Attacchi violenti contro associazioni che ospitano richiedenti asilo, intimidazioni e minacce ad avvocati che difendono i movimenti di accoglienza, un clima generale di paura e terrore. Benvenuti in Francia, sulla Costa azzurra, a Nizza, laboratorio dell’egemonizzazione del Rassemblement National (RN) – il partito di Marine Le Pen – da parte della destra identitaria. Primo episodio di un’inchiesta in tre puntate realizzata da Cafébabel in partnership con l’EHESS, la Scuola di alti studi in scienze sociali.
REPORTAGE DI SAFOUANE ABDESSALEM, TRADUZIONE A CURA DI FEDERICA, pubblicato su Cafébabel
«Andatevene negri! Vi facciamo a pezzi, vi spacchiamo la faccia, vi prendiamo a botte!». Abituata alla calma più totale, la sera del 13 aprile 2019, la valle di Paillon sperimenta momenti a dir poco agitati.
La scena si svolge a Contes, nell’entroterra nizzardo: raggruppati attorno al parcheggio di un’abitazione, una quindicina di giovani intonano slogan nazisti. Sono a petto nudo, pieni di tatuaggi e con le teste rasate – alcuni di loro sono muniti di armi bianche.
Il loro bersaglio è Hugo, un cittadino del piccolo borgo. Il gruppo lancia un sasso che manda in frantumi una delle finestre dell’appartamento e ferisce l’uomo. «Il vetro è esploso e ho sentito qualcosa colpirmi il viso», racconterà Hugo, dopo essere stato trasportato in ospedale, traumatizzato e sanguinante, su una barella. Quella notte, in meno d’un quarto d’ora, la sua macchina viene distrutta e così tutte le altre parcheggiate davanti all’edificio.
Hugo non è stato un bersaglio casuale. Membro dell’associazione pro-accoglienza, Roya Citoyenne, l’uomo di 58 anni ospitava quattro richiedenti asilo. Secondo un comunicato dell’associazione, queste persone «hanno subito gravi danni a livello psicologico». Lo stesso vale per Hugo.
«Oggi non vuole più tornare a casa sua. Lo ospitiamo dove capita», spiega Patricia Alunno, una parente e membro del consiglio direttivo dell’associazione. Nel frattempo, soltanto due degli assalitori sono stati perseguiti penalmente. «Ma la banda è conosciuta poiché fa parte della rappresentanza locale del Groupe identitaire (“Gruppo identitario”)», sottolinea l’avvocato di Hugo, Zia Oloumi.
Quando parla del movimento, fa riferimento a Sébastien Toesca, una delle «personalità che gravitano intorno a Philippe Vardon», co-fondatore del Bloc identitaire (“Blocco identitario”, poi diventato Les Identitaires, “Gli identitari”) e oggi a capo della lista del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen – ex Front National – alle elezioni comunali di Nizza.
Il candidato, un tempo frontman del gruppo nazi-rock, Fraction Héxagone (“Frazione Esagono”), ha definito l’azione degli aggressori di Hugo come «un’immagine di forte propaganda». Il procuratore di Nizza parla apertamente di attacco di matrice «razzista».
Screditare coloro che offrono soccorso ai migranti è una delle pratiche abituali dell’estrema destra. Ma alcuni si spingono oltre. Nel luglio del 2017, l’avvocato di Roya Citoyenne, Mireille Damiano, ha ricevuto delle minacce di morte per posta.
La lettera anonima conteneva un fotomontaggio realizzato a partire da un’immagine di archivio che illustrava due donne impiccate.
Una di queste, sul collo, portava un cartello con la scritta: “Ho accolto un migrante”. Ad accompagnare il tutto, un altro messaggio: “Il vento gira, e colui (o colei) che crede di essere nel giusto rischia un doloroso risveglio”.
Così, al fine di proteggere la sua famiglia, l’avvocato ha deciso di sporgere denuncia: «I miei figli erano preoccupati. La sera venivano a cercarmi ed è stato difficile. Qui a Nizza c’è una banda di nazionalisti che provengono da gruppi violenti».
