Ventimiglia, tra coloro che non sono indifferenti

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25 Settembre 2020

Dopo che le autorità francesi hanno bloccato il confine e quelle italiane hanno chiuso il campo della Croce Rossa, che forniva assistenza ai migranti respinti, il supporto è fornito solamente dalle associazioni di privati cittadini

Potremmo iniziare questo pezzo con il classico incipit da barzelletta: “c’erano un italiano, un francese e un tedesco”, perché così come le politiche migratorie discutibili non hanno bandiera, non la hanno neanche le iniziative solidali.

In questo territorio dai confini altissimi, invalicabili, dove il panorama da cartolina della Costa Azzurra è per i transitanti una immagine sfocata, un non luogo, una fionda che li rimanda indietro, la solidarietà riesce a valicare i confini.

Dopo che le autorità francesi hanno bloccato il confine e quelle italiane hanno chiuso il campo della Croce Rossa, che forniva assistenza ai migranti respinti, il supporto a questa umanità incastrata a Ventimiglia è fornito solamente dalle associazioni di privati cittadini. Di tutte le nazionalità.

All’operato delle italiane Caritas Intemelia, We World, Diaconia Valdese, Progetto 20K, si somma quello del collettivo tedesco Kesha Niya, che con il supporto dell’associazione francese Roya Citoyenne, si incaricano di distribuire un pasto serale al giorno ai migranti che stazionano in città in attesa di proseguire il viaggio.

Gli stessi volontari tedeschi portano anche le colazioni al Confine di Ponte San Ludovico. Qui si trovano i container dove decine di persone respinte dalle autorità d’oltralpe sono tenute in cassoni di metallo anche per ventiquattro ore, senza accesso ad alcun genere di conforto e senza riguardo per le misure igieniche anti-Covid, fino a quando non vengono “consegnate” alle autorità italiane.

Il giorno della nostra visita il turno nella distribuzione dei pasti serali era coperto da quattro volontari di Roya Citoyenne; una volta la settimana la loro associazione dà il cambio a Keshia Niya, e sono divisi in tre gruppi Breil-sur-Roya, Tende e Saorge: loro provengono proprio da quest’ultimo comune- un pittoresco borgo della media valle Roja. Ma in realtà solo Corinne e Gilles sono realmente francesi, mentre Lucia è italiana e Klim è polacco.

Con grande orgoglio ci raccontano che quando è il loro turno si incontrano già dal mattino nel giardino di una volontaria e lì pelano cipolle e patate, affettano verdure che poi vengono cucinate su un fornellone a gas; le rimestano e le condiscono fino a formare una sorta di ratatouille ottima per condire i cereali o il cous cous.

Raccontano che, con lo scopo di cucinare per i migranti in transito, passano assieme ore molto gradevoli. La volta precedente avevano avuto l’accompagnamento musicale di un argentino abitante del borgo, pianista, che li ha intrattenuti con un tango.

Dicono poi che, in genere, verso le 18, caricano tutto su una macchina e varcano il confine italo-francese (loro possono farlo) per andare a Ventimiglia e piazzarsi nel parcheggio di fronte al cimitero, dove ci sono dei chioschi di fiori, molta Polizia in divisa, la Digos in borghese e i migranti in ciabatte che li attendono per mangiare.

Mettono giù i tavoli, le gamelle, indossano le mascherine, espongono il cibo che hanno preparato; piatti e posate per chi vuole mangiare nel piazzale, ma anche contenitori usa e getta per il trasporto di cibo in altri luoghi. Alcuni migranti ne chiedono per mangiarlo subito, altri lo portano via per amici o da mettere nello zaino come amuleto.

In un contesto che inizialmente appariva desolante, con la presenza degli Stati ridotta a solo controllo di Polizia, veniamo via con una sensazione positiva. I volontari senza frontiere sono la prova che c’è una forte coscienza civile sull’ingiustizia delle politiche migratorie europee.

C’è una società civile europea che si adopera attivamente per tamponare gli effetti disumanizzanti di queste decisioni insensate, facendo esattamente quello che deve essere fatto: superare un confine, sia fisicamente che metaforicamente. Perché non ha più davvero senso dividere, separare l’umanità in serie a e serie b, in meritevoli e non meritevoli, in transitanti e in non transitanti.
Siamo tutti, in realtà, solamente umani.

Testimonianze raccolte il 4 settembre 2020
Fotografie di Aria Martinelli – FotoStoria