Il risultato del voto d’Oltralpe dice messaggi difficilmente eludibili dalla classe politica.
Primo messaggio: l’affluenza alle urne. Strepitosa, mentre scriviamo siamo fermi a quella delle 17 di domenica ed era un 60%. Le proiezioni dicono che si arriverà al 67,10%. In un sistema di democrazia rappresentativa ultimamente è un sogno e, sorpresa! Vanno in testa le sinistre.
Secondo messaggio: l’affluenza è arrivata per fare barricata. Il barrage républicain è il messaggio chiaro e tondo ai politici che non sanno fare il proprio mestiere, o che sono fuori rotta. Quando i cittadini, le cittadine, si precipitano a salvare i valori della Repubblica contro i fascismi di rimbalzo, significa che i partiti di centro sinistra non hanno saputo fare la propria parte. Un voto ‘per’ che è figlio dell’emergenza del ‘contro’.
Terzo messaggio: il problema della governabilità è secondario, quando in ballo ci sono stravolgimenti così forti come quello che ha rischiato la Francia. La governabilità sarà cosa dell’arte della politica. Non si può esigere dai votanti. Come titola bene un editoriale di El Pais: i cittadini hanno fatto la loro parte, ora tocca ai politici.
Quarto messaggio: questo è un promemoria per tutti e tutte. Non confondiamo i voti e i sistemi elettorali. Per le europee abbiamo votato con il proporzionale con sbarramento al 4%, per le elezioni francesi il sistema, complesso, è molto diverso. E di qui il messaggio anche per la grande stampa: non confondiamo una evidente affermazione delle destre con una marea nera. Perché ancora non c’è stata. C’è un effetto palla-di-neve che si crea nel rimbalzare notizie esagitate e oltre al circuito legale delle news, ricordiamoci sempre che c’è chi usa algoritmi e propaganda per far prevalere una parte (sempre quella).
Quinto messaggio: se la politica torna a occuparsi di quello che è utile, di una visione di progresso e benessere con il civis al centro, allora c’è ancora speranza. Altrimenti il nostro compito sarà quello di difendere con l’unica arma che abbiamo, il voto, un equilibrio fra poteri e una scala valoriale faticosamente conquistata. Ma se poi chi è delegato si rifugia in un mondo parallelo e autoriferito, allora non si capisce quale utilità abbia il suo ruolo.
Per chiudere queste brevi riflessioni: la lezione francese sarebbe un ottimo corso da seguire anche in Italia, soprattutto portando in classe, e caricando di compiti, chi si rifugia dentro i distinguo e la guerriglia identitaria per avere nei sondaggi, nei sondaggi si badi, uno 0,% in più. Ci sarebbe da aspettarsi dalla politica negli anni 2000 una maturità che è assente. Sembra più un gioco di società che l’amministrazione del benessere di tutti e tutte, soprattutto di chi non ce l’ha quel benessere tanto agognato. Tornate a lezione, di francese questa volta; abbiamo bisogno di tornare alla politica e a una visione di mondo. Con coerenza e concretezza. E di fissare un limite contro l’avanzata delle destre. Allons enfants!