceresti la tua casa con l’acqua corrente e il tuo letto caldo e vivresti in quel campo? No, eppure loro lo stanno facendo. Perché? Perché se non l’avessero fatto, non sarebbero sopravvissuti. In questo momento forse stai pensando che sto bluffando, d’altronde non hai visto quello che hanno visto loro. Non hai vissuto certe situazioni e non sei stato trattato nella stessa maniera in cui sono stati trattati loro. Nei loro paesi d’origine, la loro vita non conta nulla. Non hanno il potere di decidere nulla se non quello di combattere per la loro stessa sopravvivenza. E lo hanno fatto, hanno lottato tanto e hanno sofferto ancora di più per arrivare dove sono arrivati. Forse non sanno che tutta la sofferenza non è ancora finita, forse non sanno che le loro vite non contano nulla neppure qui. Alcune persone li guardano come se fossero spazzatura, come se non avessero un cuore che batte, un cuore che batte e che ora è spezzato.

Che cosa vedi adesso?

Pedram, 17 anni.

QAISAR 1

Questo bambino piangeva fortissimo, per calmarlo ho tirato fuori la macchinetta Kodak e gli ho detto “se smetti, ti scatto una bella foto!”

Qaisar, 17 anni

QAISAR 2

Questi bambini, fratello e sorella erano sempre in giro per il campo anche fino a mezzanotte. Una cosa molto rischiosa, noi li controllavamo e dicevamo loro di tornare a casa quando era troppo tardi.

Qaisar, 17 anni

QAISAR 3

Dentro il campo i lavandini rotti e l’acqua che si spresca, nella giungla le persone restano senza acqua.

Qaisar, 17 anni

QAISAR 4

La fila per cambiare la carta. Anche se c’è il Covid nessuno rispetta le distanze. (A tutte le persone viene data questa carta che devono cambiare tutti i mesi per vedere se è stata aperta o se è ancora chiusa. Una volta aperta, da lì a poche settimane saranno trasferiti nella Grecia continentale)

Qaisar, 17 anni

SAMANEH 1

“Questa è la fila per il dottore, odio questa fila. C’è un solo dottore per tutte le persone del campo. Mio padre, malato, ha dormito di notte in questa fila per garantirmi un posto. Dopo tre giorni in fila il dottore si è accorto di me. Avevo bolle su tutto il corpo, sono riuscita a curarle solo mesi dopo quando mi hanno trasferita ad Atene”

Samaneh, 16 anni.

ZEYNAB 1

“Le persone al campo amano i gatti perché sperano che cacciano i topi, ma i ratti sono talmente grandi che i gatti hanno paura e quando vedono i ratti, scappano!”

 

OUTSIDE

DIDA OUTSIDE

MAHDI 1

“A Samos è come se convivessero sue mondi differenti, due universi paralleli: da una parte c’è la pace e dall’altra tutto quello che abbiamo è caos”

Mahdi, 15 anni.

FAIZUDDIN 1

“Mi piaceva questa immagine dei bambini che fanno il bagno al mare, lontani per un attimo dal campo”

Faizuddin, 11 anni.

FATEME 1

“Al campo d’estate fa talmente caldo, senza l’aria condizionata nei container non si può stare e così questa famiglia ha deciso di fare un pic-nic all’ombra di un albero in città”

Fateme, 16 anni.

MAHDI 2

“Un’anziana signora greca”

Mahdi, 15 anni.

MILAD 1

“Un giorno con un mio amico abbiamo preso queste canne e dello scotch e abbiamo realizzato una zattera, l’abbiamo messa nel mare, volevamo andare ad Atene, am è affondata subito”

Milad, 15 anni.

RAZIA 1

“Quest’artista durante il lockdown si è messo in questo piccolo parchetto della città e si è messo a dipingere. Insegnava pittura anche a tutti quelli che si fermavano e dicevano di voler imparare”

Razia, 16 anni.

SAMANEH 2

“Nel mio paese le donne non possono guidare e sono costrette a portare il velo. Sono contenta di vedere che la situazione, qui, è diversa”

Samaneh, 16 anni

SAMANEH 3

“Quei tre fratellini si tenevano per mano guardando una nave arrivare al porto. La nave che un giorno li avrebbe portati via per sempre da quell’isola”
Samaneh, 16 anni

ZAKIA 1

“Quando sarò grande voglio diventare una bravissima avvocatessa, la migliore: sarò un punto di riferimento per le donne e sarò loro d’ispirazione!”

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