A due passi dal porto di Nizza è stato appena inaugurato un nuovo ufficio per la campagna elettorale. I muri sono stati ridipinti e odorano ancora di vernice fresca. Sull’insegna è incisa una fiamma blu-bianco-rossa (i colori della bandiera francese) con accanto le iniziali RN – Rassemblement National. All’interno della stanza due uomini discutono animatamente.
Occhiali rettangolari, camicia bianca e giacca blu, quello di Philippe Vardon (RN) è uno stile elegante, ma informale.
L’aspetto è diverso da quello che mostrava in passato – l’ex cantante di Fraction Hexagone è stato infatti anche leader del movimento politico nazionalista, Nissa Rebela. Nel 2013, il Front National aveva rifiutato l’ingresso di Vardon nel partito perché troppo infervorato. Ma qualche anno dopo, sebbene le sue idee non fossero cambiate, la portata del suo discorso ha cominciato a essere amplificata.
Dapprima, nel 2017, è diventato membro della cellula “idee e immagine” della campagna presidenziale di Marine Le Pen. Poi vice presidente del RN al Consiglio regionale Provenza-Alpi-Costa-Azzurra (PACA, o Région Sud). Oggi è candidato sindaco a Nizza.
Insomma, quello che sta avvenendo è una fusione di destre estreme all’interno del RN.
Nel 2017 – quando il partito si chiamava ancora Front National – Gaël Nofri ha definito il processo come un’«egemonizzazione del partito da parte degli identitari». Nofri è stato direttore della campagna di Jean-Marie Le Pen nella regione PACA prima di aderire – proprio a causa dell’integrazione dei nazionalisti nel FN – alla maggioranza della destra istituzionale di Christian Estrosi.
In ogni caso, la stessa strategia viene utilizzata anche a livello locale da Philippe Vardon che, per queste elezioni, rafforza il radicamento sul terrotorio del RN riciclando nella sua lista gli ex-Nissa Rebela, Odile Tixier Gubernati e Aulde Maisonneuve, «storici volti del movimento nazionalista» a detta dello stesso Vardon.
«Quando vedo le tendopoli dei migranti in pieno centro e la feccia che gira sul viale Jean Médecin costellato di kebabbari, non riconosco più Nizza», sbottava Vardon nel giugno del 2019. Ma è già da prima, dal 2015 – con l’arrivo di centinaia di migranti -, che intorno alla frontiera franco-italiana si sono fossilizzate le differenti vedute ideologiche sulla questione dell’integrazione.
In particolar modo, è la valle della Roia – una valle tra Francia e Italia che si estende per circa 60 chilometri – che diventa il campo di battaglia dove si affrontano gli anti- e i pro-migranti.
Questa terra, a livello mediatico, è associata, da un lato, alla figura di Cédric Herrou, contadino simbolo della solidarietà nei confronti dei migranti, e, dall’altro, al comune di Breil-sur-Roya, un paese dove, nel 2017, lo scontro ideologico è stato anche esemplificato dai numeri elettorali. Alle ultime elezioni presidenziali, il bipolarismo radicale si è infatti tradotto nella vittoria di Marine Le Pen (29,54 per cento) al primo turno, seguita, immediatamente dopo, da Jean-Luc Mélenchon (26,57 per cento) e, infine, da Emmanuel Macron, il quale ha ottenuto solo il 15,60 per cento dei voti.
Insomma, in questa area tra Francia e Italia, è nata un’opportunità per l’estrema destra: strumentalizzare i migranti e sostenere i loro detrattori, utilizzando qualsiasi via, che sia legale o meno.
Nel 2017, Olivier Bettati, ex-vice di Christian Estrosi (sindaco di Nizza) e oggi a capo della lista RN a Menton è persino andato in tribunale a chiedere la chiusura di Roya Citoyenne. Un’iniziativa presa in accordo con l’associazione di estrema destra, Défendre la Roya (“Difendere Roya”), di cui è promotore.
Trampolino elettorale per le comunali secondo i suoi avversari, l’associazione è stata «creata appositamente per far scomparire Roya Citoyenne» secondo Mireille Damiano, la quale dice di aver visto dei membri del Groupe Indentitaire «in piazza, il giorno dell’udienza». A ogni modo, il deputato frontista ha perso il processo. Da quel momento in poi l’associazione è inattiva.
