Sentiti Libera. La strage di Pizzolungo, 35 anni dopo

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1 Aprile 2020

La prima di quattro puntate del podcast di Q Code e Libera Bologna per raccontare l’attentato del 2 aprile 1985. Una strage ancora senza verità e giustizia.

Il 2 aprile 1985 è un martedì mattina, sono passate da poco le 8.30, Barbara Rizzo è uscita dalla sua casa a Pizzolungo, una piccola frazione di Erice, nel trapanese, per accompagnare a scuola i figli, Giuseppe e Salvatore Asta, di sei anni. La sua macchina viene superata da quella del giudice Carlo Palermo e in quel preciso momento viene fatta esplodere un’autobomba. Barbara, Giuseppe e Salvatore muoiono: la loro macchina fa da scudo a quella di Palermo, che si salva, insieme agli uomini della scorta. 

La strage di Pizzolungo è uno dei tanti attentati mafiosi sui quali non c’è ancora una verità completa: sono passati trentacinque anni ed è in corso il quarto processo per individuare i mandanti.

È una strage che racconta tanto: della mafia nella Sicilia degli anni Ottanta, di mafiosi che non si fanno scrupoli nel far saltare un’autobomba nonostante sappiano che colpirà delle persone innocenti, di un dolore che si trasforma in impegno, di una lunghissima ricerca di verità e giustizia e, infine, della ribellione interna alle famiglie mafiose. 

Sono questi gli elementi che verranno approfonditi nella nuova serie di podcast di Sentiti Libera: quattro puntate che partono proprio da quel 2 aprile 1985.

 

Le prima voce del podcast è di Margherita Asta, figlia di Barbara Rizzo e sorella di Giuseppe e Salvatore. Nel 1985 aveva 11 anni e, quella mattina, era andata a scuola con un’amica, a differenza degli altri giorni, perché i fratelli stavano litigando e lei non voleva fare tardi. Oggi è referente del settore memoria di Libera Emilia-Romagna, racconta la storia della sua famiglia e della strage di Pizzolungo in tutta Italia, porta avanti la memoria e la battaglia per avere verità e giustizia.

C’è Carlo Palermo, anche se senza voce, in questa prima puntata, tra i ‘protagonisti’ del podcast. Il magistrato era stato trasferito da Trento alla procura di Trapani poche settimane prima. A Trapani, prende in mano le indagini del collega Gian Giacomo Ciaccio Montalto, ucciso due anni prima, il 25 gennaio del 1983. E subito entra nel mirino di Cosa Nostra: dieci giorni dopo il suo arrivo riceve la prima minaccia: “Faremo saltare il giudice Palermo e tutta la scorta”. L’attentato arriverà poche settimane dopo.
Dopo la strage ha abbandonato la magistratura e intrapreso l’avvocatura. Non ha mai smesso di indagare sulla strage.

E c’è Enza Rando, oggi avvocato e vicepresidente nazionale di Libera. Nel 1985 viveva a Palermo, studiava giurisprudenza e stava scrivendo una tesi che riguardava anche Trapani.

Le loro voci continueranno nelle prossime tre puntate per raccontare la Strage di Pizzolungo.

Fare memoria significa anche raccontare, chiedere verità e giustizia significa anche informarsi e informare. E portare avanti una narrazione quotidiana di piccole e grandi mafie, infiltrazioni, sistemi, che spesso non hanno la giusta eco, che spesso vengono dimenticate o passano inosservate.
Come quelle che emergono dall’attentato del 2 aprile di trentacinque anni fa.

Sentiti Libera è un progetto di informazione podcast di Q Code Mag e Libera Bologna.