Milano-Europa: raccontare le inchieste

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31 Gennaio 2019

Un progetto, tanti partner, la volontà di trovare nuovi mezzi per diffondere i contenuti di grandi inchieste per aumentarne l’impatto sociale in termini di dibattito e cambiamento

Le sfide più belle, è banale dirlo, son quelle difficili. Quando si affrontano, in gruppo, e si superano, è ancora più bello.

E’ passato molto tempo da quando Q Code Magazine, con InvestigateEurope, ha messo la testa sull’idea di produrre delle inchieste indipendenti sull’Europa e i grandi temi che l’attraversano, nello spirito transfrontaliero e indipendente che caratterizzano i lavori di qualità di questa stagione di un’editoria in perenne transizione e oggettivamente più debole, e un dibattito nella società su questi lavori.

Non bastava, però. E l’idea è quella che, per come oggi i contenuti (anche di qualità) vengono fruiti, si doveva aggiungere a tutto questo la capacità di raccontare con altri mezzi e altri spazi i risultati di queste inchieste.

E ancora, fare in modo, come è sano che sia in società di democrazia matura, sollecitare attorno al lavoro dei giornalisti un dibattito, un confronto, una volontà di discussione all’interno di quelle stesse società.

Così, con Angelo Miotto e Maria Maggiore di InvestigateEurope, si è lavorato a sviluppare un concept che, alla produzione di inchieste indipendenti su temi chiave dell’Europa che stiamo vivendo, si affiancasse un elemento di narrazione delle inchieste, un elemento di confronto su questi temi e, infine, una parte di formazione per tanti giovani e bravi professionisti che non hanno più la possibilità di crescere all’interno di gruppi di lavoro, abituati fin da subito a dover fare tutto da soli.

In questo modo è nato il progetto Milano-Europa: raccontare le inchieste che, appunto, ha immaginato tre assi di lavoro: inchieste, conferenze, workshop.

Un team di giornalisti investigativi provenienti da otto paesi d’Europa, un collettivo di freelance come Q Code specializzato nel giornalismo d’approfondimento e di contesto, impegnato nella capacità di praticare il tono di voce narrativo per arrivare a un pubblico saturo di breaking news, tecnicismi freddi e giornalismo fast-food.

C’era tutto, mancava chi credesse in questo progetto, in particolare in un paese come l’Italia che – unico tra quelli con una certa disponibilità economica – non ha ancora fatto sua la cultura del sostegno al giornalismo indipendente, in particolare quello di inchiesta, che richiede tempo e investimenti.

Ed è arrivato anche quello. Perché, e qui ci è data occasione di ringraziare ancora, la Fondazione Cariplo ha creduto in questa scommessa, ha accettato la sfida, e ha sostenuto economicamente il progetto in tutte le sue parti. In compartecipazione con Journalism Fund, che da anni sostiene i progetti di giornalismo indipendente.

A settembre siam partiti: quattro conferenze, quattro workshop, mentre InvestigateEurope lavorava alle sue inchieste.

Siam partiti dalle frontiere, con il business che per molte aziende ha rappresentato la centralità che, in modalità ancora tutte da valutare, per etica e per efficacia, il tema della sicurezza si è guadagnato nel dibattito attuale.

L’inchiesta era quella di Nikolas Leontopoulos, giornalista greco del team di InvestigateEurope, con il quale si sono confrontati la parlamentare europea Elly Schlein e l’avvocata Luce Bonzano dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI).

Si è poi lasciato spazio ai temi del cambiamento climatico, con le inchieste e i lavori di Gianluca Ruggieri, dell’università dell’Insubria e del network ènostra, di Rosy Battaglia, giornalista e impegnata in CittadiniReattivi ed Emanuele Bompan, giornalista, vice presidente di WaterGrabbingObservatory.

E’ stato poi il turno dei temi del Medio Oriente, delle ricadute delle dinamiche locali su quelle globali, con le inchieste della giornaliste Francesca Mannocchi, freelance legata a L’Espresso, e Marta Serafini, del Corriere della Sera, con il confronto con Marina Calculli, lecturer di politica M.O. all’università di Leiden.

