La fotografia del passato risveglia la memoria, quella del presente stimola profonde riflessioni intime. Questi progetti fotografici contemporanei indagano sul passato esplorando i legami familiari del presente. O forse è l’opposto: indagano il presente esplorando il passato? Comunque li si veda sono versioni aggiornate degli album fotografici di famiglia.
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Alla ricerca delle sue radici polacche, Vanessa Kuzay svela un racconto pieno di malinconia che ha come protagonista suo figlio. In Après les cigognes, la fotografa francese costruisce ricordi mancati e compone una delicata storia tanto intima quanto universale. [Cassandre Thomas/fisheye]
“(…) Dopo la morte delle mie nonne mi hanno dato alcune vecchie fotografie di famiglia che hanno innescato in me un bisogno intimo di cercare di capire il mio passato. È stato un periodo di guarigione per me, ho usato la mia arte per elaborare un trauma, in un modo che non avevo mai fatto prima. (…)” [Arrayah Loynd/Lomography]
“Con Le Bienheureux, Lena Hervé risponde a un richiamo del passato. La sua opera sensibile, una sorta di ode al potere dell’immaginazione, costituisce sia un modo per perpetuare la memoria della sua famiglia, sia quella della guerra d’Indocina, sia la ricerca di un racconto che potesse mettere in discussione le rappresentazioni dell’eroismo guerriero.” [Milena III/fisheye]
Elusive Memory: Lost Histories esplora la relazione tra fotografia e memoria, evocando l’umana difficoltà di lottare per ricordare il passato. Le immagini alludono alle storie familiari perdute – in particolare riguardano la migrazione forzata (il caso dei suoi antenati che sono fuggiti dai pogrom russi) – e sottolineano la natura effimera della memoria. [Epiphany Knedler/Lenscratch]
L’idea per The Other Stories deriva da un archivio di 2000 negativi originali ereditati dal bisnonno di Bratt. (…) “C’è una certa oscurità in famiglia che deriva da una storia di abusi – sia sostanziali che domestici – che, incidentalmente, tocca il mio bisnonno. Quei racconti sono sempre state messi da parte, in favore delle narrazioni più eroiche e mitiche di famiglia”. (…) Bratt scrive: “Il mio obiettivo non è raccontare le storie specifiche in sé – non sono le mie – ma aprire un dialogo sul bene e sul male nelle famiglie e su quali possano essere o meno le nostre verità individuali come discendenti”.
In un’accattivante progetto intitolato My Mother’s Tender Script, l’artista si inoltra in una toccante narrazione tessuta dalla sua defunta madre attraverso un umile taccuino del telefono. La serie di immagini approfondisce una vita segnata dalle prime difficoltà, dalla resilienza e da un’eredità duratura. [Positive Magazine]
“In questa serie profondamente personale, mi avventuro in un viaggio sincero per capire la complessa relazione che ho avuto con mio padre. Attraverso un’esplorazione della sua profonda influenza sulle mie aspirazioni artistiche e del graduale deterioramento della sua salute mentale, iniziata poco dopo la nostra migrazione negli Stati Uniti. A causa delle affiliazioni politiche di mio padre, siamo fuggiti dalla nostra amata El Salvador come rifugiati, lasciandoci alle spalle la famiglia di mia madre, la carriera di successo di mio padre come artista e uno stile di vita confortevole della classe medio-alta.” [Ròcio de Alba/Lenscratch]
Le immagini di Frey sono un commento tagliente sulla natura stessa della realtà contemporanea, sul divario tra come è stata definita per noi e come la stiamo vivendo. Ribadendo la realtà, Frey tenta di colmare quel divario, sia in ciò che vede che in ciò che ricorda. Per Frey, la rivisitazione di vecchie fotografie e la loro successiva cura in pubblicazioni come My Mother, My Son, potrebbe essere un passo verso la riconciliazione personale. [Blake Andrews/Collector Daily]
“Glitch argentei, archivi ricamati, ricordi ritagliati, decostruiti e ricomposti. Per realizzare Words from Dad, Laura Chen si è immersa negli album fotografici di famiglia, quelli che prendono polvere, dimenticati nei cassetti delle nostre case. Impadronendosene, ha riscoperto la storia di suo nonno cinese partito per rifugiarsi nei Paesi Bassi, e si è interrogata sul carattere fugace della memoria, alleata allusiva e preziosa dei racconti delle nostre vite.” [Lou TsaTsas/fisheye]
“The Reluctant Caregiver” ha avuto origine dal mio rapporto con mia madre e dalla curiosità di sapere se potessi avere fratelli mai menzionati, come un fratello, una sorella o un gemello. Crescendo in una famiglia militare, i miei genitori non erano sempre inclini a condividere il passato. Sebbene amici e parenti spesso mi abbiano scherzosamente preso in giro per essere figlio unico, non ci ho mai riflettuto molto fino a quando non mi è stata regalata una carta regalo per una sessione con un noto medium psichico. “Le risposte sono nelle fotografie”, mi è stato detto riguardo a una collezione di foto consunte trovate tra gli effetti personali del mio defunto padre. Mesi prima della mia lettura psichica, avevo scannerizzato quelle foto e le avevo archiviate, senza condividerle con nessuno e senza pensarci più. Fino a quando il medium non ha descritto in dettaglio le immagini, comprese scene e abiti specifici. Incuriosito, ho intrapreso un viaggio per scoprire la mia storia attraverso le identità di antenati sconosciuti, esplorando segreti di famiglia e memorie perdute.
Seguendo un segreto di famiglia dal Belgio al Canada, Luuk van Raamsdonk intraprende un viaggio emozionale, mettendo insieme interrogativi sull’identità, l’eredità e le dinamiche interpersonali che collegano passato e presente. [LensCulture]
“Nell’agosto del 2022 ho svuotato l’appartamento nel villaggio per pensionati dei miei genitori, entrambi novantaduenni, per il loro ultimo trasferimento in una struttura di assistenza per anziani di livello superiore. (…) Non avendo vissuto o trascorso l’infanzia nell’appartamento del villaggio, non provavo nostalgia per l’edificio o la posizione. Erano i loro oggetti, familiari fin dall’infanzia, a evocare quel senso di appartenenza. La fotografia mi ha aiutato a elaborare questa transizione.” [Sarah Barker/Lenscratch]