Il comune di la Breil-sur-Roya (Breil) – il più grande della valle della Roia – si trova a circa 60 chilometri da Nizza. Qui, Jean-Pierre Béghelli si presenta con una lista civica. Beghelli è un personaggio politico ben noto ai cittadini di Breil per la sua avversione rispetto alle attività di Cédric Herrou.
Lui si definisce «un giovane di destra» e ha deciso di non presentarsi con un partito, malgrado la «proposta di appoggio del RN». Una scelta strategica a fronte dei sentimenti di sinistra di una parte dei cittadini e del sindaco uscente. Sebbene il consigliere comunale dichiari alcuna affiliazione partitica, le sue frequentazioni tendono al nero. Anche lui, di fatto, è vicino a Défendre la Roya.
Il 6 ottobre 2017, Défendre la Roya ha infatti organizzato una riunione a Breil per annunciare di aver intrapreso l’azione legale per ottenere lo scioglimento dell’associazione Roya Citoyenne.
«Forse hanno partecipato persone della mia lista, ma io non ho assistito personalmente», dichiara con fermezza Béghelli, ignorando probabilmente che la riunione è stata filmata in una videoconferenza dove lo si può vedere in primo piano. La riunione è stata caratterizzata anche dalla visita di Rodolphe Crevelle, un militante fascista condannato più volte per incitazione all’odio razziale e noto per la disseminazione nella valle di una rivista anti-migranti, stampata in 5mila copie dal titolo A Vugi d’a la Roya (“La voce della Roia”).
Nonostante Défendre la Roya neghi qualunque legame con A Vugi, alcuni indizi fanno pensare il contrario. Il 15 ottobre 2017, infatti, Rodolphe Crevelle ha organizzato un raduno di sostegno al suo giornale nel piccolo comune limitrofo di Fontan. Alcuni membri di Défendre la Roya erano presenti, malgrado le smentite da parte del presidente dell’associazione.
«A Vugi, era una merda schifosa»
«Era una manifestazione a sostegno del giornale. Béghelli era lì e anche Fernand (vice presidente di Défendre la Roya). Quest’ultimo ha distribuito personalmente A Vugi», afferma Pascal (il nome è fittizio), un commerciante della valle presente alla riunione. Si è trattato di un’iniziativa di sostegno da parte di persone di «tutto il territorio nazionale», a cominciare dal «sindaco di Fontan, Philippe Oudot, e dei gruppetti di estrema destra come Action Française (“Azione francese”), Alliance royale (“Alleanza reale”) e alcuni membri di Lys Noir (“Giglio nero”, un movimento politico-letterario di estrema destra)».
Poco prima della manifestazione, tramite A Vugi, era stato proposto di costituire un «comitato di riconciliazione della valle, sotto la presidenza di Jean-Pierre Béghelli». Il dibattito è stato alimentato da Défendre la Roya. Insomma, sembra veramente difficile contestare il legame tra il candidato della lista civica a Breil, da un lato, e l’associazione anti-migranti Défendre la Roya, nonché il giornale apertamente razzista A Vugi, dall’altro.
Eppure, Béghelli nega tutto: «Non ho mai avuto a che fare con quella gente lì. A Vugi era una merda schifosa, scrivevano articoli sulle persone senza chiedere la loro opinione». Dichiarazioni che arrivano prima di uno stemperamento e l’ammissione di essere effettivamente andato alla riunione perché «non si sa mai».
Eppure, tra i comuni della valle, l’amministrazione di Breil si è distinta per aver offerto, nel 2017, biglietti per viaggiare in treno a 80 richiedenti asilo. La decisione è stata contestata dai due candidati di Breil appartenenti all’estrema destra che oggi sfidano il sindaco uscente.
Oggi, il voto è alle porte. E c’è da chiedersi se, alla luce delle strumentalizzazioni da parte dell’estrema destra, i territori della valle della Roia, – coinvolti in prima linea nell’accoglienza dei migranti dal 2015 in poi -, pagheranno, o meno, il prezzo elettorale per la solidarietà messa in campo. «Non penso che ci possa essere un effetto boomerang», afferma Mireille Damiano – anche lei si presenta a Nizza, ma nella lista Viva!: démocratie, écologie, solidarité (“Viva!: democrazia, ecologia, solidarietà”).
N.B.