Esperienze di mediattivismo

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16 Febbraio 2021

Il libro Hached Tranmission di Alessandra Renzi

Insu_tv da’ voce a chi non ha diritto di cittadinanza nell’informazione mainstram.

nicol* angrisano è la molteplicità delle visioni e dei punti di visita, è l’ibridazione delle forme: si scrive con lettera minuscola perchè rifiuta il concetto di autorialità, si scrive con l’asterisco perchè si declina in tutti i generi. E’ un’identità collettiva di un gruppo di mediattivisti che in maniera radicale cercano diverse chiavi di lettura per trasformare semplici narrazioni in strumento di lotta e di liberazione dal giogo della dis-informazione del potere.

 

L’esperienza del mediattivismo Italiano rappresenta in Europa e forse nel mondo un’unicità. Una specificità politica e comunicativa dal basso che è stata capace, sopratutto nella prima decade degli anni zero, di rivoluzionare e forse anticipare il ruolo “connettivo” della comunicazione.

Alessandra Renzi è una ricercatrice e mediattivista sui generi. Insegna come professoressa associata in “critical and media production” alla Concordia University di Montreal in Canada e porta avanti da decenni le sue ricerche sul ruolo attivo della comunicazione dal basso all’interno della società globale.

In Hached Tranmission. Tecnology and connective activism in Italy edito per i tipi della University of Minnesota press, è un libro in cui Renzi ricostruisce dall’interno il ruolo e la storia, in parte forse poco conosciuta, delle esperienze di mediattivismo italiane legate alla nascita delle TV Pirata in Italia e non solo.

Fedele al suo oggetto di ricerca, Alessandra Renzi adotta la formula della co-ricerca accompagnando il lettore per mano con un linguaggio diretto e preciso. Il volume si divide in 8 capitoli che partono dalla ricostruzione di senso dell’esperienza delle telestreet passando dall’assalto all’etere televisivo per poi immergere il racconto all’interno della storia di Insu^tv, storica telestreet pirata partenopea, in qualche modo l’unica esperienza in Italia che riuscì per più di dieci anni a occupare l’etere e trasmettere su larga scala il proprio segnale e messaggio.

L’esperienza delle telestreet in Italia la si può datare attorno ai primi anni 2000. Esperienze contingenti e parallele ai movimenti politici di autorganizzazione. Alcune di queste esperienze di comunicazione dal basso, anche se non da subito, trovano all’interno dei centri sociali Italiani le loro basi operative.

Oltre all’esperienza di Insu^tv che solo in un secondo momento trasferirà i suoi studi e la sua antenna nei locali occupati di Officina 99 a Napoli ci sono in Italia, in quegli anni, numerose esperienza analoghe: quelle Teleimmagini a Bologna e Candida Tv a Roma ad esempio, che trovano sin da subito luogo rispettivamente negli spazi dell’XM24 e del Forte Prenestino. Con loro, tante altre micro esperienze territoriali che hanno visto l’Italia protagonista all’interno della cornice di produzione di contenuti indipendenti e “antagonisti”.

Quasi un capitolo del libro è dedicato a una approfondita ricerca e ricostruzione della storia di NGvision, uno dei primissimi network internazionali che nel 2002 consente la condivisione di contenuti audiovisuali indipendenti e free copright. Una piattaforma che per prima ad esempio  rese al pubblico internazionale il footage dell’uccisione da parte delle forze dell’ordine di Carlo Giuliani durante il G8 di Genova.

Hached Tranmission. Tecnology and connective activism in Italy, spazia dall’esigenza collettiva di autoprodurre contenuti, l’ingresso di Berlusconi nel panorama televisivo, la condivisione e produzione di informazione indipendente con la nascita di numerosi collettivi territoriali, la “colonizzazione dei media” con  un ragionamento interessante sulla “questione meridionale” traslata e letta attraverso il sistema della comunicazione di massa, sino ad arrivare  a un ragionamento più profondo su cosa sia l’attivismo nel campo dell’informazione.

Non tutto nasce dal nulla. La Renzi lo spiega benissimo. Una genealogia quella della nascita delle TV Pirata complessa e articolata che sicuramente ha parte delle sue origini dentro l’esperienza delle radio indipendenti, i primi gruppi hacker e sicuramente Indymedia.

L’esigenza, come ci viene raccontato nelle interviste raccolte in Hached Tranmission, è quella di appropriarsi a un certo punto di strumenti nuovi di comunicazione, plasmarli e utilizzarli non passivamente con l’idea di poter produrre e condividere contenuti non convenzionali, supportare le storie non raccontate e sperimentare nuovi contenuti liberi e infine condividerli con lo strumento ancora oggi il più “accessibile” la televisione.

