La repressione della Fortezza Britannia

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3 Novembre 2020

Una famiglia di curdo-iraniani sono le ultime vittime di un lungo elenco di migranti che tentano la traversata via mare dalla Francia

Rasoul Iran-Nejad, 35 anni, con la coetanea Shiva Mohammad Panahi, erano una coppia curda-iraniana e i genitori di Anita e Armin, di nove e sei anni rispettivamente e di un bambino piccolo, Artin.

La famiglia aveva cercato, lo scorso martedì 27 Ottobre, di attraversare lo Stretto della Manica per raggiungere il Regno Unito, ma l’imbarcazione sulla quale stavano viaggiando è affondata.

Nuove vittime della Fortezza Britannia, pochi giorni dopo il primo anniversario del ritrovamento dei corpi senza vita di 39 uomini, donne e bambini arrivati dal Vietnam, ritrovati all’ interno del container di un camion nell’ Essex, il 23 Ottobre del 2019.

Il caso della famiglia curdo-iraniana è un memento della critica situazione per migranti e rifugiati tra Calais e Dunkirk, i quali si trovano bloccati e costretti ad affidarsi a contrabbandieri e a viaggi rischiosi per attraversare la Manica, rischiando la vita.

Clare Moseley, fondatrice di Care4Calais, una organizzazione operativa nel Nord della Francia, ha indicato nel corso di una intervista sulla BBC il 28 Ottobre la necessità di offrire alternative per il percorso della richiesta di asilo politico, sottolineando come “persone comuni sentono di non aver altre opzioni se non quella di intraprendere questo viaggio terribile”.

Secondo una ricerca di prossima pubblicazione dell’Institute of Race Relations, organizzazione educativa fondata nel 1958, sarebbero 300 i richiedenti asilo, tra i quali 36 bambini, i morti nel corso degli ultimi vent’anni nel tentativo di raggiungere il Regno Unito dal Nord della Francia.

Il rapporto, dal titolo Deadly Crossings and the Militarisation of Britain’s borders ( Traversate letali e la militarizzazione dei confini della Gran Bretagna) verrà pubblicato questo mese e da quanto ha potuto osservare il Guardian, presenta nel dettaglio 292 casi di individui deceduti nel tentativo di raggiungere il Regno Unito attraversando la Manica, per via marittima o servendosi di mezzi dal 1999 ad oggi.

Il rapporto include le morti dello scorso martedì e rappresenta il primo tentativo, in collaborazione con Maël Galisson di Gisti (un servizio di assistenza legale per richiedenti asilo in Francia) e con il Permanent People’s Tribunal London di dare un volto, un nome e una storia alle vittime delle politiche migratorie britanniche, come riporta il Guardian.

Contrariamente alle storie delle morti nel Mediterraneo, le storie di affogamenti di richiedenti asilo nella Manica sono drammaticamente superate da quelle di coloro che sono morti investiti da treni, auto o camion, storie orribili come quella nel 2014 del 17enne eritreo Ahmed Osman, che morì appena giunto in Gran Bretagna, sotto il camion ove si era aggrappato per raggiungere il Paese.

All’ origine di questo contesto repressivo si può trovare la intesa tra la Francia e il Regno Unito, siglata nella sua ultima istanza dall’accordo di Sandhurst nel Gennaio 2018 dal Presidente Emmanuel Macron e dalla ex Prima Ministra Theresa May e firmata dai Ministri degli Interni dei due Paesi al tempo, rispettivamente Christopher Castaner e Sajid Javid.

L’accordo, in linea con intese precedenti, prevede un coordinamento di azione marittima e terrestre e fondi per nuovi investimenti in tecnologie di sicurezza sul suolo francese.

A oltre due anni di distanza, l’approccio dell’Home Office britannico non è certo cambiato, specialmente con la guida della Ministra dell’Interno Priti Patel, che ha fatto della retorica e delle prospettive politiche repressive rispetto alla migrazione un marchio di fabbrica.

In una intervista al Daily Telegraph, Dan O’ Mahoney, ex Royal Marine e attuale comandante della ‘minaccia clandestina del Canale’ (un nome, un programma) ha dichiarato che si potrebbe ricorrere all’uso di reti per bloccare le imbarcazioni nella Manica; nel novero delle idee che si stanno generando su questo fronte sono anche incluse l’idea di imprigionare migranti a bordo di piattaforme petrolifere, di trasferirli ad Ascension Island, possedimento britannico nell’Atlantico meridionale (idea probabilmente ispirata dall’ex Primo Ministro australiano Tony Abbott) e di usare cannoni ad acqua per respingere le suddette imbarcazioni.

Questo scenario di idee si inserisce nella scia delle dichiarazioni di Patel di voler rendere il sistema d’asilo britannico ‘fermo e giusto’, indicando lo stato attuale come spezzato.

In questo fronte si inseriscono poi gli attacchi senza precedenti verso la categoria forense britannica che si occupa di contestare i mandati di deportazione, attacchi condotti non solo da Patel, ma anche dallo stesso Primo Ministro Boris Johnson; uno studio legale londinese, focalizzato sulla immigrazione, ha subito dopo le prime dichiarazioni di Patel sul tema un attacco per il quale il responsabile, Cavan Medlock, dovrà affrontare sei capi di accusa incluso la preparazione di un atto di terrorismo.

Medlock si era presentato allo studio armato di un coltello ed esibendo una bandiera della Germania nazista e degli Stati Confederati del Sud.

Di fronte alla pandemia e a una accesa retorica da Hard Brexit, la spettacolarizzazione degli sbarchi operata da alcuni media mainstream, come sulla BBC e Sky News e la galvanizzazione dell’estrema destra con presenze a Dover e attacchi presso strutture che ospitano migranti e richiedenti asilo, non si vede all’orizzonte un cambio di passo nella tratta migratoria verso un paese che si appresta ad uscire dalla UE.