Fenomenologia dei Pink Panthers

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3 Marzo 2021

Una storia criminale, tra mito e realtà, che dalla ex-Jugoslavia si è raccontata nel mondo

In fondo nessuno ha mai saputo davvero quante persone componessero la banda, ma tutti sapevano che erano dannatamente bravi a fare una cosa: rubare gioielli.

Anche il loro nome, in fondo, era un omaggio che gli sbirri – in particolare quelli dell’Interpol – facevano alla loro abilità.

Li hanno chiamati Pink Panthers, come il mitico diamante rubato dal ladro che faceva ammattire l’ispettore Clouseau nei celebri film di Blake Edwards e Peter Sellers.

Quello che è certo, da Dubai a Parigi, dal 2003 a oggi, in oltre 120 colpi in almeno 20 paesi differenti, è che la banda dei Pink Panthers viene ritenuta responsabile di rapine per un valore di 500 milioni di dollari. Chi sono i membri dei Pink Panthers? Si dicono, raccontano e scrivono molte storie.

Ex militari della Jugoslavia, provenienti da tutte le repubbliche che componevano il paese collassato nei conflitti degli anni Novanta? Forse, così li raccontano. Quanto questa narrazione cede a un orientalismo balcanico, quanto è reale e provato? Il loro leader indiscusso era Dragan Mikic? Probabile, ma chi è davvero?

E ogni volta che c’è un colpo in una gioielleria, da qualche parte del mondo, si torna a parlare di loro, come quando viene arrestato un vero o presunto membro della banda. Sembra sempre, con i Pink Panther, di muoversi su un confine incerto tra fascino della criminalità e creazione di un mito.

Il colpo a Milano, in via Pontaccio, quello a Dubai, al Wafi Mall, quello nella stanza d’hotel della star Kim Kardashian,  all’Hotel de Pourtales di Parigi e molti altri.

Palve “Punch” Stanimirovic, figlio di Vojislav Stanimirovic, celebrità del mondo del crimine yugoslavo, che nel 1971 derubò il museo di Miami con complici albanesi, croati e serbi, disse di loro:

“Pensano che si tratti di una grande organizzazione con 400 membri e un capo supremo, Dragan Mikic, che ha solo 33 anni, la stessa età di Kim Kardashian. Il quadro è più complesso, sono al lavoro una schiera di Montenegrini, Bosniaci, Croati, Serbi, tutti criminali. Poi ci sono gli ex militari, anche loro dalla ex Jugoslavia. Parte di un gruppo, quando il Paese si frantumò i militari divennero dei Ronin, come i samurai. Non hanno un capo, un maestro. Tutto ciò che fanno è usare il proprio istinto e la propria intelligenza.”

Questo podcast, diviso in cinque puntate, vuole raccontare la storia di una storia, indagando anche e soprattutto come nasce, si diffonde e si rafforza una narrazione.

Questo progetto di podcast nasce dalla volontà di perdersi tra mito e realtà. Sarà un viaggio a puntate, con la regia di Angelo Miotto, tra quello che a tratti è sembrato un ‘romanzo criminale’, appetibile per i media, tutto sommato comodo per le forze dell’ordine internazionali costrette sempre a inseguire, sempre un passo indietro, rispetto alla banda che non spara, ma agisce con ‘tecnica militare’.

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