Momenti straordinari con applausi finti: Gipi è tornato

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9 Gennaio 2020

Recensione del graphic novel pubblicato da Coconino

Gipi è tornato. E lo ha fatto di nuovo: ha dato alle stampe un altro graphic novel da incorniciare, un’altra gemma da incastonare nella corona di un autore in autentico stato di grazia.

Momenti straordinari con applausi finti – pubblicato a novembre da Coconino – racconta la storia di Silvano Landi, un comico che si trova ad affrontare il momento drammatico dell’addio all’anziana madre.

Un addio reso straziante dalla malattia, che ha condannato la donna a letto in uno stato di semi-incoscienza e il figlio allo stillicidio delle visite quotidiane nella casa di cura dov’è ricoverata.

Ma non è questo l’aspetto peggiore: i giorni che si susseguono interminabili, infatti, sono per Silvano carichi di angosce, domande e strani sogni, che pagina dopo pagina prendono corpo diventando storie parallele.

Primo tra tutti – non a caso – compare un gruppo di cosmonauti che sta esplorando un pianeta sconosciuto, alle prese con una materia nera informe e minacciosa che sembra fuoriuscire dal sottosuolo.

Poi è la volta dell’uomo primitivo, emissario degli istinti biologici basilari che contribuiscono comunque a determinare la nostra esistenza, mentre il protagonista preferisce ignorarli in nome della sua “modernità”.

I piani narrativi, come spesso accade nelle opere di Gipi, dialogano fino a sovrapporsi, rivelando solo un po’ per volta il loro carattere allegorico.

Questa capacità di dare una forma altamente simbolica e credibile alle ansie, ai pensieri e ai sentimenti è senz’altro uno dei tratti distintivi dell’autore pisano, particolarmente evidente in questo graphic novel.

Come nel precedente La Mia Vita Disegnata Male, all’alternarsi delle linee narrative corrisponde il passaggio da una tecnica figurativa all’altra. Al contrario dell’opera del 2008, però, qui è il presente ad avere i colori dell’acquerello, mentre il viaggio dei cosmonauti è raffigurato in bianco e nero.

A far saltare gli schemi è l’uomo primitivo, che con le sue tinte vivaci sembra essere paradossalmente ancora più vero della realtà. Superata questa linea di demarcazione, entra in scena un altro personaggio interiore, il più importante: il bambino luminoso.

A metà tra il fanciullino pascoliano e il fantasma del Natale passato di Dickens, questo ragazzino impertinente mette Silvano di fronte alla realtà delle cose, costringendolo a liberarsi di qualche sovrastruttura di troppo e a guardare il mondo con occhi meno offuscati.

Il suo è un invito a essere sinceri con se stessi, nel senso non banalizzante di fare i conti con i propri demoni imparando a dare il giusto peso alle cose, anche e soprattutto – e qui sta il difficile – a quelle che riguardano noi stessi.

Non indugiare in negatività gratuite è parte di questo messaggio, che si traduce in un manifesto contro un certo tipo di cinismo, di cui pure Gipi si serve abbondantemente per creare quel contrasto di registri linguistici e concettuali che dà un’efficacia unica alle parole nei suoi graphic novel.

La contraddizione tra l’utilizzare toni e argomenti da persona cinica senza esserlo – ma correndo il rischio di diventarlo per davvero – è esemplificata della sofferenza causata a Silvano/Gipi dall’atto stesso di raccontarsi, considerato uno svilimento del dramma che il personaggio-autore sta vivendo.

Ma oltre a essere opportunità creativa e sfogo momentaneo, il racconto può diventare catarsi, omaggio, come dimostrano le pagine finali di Momenti straordinari con applausi finti, e a ben vedere l’intera opera.

Che poi l’apprezzamento del pubblico – come suggerisce il titolo – sia sincero o arrivi a prescindere per un autore che ormai gode di consenso unanime, in fin dei conti poco importa. Quello che conta è il bambino, con il suo sogno, nel giallo dell’estate.