Infine è stato il turno dell’Europa, lanciata verso elezioni politiche complesse, tra economia e identità, con il lavoro del giornalista Harald Schumann, di InvestigateEurope, e l’intervento del professor Franco Bruni, economista della Bocconi e vice presidente dell’Ispi.

La ricerca universitaria che si confronta con l’opinione pubblica, il giornalismo investigativo indipendente, il dibattito portato fuori dai canali tradizionali dell’informazione. Missione compiuta.

Restava da portare a termine l’obiettivo della formazione e, in una settimana intensa e proficua, si è partiti dalla realizzazione di inchieste con tutti i linguaggi possibili, per un racconto cross mediale e di approfondimento, con quel tocco di narrativo che ha a che fare con il linguaggio, non con l’uso delle fonti, che rimane quello tradizionale.

 

Si sono alternati il giornalista Gigi Donelli di Radio24 per l’audio, il fotografo Leo Borgioni per il visuale, la social media curator Claudia Vago per il racconto e la conoscenza del nuovo media di massa per finire con Stefano Liberti e il video delle inchieste per il web.

E intanto il consorzio di giornalisti di InvestigateEurope, che in tre anni di lavoro ha creato una news-room virtuale, ha prodotto – grazie al sostegno del progetto con la Cariplo – tre inchieste.

La prima, pubblicata a fine luglio, scopre un aspetto apparentemente marginale nella rete di sicurezza aerea: i jet privati sono esclusi dalle normative sui controlli dei passeggeri aerei e nei piccoli aeroporti si praticano le migliori frodi e traffici di uomini e sostanze proibite. Questo il teaser dell’inchiesta, pubblicata sul Corriere della sera e su altri dieci quotidiani europei.

In ottobre è la stata la volta della serie di reportage e analisi sullo sfruttamento dei camionisti dell’est, una forma di schiavitù che i nostri governanti e le istituzioni europee preferiscono non vedere, anche a costo di far circolare camion senza controlli e camionisti senza patenti in regole, nelle nostre strade.

E per finire, è stata appena pubblicata una lunga inchiesta sulla rivoluzione 5G, che non sarà un semplice passo in avanti per le tecnologie del wireless.

Con il 5G il nostro modo di vivere cambierà, tutto sarà connesso, in un intreccio di campi elettromagnetici che costantemente ci bombarderà. L’Italia è andata molto avanti nelle sperimentazioni del 5G, senza alcun dibattito pubblico e senza prendere in conto i rischi per la salute pubblica.

Siamo contenti di questi mesi e di questo lavoro, siamo contenti della partecipazione del pubblico e speriamo di ripetere questo viaggio, con nuove inchieste, nuovi dibattiti e perché no, nuovi linguaggi.

Nel darvi appuntamento all’anno prossimo, non ci resta che ringraziare chi ha ospitato questi incontri. Palazzo Stelline, con la rappresentanza della Commissione Europea in Lombardia, le amiche di ZonaK, e l’Auditorium di Radio Popolare, oltre a Danilo De Biasio, direttore del Festival dei Diritti Umani, che è intervenuto alla conferenza sul Medio Oriente. E un grande ringraziamento a Luca Musso e Paola Dussi, che hanno documentato tutti gli incontri e si sono occupati dei nostri ospiti, e Sauro Sorana che ve li ha raccontati in streaming e a Valentina Bertolini e Andrew Cannon, che hanno tradotto gli interventi dei nostri ospiti stranieri.

Alla prossima, perché siamo convinti che il progetto [Q]antiere di Q Code ne sia la naturale evoluzione: mettersi in rete, condividere obiettivi e linguaggi, riportare il giornalismo a una dimensione indipendente, solida, di approfondimenti è quel che vogliamo (continuare) a fare.

foto Luca Musso
grafiche Angelo Miotto