Zerocalcare. Questo mondo non mi renderà cattivo

Zerocalcare, al secolo Michele Rech, torna su Netflix con la sua seconda serie animata “Questo mondo non mi renderà cattivo”, in uscita il 9 giugno.

Il ritorno non segna la continuazione, in termine narrativo, della serie “Strappare lungo i bordi” ma una storia differente, che mantiene il timbro personale, tra escursioni adolescenziali e dubbi odierni e che finisce per rivelarsi più stratificata e più politica.

I personaggi centrali restano: Secco con il suo aplomb e pièce de résistance “Namo a pijà un gelato?” oltre all’interesse per i petardi, Sara in una nuova prospettiva, la madre di Zero e, in particolare, Cesare, un amico che Zero non vede da tempo, oltre all’immancabile voce della coscienza e Virgilio alternativo, l’Armadillo, con il tono ironico e tagliente e la voce di Valerio Mastandrea.

L’animazione continua l’evoluzione cominciata da Rebibbia Quarantine su Propaganda Live, tra citazioni e riferimenti, da Resident Evil a Street Fighter ai fumetti Marvel, stimolando un sorriso romantico e nostalgico per tutti i geeks millenial, ma mantenendo lo sguardo aperto e fissato verso la fase che stiamo vivendo.

Le escursioni nel passato restano centrali nel filone narrativo odierno. E non mancano poi i riferimenti alle graphic novel dell’autore, sia in termine di personaggi che in termine di atmosfere, e tra i lavori di Zerocalcare quello che si può vedere con maggiore frequenza è Scheletri, uscito nel 2020.

Credits: Netflix

Questo sguardo, quando si tratta di affrontare disagi a livello locale, cerca di farsi interprete di una prospettiva corale, scandagliando le complessità e andando oltre le semplificazioni che troviamo spesso nella narrazione del nostro quotidiano.

Un altro aspetto che viene toccato nella serie è poi l’importanza della dimensione personale e politica, di come i nostri trascorsi, le nostre origini e storie plasmano la nostra concezione politica e ideale e l’approccio alla società, un approccio che deve sempre trovare una difficile forma di equilibrio tra le circostanze nelle quali ci troviamo e i demoni interiori che ci portiamo tutti dentro.

La dimensione politica si sposta anche sul mondo nostrano dei media mainstream, sempre ossessionato dal voler raccontare la minima superficie delle cose, in modo grossolano, facendo leva sulle paure della gente e facendo della demagogia e della disinformazione un modello di scuola.

I politici non fanno eccezione, e le scelte delle figure per rappresentarli, in base al loro colore politico, risultano decisamente azzeccate, specialmente quando si guarda alla cronaca politica quotidiana: un memento del fatto che il cambiamento e il movimento arriva sempre dal basso.

La questione del locale si presenta come altrettanto importante, come uno spazio della politica dove potersi esprimere, in una fase dove lo scollamento tra cittadinanza e rappresentanza politica si sente molto.

Credits: Netflix

Disagi, nostalgia, incertezze e smarrimento si mantengono come centrali nella narrazione di questa serie, con la sfida di non cedere alle difficoltà, mantenendo la bussola, senza trascurare le complessità della società e dei singoli.

Il tutto si riassume bene con la prospettiva della giovane Sara: “Se li segui tutti e tre (tre punti per essere una persona giusta con gli altri) magari te becchi qualche sola, ma almeno quando crepi non finisci nello stesso girone di Margaret Thatcher”.

L’animazione si conferma un grande medium narrativo per il cartoonist di Rebibbia e non si può che restare curiosi di vedere cosa porterà il prossimo capitolo.