Arts For The Commons: il progetto tra arte e attivismo per rivendicare i beni comuni

Arts For The Commons (A4C) è un progetto collettivo lanciato da Rosa Jijón e Francesco Martone nel 2016, inteso a fornire una piattaforma per artisti e attivisti che esplorano le connessioni e le sinergie tra la produzione visiva e le iniziative per rivendicare i “commons”, o relative alla migrazione umana, confini, giustizia sociale e ambientale, cittadinanza liquida. Creando opportunità di scambio, azione reciproca e condivisione, A4C non solo opera come piattaforma, ma cerca di creare un nuovo “commons”, sintesi tra arte e impegno politico.

A4C intende esplorare gli spazi interstiziali tra potere e comunità, sistema delle arti tradizionali e società, stati e territori. Perseguiamo la documentazione come pratica artistica. In una fase storica di quello che Antonio Gramsci ha chiamato “interregnum”, nel quale sappiamo cosa lasciamo ma non sappiamo cosa troveremo, A4C è uno spazio di ricerca collettiva, sperimentazione, creazione di quello che il filosofo postcoloniale Homi Babha ha definito “un terzo spazio”, che trascende le definizioni tradizionali di arte e politica. Particolare attenzione sarà dedicata alla costruzione di ponti e opportunità di lavoro collettivo, scambio e dialogo tra artisti e attivisti europei e latinoamericani.

I nostri primi passi si sono mossi lungo il tema delle migrazioni e della guerra, a partire dalla partecipazione al “Nationless Pavillion” in occasione della Biennale di Venezia 2015, alla mostra pop-up “From the shores of Tripoli to the halls of   Moctezuma” nella galleria di Roma Ex-Elettrofonica, per continuare con “Dispacci-Dispatches” un’esplorazione della storia delle guerre coloniali italiane in Libia attraverso spostamenti e rievocazioni di cronache storiche e documenti letti in varie sedi del Quartiere Africano a Roma , costruito per celebrare le colonie fasciste in Africa.

Successivamente, il collettivo ha partecipato all’Artstays Festival 2016 a Ptuj, in Slovenia, con una performance dal titolo “Erase, delete, cancel” che ha ricordato il caso dei “Cancellati”, migliaia di ex cittadini jugoslavi che   persero il loro status dopo il crollo della Jugoslavia e la creazione dello stato sloveno. Il leader dei “cancellati” Alexandar Todorovic era di Ptuj ed è stato il primo a vincere una causa legale per la cittadinanza presso il tribunale locale. I “Cancellati” hanno viaggiato attraverso l’Europa per consegnare una petizione al Parlamento europeo che includeva un appello per i diritti di cittadinanza a migranti e rifugiati. La performance consisteva nel disegnare un’antica carta geografica del Mediterraneo, poi cancellata mentre in sottofondo la voce dell’allora presidente sloveno annunciava la creazione della prima barriera per fermare i flussi migratori lungo la rotta balcanica.

A4C ha poi prodotto il video, “A room with a view”, 2017, che mostra due edifici a Roma che erano stati occupati da rom e rifugiati eritrei. Vennero poi sgomberati con la forza per consentire l’immissione di quegli edifici nel mercato immobiliare internazionale. I video intendevano visualizzare un confine invisibile “dentro-fuori” e fornire una testimonianza di come gli insediamenti transitori abbiano creato “commons” mobili urbani.

Sulla stessa linea, A4C ha prodotto il suo primo progetto editoriale, “Dreamland, i confini dell’immaginario” un libro su arti contemporanee e migrazioni (2019-2020) con un compendio di saggi critici (TJ Demos, Ursula Biemann, Forensic Oceanography, tra gli altri) e opere di artisti internazionali e italiani (da Ursula Biemann a Forensic Oceanography, a Jota Castro, Kader Attia, Oliver Ressler, solo per citarne alcuni). Il libro è stato presentato in diverse occasioni insieme a curatori, filosofi, artisti, studiosi e attivisti di ONG che soccorrono i migranti in mare, offrendo così uno spazio collettivo di dibattito interdisciplinare e mobilitazione sui temi dei migranti.

 Lavori più recenti sono un video sulla resistenza all’attività mineraria nell’area metropolitana di Quito che è stato mostrato alla Bienal Nomada di Guayaquil e Castillo de Mata, Gran Canaria a cura di Francis Naranjo e una performance sui Diritti della Natura al Lago Bullicante a Roma. Nel 2021 A4C ha organizzato “Have a wonderful time”, una mostra sul suo progetto sulle città intelligenti e il Capitalocene presso la Galleria N24 di Quito e “Historia de un Arroyo”, un’installazione site-specific dedicata ai fiumi e ai difensori dell’acqua presso Tālo Galería parallelamente alla Biennale d’Arte di Cuenca del 2021. Nel settembre 2021 A4C ha partecipato a una residenza d’artista al Q21 di Vienna nell’ambito della mostra “Overground Resistance” curata dall’artista austriaco Oliver Ressler. 

 A4C parteciperà alla 23esima Biennale di Sydney, “Rivus” con un progetto prodotto assieme ad un collettivo transnazionale di organizzazioni, movimenti, attivisti, artisti, musicisti, accademici di Europa, Australia, Stati Uniti ed Ecuador, dal titolo “Vilcabamba, de iura fluminis et Terrae”. Il progetto consiste in varie componenti. La prima in mostra a Sydney è un video/audio con composizione musicale composta dalla sonificazione delle coordinate GPS di fiumi che in ogni parte del mondo hanno personalità giuridica o godono di propri diritti. La seconda è una “landing page”, (wwwvoicesofrivers.net) che raccoglie dati, mappe, testimonianze e informazioni sui diritti della natura, ed i diritti dei fiumi, la terza una serie di “attivazioni”, workshop e seminari che si terranno nel corso della Biennale. 

Altri progetti in corso includono la partecipazione a una pubblicazione sul petrolio e l’estrattivismo in Ecuador e un progetto sui diritti dei fiumi e difensori dell’acqua in Italia.