Il ruolo dei mediattivisti nella storia della comunicazione politica dei movimenti è stato in Italia centrale. Basti pensare alle famose immagini dell’incursione delle forze di polizia italiane alla scuola DIAZ, che cambiarono in qualche modo la percezione generale del ruolo dello stato all’interno della nostra società. Essere lì dove i media main stream non sono presenti, raccontare dal basso e con un’etica ferrea è uno dei messaggi che tanti dei contenuti auto prodotti hanno espresso. interviste

Il cuore del libro è Isu^tv. Sono gli stessi media attivisti appartenenti al collettivo a darne una definizione: “nicol* angrisano irrompe nel mediascape un giorno imprecisato del 2003.Nel 2004, alla testa di un gruppo di mediattivisti accende il primo trasmettitore: è un segnale che disturba, che crea “increspature sulla superficie monotona e liscia del panorama mediatico”. Nasce insu_tv, televisione pirata a Napoli, che trasmette in un cono d’ombra sulle frequenze di S19. La storia di nicol* angrisano e quella di insu_tv sono indissolubilmente legate: qualcuno infatti sostiene che Nicol* Angrisano è insu_tv. In questi 5 anni l’emittente napoletana realizza diverse inchieste sui territori, è al fianco dei movimenti e attraversa diverse esperienze.Insu_tv da’ voce a chi non ha diritto di cittadinanza nell’informazione mainstram. nicol* angrisano è la molteplicità delle visioni e dei punti di visita, è l’ibridazione delle forme: si scrive con lettera minuscola perchè rifiuta il concetto di autorialità, si scrive con l’asterisco perchè si declina in tutti i generi. E’ un’identità collettiva di un gruppo di mediattivisti che in maniera radicale cercano diverse chiavi di lettura per trasformare semplici narrazioni in strumento di lotta e di liberazione dal giogo della dis-informazione del potere”.

Hached Tranmission. Tecnology and connective activism in Italy, oltre alla sua valenza accademica è anche un perfetto canovaccio di un manuale che ci fornisce delle risposte su come si costruisca un media indipendente, quali siano le linee guida è le modalità antagoniste di costruzione di palinsesti e programmi autoprodotti, come stare nelle piazze, ma ancor di più come costruire connettività all’interno della società.

Un esempio è dato dal format DomenicaAut, “il primo format televisivo di Insu^Tv che invita gli spettatori a spegnere la televisione”. Un programma nato in alternativa al format Domenica In, che con il format main stream ne condivideva solo la durata e la sua trasmissione in diretta via etere e streaming per più di 4 ore sulle frequesnze VHF 19-98. Dibattito politico, cucina, incrocio di culture, documentari indipendenti, musica e testimonianze dal basso hanno caratterizzato il format di Domenica Aut e quelli successivi come il più recente Stalking Asilo.

Per chi fosse appassionato di questi temi il libro fornisce aneddoti interessanti e un’infinità di storie capaci disegnare una mappa genealogica delle lotte e rivendicazioni urbane -e non solo- della prima decade in Italia. Esperienze e storie che sono arrivate a noi grazie a una presenza assidua e attiva di decine e decine di mediattivisti impegnati a raccontare attraverso le voci dei protagonisti queste storie. Tra le più emblematiche si possono ricordare la storia di resistenza alla TAV che ha coinvolto tutto il paese, l’emergenza rifiuti in Campania, le rivolte arabe e non ultima la storia di Rosarno in Calabria. Ma l’elenco sarebbe lunghissimo.

I motivi per cui questa storia a un certo punto si sia interrotta o perché abbia preso una strada differente le lasciamo al libro e a chi avrà voglia e curiosità di leggerlo fino in fondo.

Una nota a margine sul lavoro di Alessandra Renzi, ma solo per i veri smanettoni del mediattivismo, è l’eccezionale lavoro sulla bibliografia. Una ricognizione che va a cercare un’infinità di testi dedicati tra cui alcuni veramente importantissimi e in qualche modo poco conosciuti.

Dento le 250 pagine di Hached Tranmission. Tecnology and connective activism in Italy c’è tutta la passione di Alessandra e di chi ha solcato i mari della comunicazione indipendente assaltando, da buoni pirati, l’etere e il mediascape. La speranza è che questo volume si notato da un editore, magari indipendente italiano, e che se ne produca una sua versione per il pubblico non anglofono.

Hached Tranmission. Tecnology and connective activism in Italy

University of Minnesota Press.

Di Alessandra Renzi